Ilva: le tecnologie ambientali che potrebbero salvare la competitività
Per la rubrica “Racconti d’Ambiente“, pubblichiamo oggi un estratto del libro “L’Ilva di Taranto e cosa farne. L’ambiente, la salute, il lavoro“, di Riccardo Colombo e Vincenzo Comito, da poco pubblicato da Edizioni dell’Asino. Il volume è uno studio approfondito e aggiornato sullo stabilimento Ilva di Taranto del gruppo Riva, scritto da due esperti dell’impresa italiana. L’opuscolo analizza produzione, fatturato e investimenti dell’Ilva, senza tralasciare le cronache giudiziarie e l’atteggiamento dell’azienda sulle questioni ambientali della fabbrica più inquinata l’Europa. Di seguito pubblichiamo un estratto del secondo capitolo, in cui si analizzano le tecnologie che potrebbero contribuire a ridurre l’impatto della siderurgia sull’ambiente.
2.4 Le prospettive della tecnologia
2.4.1 Le tecnologie verdi: una prospettiva fattibile
L’industria siderurgica è un settore ad alto consumo di risorse e con un elevato impatto ambientale. Nella recente conferenza della Greens/Efa tenuta a Brussels il 5 settembre 2012, Sebastian Plickert della German Federal Environmente Agency ha fornito alcuni dati che inquadrano bene i problemi che si trova ad affrontare il settore:
• un consumo di 2,1 tonnellate di materia prima per una tonnellata di prodotto semi finito di acciaio. Secondo l’esperto, molto è stato fatto in questa direzione e obiettivi più avanzati si scontrano con eventuali incrementi di scarti e con un aumento del consumo di energia per tonnellata;
• una elevata domanda di energia (18 GJ/t di acciaio riferendosi a un impianto a ciclo integrale), problema strettamente connesso alla produzione di CO2. Secondo l’agenzia statunitense dell’ambiente (Epa) un impianto a ciclo integrale genera all’anno 3,5 milioni di tonnellate di anidride carbonica;
• emissioni di polveri, NOx, SOx, metalli pesanti, diossina, altri inquinanti nonché rumore. È interessante osservare come, sempre alla conferenza già citata, l’esponente di ArcelorMittal parla di grandi progressi in questa direzione, con riduzioni tra il 50% (emissioni di NOx) e l’81%(polveri). Dal Bilancio 2011 emerge come ArcelorMittal persegua obiettivi di riduzione delle emissioni di polveri e di diossina in numerosi stabilimenti del gruppo, a conferma di come l’inquinamento sia un problema rilevante non risolto e che, nel contempo, esistano le tecnologie per almeno contenerlo su livelli accettabili.
Il Documento Aia pone come limiti di emissioni delle polveri 10mg/nm3, riducendo le precedenti prescrizioni di 50mg/nm3. Va detto che gli attuali sistemi di trattamento (cicloni,elettrofiltri, scrubber) garantiscono i limiti posti dal più recente Documento Aia e in linea con la normativa europea. Inoltre, una tecnologia di recente introduzione, sviluppata sia dalla società Paul Wurth (sistema Sopreco) che dalla società Hude (sistema Proven), è attualