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In edicola “Il libro dell’ecologia”, tutto quello che si deve sapere su uomo e ambiente

aprile 22, 2020 Racconti d'Ambiente, Rubriche

Su gentile concessione degli editori, pubblichiamo per “Racconti d’Ambiente” un estratto dall’Introduzione de “Il libro dell’ecologia” (Gribaudo Editore in collaborazione con DK, 352 pp. 12,90 € + il prezzo del quotidiano), in uscita oggi nelle edicole (dove resterà disponibile per un mese) in abbinamento a Il Sole 24 Ore, per celebrare i cinquant’anni della Giornata Mondiale della Terra. La monografia, parte della serie divulgativa “Grandi Idee”, attraverso un linguaggio semplice espone i concetti fondamentali che hanno contribuito a farci capire come funzionino gli straordinari sistemi naturali della Terra…

Per gli esseri umani primitivi, una conoscenza rudimentale dell’ecologia – ossia del rapporto fra gli organismi viventi – era una questione di vita o di morte. Senza un’idea di base del perché gli animali pascolassero in un certo luogo e i frutti crescessero in un altro, i nostri antenati non sarebbero sopravvissuti e non si sarebbero evoluti.

L’interazione di animali e piante fra loro e con l’ambiente non vivente era un argomento di interesse già per gli antichi Greci. Nel IV secolo a.C., Aristotele e il suo allievo Teofrasto elaborarono teorie sul metabolismo e sulla termoregolazione degli animali, sezionarono uova di uccelli per scoprire come crescessero e descrissero una “scala della natura” con 11 gradini, il primo tentativo di classificare gli organismi. Aristotele, inoltre, spiegò come alcuni animali si nutrissero di altri: la prima descrizione di una catena alimentare.

Nel Medioevo (476-1492) la Chiesa cattolica scoraggiò il pensiero scientifico innovativo, e la conoscenza umana dell’ecologia progredì solo con grande lentezza. A partire dal XVI secolo, però, le esplorazioni marittime abbinate a grandi progressi tecnici, fra cui l’invenzione del microscopio, condussero alla scoperta di nuove e sorprendenti forme di vita e suscitarono una sete di conoscenza nei loro confronti.

Il botanico svedese Carlo Linneo elaborò un metodo di classificazione, Systema Naturae, il primo tentativo scientifico di denominare le specie e raggrupparle in base alla parentela. In tutto questo periodo il pensiero occidentale continuò a essere dominato dal fissismo, l’idea secondo cui ogni specie possiede caratteristiche inalterabili. Tra la fine del XVII secolo e l’inizio del XVIII, le scoperte geologiche cominciarono a mettere in dubbio l’idea del fissismo. I geologi notarono che alcune specie fossili scomparivano all’improvviso dai reperti geologici, sostituite da altre, e questo lasciava supporre che nel corso del tempo gli organismi si modificassero, e perfino si estinguessero.

Nel 1809 il francese Jean-Baptiste Lamarck espose la prima coerente teoria dell’evoluzione: la trasmutazione delle specie mediante l’ereditarietà delle caratteristiche acquisite. Una cinquantina di anni più tardi furono però Charles Darwin (influenzato dalle sue esperienze durante l’epica spedizione della nave Beagle) e Alfred Russel Wallace a elaborare il concetto di evoluzione per selezione naturale, la teoria secondo cui gli organismi si evolvono nell’arco di varie generazioni adattandosi all’ambiente. Darwin e Wallace non conoscevano il meccanismo con cui ciò avvenisse, ma gli esperimenti di Gregor Mendel con i piselli indicarono il ruolo dei fattori ereditari, in seguito chiamati geni, che costituì un altro balzo gigantesco nella teoria dell’evoluzione.

All’inizio del XX secolo, gli studi ecologici erano dominati dai rapporti fra gli organismi e il loro ambiente e fra le specie. Si svilupparono i concetti di catena alimentare e di rete alimentare (prede e predatori in un particolare habitat) e di nicchia ecologica (il ruolo che un organismo riveste nel suo ambiente), mentre nel 1935 Arthur Tansley introdusse il concetto di ecosistema, indicante il rapporto interattivo fra gli organismi viventi e l’ambiente in cui vivono. In seguito, altri ecologi elaborarono modelli matematici per prevedere la dinamica delle popolazioni all’interno degli ecosistemi. Anche le teorie evoluzionistiche progredirono con la scoperta della struttura del Dna e del “veicolo” evoluzionistico offerto dalle mutazioni durante la sua duplicazione.

Il progresso tecnico dischiuse nuove possibilità per l’ecologia. Un microscopio elettronico ora può rendere immagini fino a metà dello spessore di un atomo di idrogeno, e programmi informatici analizzano i suoni emessi da pipistrelli e balene, troppo acuti o gravi per essere uditi dall’orecchio umano. Telecamere nascoste e rilevatori di infrarossi fotografano e filmano gli animali notturni, mentre minuscoli apparecchi satellitari applicati agli uccelli ne seguono i movimenti. In laboratorio, l’analisi del Dna tratto da feci, peli o piume indica la specie di appartenenza dell’animale e fa luce sul rapporto fra i vari organismi. Adesso è più facile che mai per gli ecologi raccogliere dati, con l’ausilio di un crescente esercito di scienziati dilettanti.

Agli esordi l’ecologia era sospinta dal desiderio di conoscenza. In seguito, fu utilizzata per trovare nuovi metodi di sfruttamento del mondo naturale per le esigenze umane. Col passare del tempo, divennero sempre più evidenti le conseguenze di tale sfruttamento. Il problema della deforestazione fu messo in risalto già nel XVIII secolo, e nel XIX secolo l’inquinamento dell’aria e dell’acqua divenne evidente nei Paesi industrializzati. Nel 1962 il libro “Primavera silenziosa” di Rachel Carson lanciò l’allarme sul pericolo dei pesticidi, e sei anni dopo Gene Likens dimostrò il legame fra le emissioni delle centrali elettriche, le piogge acide e le morie di pesci. Nel 1985, un’équipe di scienziati in Antartide scoprì il grave assottigliamento dello strato di ozono atmosferico. Il legame fra i gas serra e il riscaldamento della bassa atmosfera terrestre era già stato individuato nel 1947 da G. Evelyn Hutchinson, ma ci vollero decenni per giungere a un consenso scientifico sulle cause umane del cambiamento climatico.

Da quando è stata riconosciuta come scienza, l’ecologia moderna ha percorso molta strada. Adesso attinge a numerose discipline: oltre a zoologia, botanica e rispettive sottodiscipline, fa uso di geologia, geomorfologia, climatologia, chimica, fisica, genetica, sociologia e altro ancora. L’ecologia influenza le decisioni politiche nazionali e locali in merito a urbanizzazione, trasporti, industria e crescita economica. I problemi sollevati da cambiamento climatico, innalzamento del livello dei mari, distruzione di habitat, estinzione di specie, plastica e altre forme di inquinamento e da un’incombente crisi idrica costituiscono gravi pericoli per la civiltà umana. L’ecologia fornirà le soluzioni. È compito dei governi applicarle.

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