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In difesa degli animali: la filosofia vegan spiegata ai profani

dicembre 2, 2014 Racconti d'Ambiente, Rubriche

Essere vegan non è una dieta o uno stile di vita, come si pensa spesso nel senso comune. Piuttosto è una visione filosofica che si basa sul rispetto di tutti gli animali, sul riconoscimento della loro unicità e del loro diritto a una vita libera da ogni schiavitù. “Guida al vivere vegan“, di Dora Grieco e Laura Mencherini, da poco pubblicato da Terra Nuova edizioni, conduce il lettore alla scoperta di un approccio diverso all’esistenza. Il volume si suddivide in tre parti, che affrontano in primo luogo le motivazioni etiche alla base del veganesimo, sfatando i luoghi comuni sulla questione animale e affrontando temi come concimi, processi di produzione, certificazioni vegan; in secondo luogo le pratiche, dall’alimentazione dei propri animali, a come prendersene cura, dall’educazione consapevole per i propri figli, alla moda cruelty free fino al viaggiare vegan, con una piccola parte dedicata alle ricette di cucina con ingredienti vegetali. Infine, il libro è arricchito da una lista di ristoranti vegan in tutto il mondo, ma anche dove trovare le scarpe e quali marche preferire, quali sono i prodotti alimentari senza ingredienti di origine animale, le marche di abbigliamento con proposte per vegan e tanto altro ancora. Per la rubrica “Racconti d’Ambiente“, pubblichiamo oggi l’introduzione del libro, utile per comprendere n cosa consista realmente il vivere vegan.

Da qualche anno ormai, sempre più spesso, si sente parlare di filosofia vegan, e ci piace pensare che questo sia il segnale di un maggiore interesse nei confronti degli altri animali. Ma gran parte delle persone li considera ancora come esseri senza diritti, da sfruttare e uccidere. Il fatto che non possano difendersi induce l’uomo a fare di loro quello che più desidera, privandoli della libertà e della vita, attuando così una discriminazione di specie (specismo) e mettendo al centro di tutto gli interessi del genere umano. Contro questa visione specista si alza il coro di dissenso dei vegan, che la ritengono superata proponendo invece una filosofia antispecista, pacifica ed empatica. Chi è vegan, nella vita di tutti i giorni, vuole evitare ogni sfruttamento e crudeltà verso gli animali, usati per produrre cibo, indumenti o per qualsiasi altro scopo, e si adopera per proporre delle alternative etiche. Per la prima volta nella storia dell’umanità c’è chi si mette in gioco per qualcuno – gli animali non umani – che fino a qualche decennio fa era considerato come altro da sé, e che agisce non in favore della propria specie ma per dare voce a chi non è in grado di farsi valere.

Da diversi anni lavoriamo come attiviste per diffondere il veganismo e per dare strumenti e informazioni utili alle persone che vogliono fare questa scelta etica, consapevoli del fatto che non basta decidere di abbracciare una filosofia rispettosa di tutti gli animali se poi non viene messa in pratica quotidianamente. Non bisogna fare l’errore di pensare che vivere vegan sia uno stile di vita inteso come gusto, moda o altro e legato a scelte rigide. E soprattutto non è una dieta. Ogni vegan ha il proprio modo di vivere e sceglie in base alle proprie caratteristiche. Una cosa che ci accomuna tutti però è il desiderio di non sfruttare alcun essere senziente e di liberare gli animali dalla schiavitù e dalla violenza che l’umanità, in ogni parte del mondo, ancora oggi impone loro.
È nel 1944 che è stata coniata la parola “vegan” con tutto il suo portato innovativo: un movimento culturale basato sui concetti di equità e rispetto verso tutti gli esseri senzienti. Nella pratica, chi è vegan evita ogni prodotto o servizio che derivi dallo sfruttamento degli animali, boicottando la – vecchia – società che vuole dominare sui più deboli e sostenendo quella – emergente – di cui sente invece di far parte. Vivere vegan è facile, ma sarebbe riduttivo pensare che, semplicemente scegliendo un prodotto non cruento, possiamo cambiare il destino degli altri animali: occorre anche un impegno sociale. Dato che la nostra società è basata sul consumismo, abbiamo la possibilità di decidere chi e cosa sostenere trasmettendo un messaggio preciso. Vivere vegan non deve cioè tradursi nell’incentivare un nuovo consumismo, orientato verso servizi e prodotti cruelty-free: vuol dire invece consumare con consapevolezza e oculatezza. Il cambiamento è già iniziato grazie alla crescente presenza dei vegan, persone che hanno deciso di uscire allo scoperto, di non stare a guardare ma di essere parte attiva di un cambiamento culturale attraverso le proprie scelte personali. E anche il mercato si sta piano piano adeguando, aumentando l’offerta di servizi e prodotti etici.

Impariamo quindi a chiedere senza sentirci inferiori e ovunque, dal ristorante alla mensa, nel negozio di abbigliamento come dal medico. Il cambiamento sta nelle nostre scelte e noi abbiamo il potere di salvare gli animali. Non siamo noi i “diversi”: a volte capiterà di sentirsi osservati con curiosità da chi non è mai stato sfiorato neppure dall’idea di diventare vegan. Ma èbene che la pulce entri nel loro orecchio.

Vorremmo riuscire a scardinare una serie di convinzioni resistenti come la roccia e qualcosa sta già avvenendo, si vedono già delle crepe e la roccia può essere spaccata. Essere vegan significa essere testimoni attivi e condannare quello che viene fatto agli altri animali. Perché dovremmo restare in silenzio a guardare quei capannoni affollati di mucche, galline, maiali, esseri indifesi ridotti a macchine senza dignità? Perché dovremmo restare impassibili di fronte ad allevamenti dove piccole volpi si muovono impazzite in anguste gabbie, attendendo di essere ammazzate per diventare pellicce? Perché restare muti di fronte a quei cani costretti a inalare sostanze chimiche che saranno poi immesse sul mercato?

Una frase molto bella di Marguerite Yourcenar recita: «Gli animali hanno propri diritti e dignità  come te stesso. È un ammonimento che suona quasi sovversivo. Facciamoci allora sovversivi: contro ignoranza, indifferenza, crudeltà». Questa frase racchiude bene l’essenza del movimento vegan. E noi abbiamo a portata di mano mezzi efficaci per porre fine alla schiavitù deglianimali: possiamo informare le persone che non sanno, possiamo non restare indifferenti ma agire. La roccia che bisogna spaccare è la consuetudine: la quotidianità cui siamo stati abituati e che è carica di sofferenza e morte. Eppure sembra tutto così semplice: gli animali sono esseri senzienti in grado di provare gioia e dolore e hanno una loro propria aspettativa di vita. Non basta questo per decidere?

Diventando vegan cambiano i desideri, le abitudini, il rispetto per gli altri cresce come la qualità dell’esistenza. Diventiamo parte di un mondo più grande di quello che eravamo abituati a immaginare, un mondo dove rispettare gli altri è una filosofia di vita e dove gli animali riconquistano il loro posto, le loro terre, non più prigionieri, non più selezionati, allevati, uccisiper l’interesse degli animali umani. Questo libro nasce per fornire al lettore qualche indicazione – ma anche qualche spunto di riflessione – e per semplificargli un po’ la vita. Quello che faremo sarà condividere con chi legge le informazioni che abbiamo raccolto nella nostra lunga esperienza di vegan. Non abbiamo la presunzione di essere esaustive, ma cercheremo di dare un’idea di cosa c’è nell’aria, diquanto vegan si respiri e di incoraggiare questa scelta. Abbiamo chiesto aiuto ad alcune amiche e ad alcuni amici, tutti professionisti apprezzati nel loro campo di attività, per dare maggiore autorevolezza ad argomentazioni troppo spesso liquidate dai media in maniera superficiale. Li ringraziamo di cuore per il loro prezioso contributo.

Dora Grieco* e Laura Mencherini**

* Vegana dal 1993, è tra i fondatori dell’associazione Progetto Vivere Vegan Onlus e Campagne per gli animali

** E’ da sempre impegnata nell’attivismo a favore degli animali. Vive a Firenze dove insegna yoga e meditazione

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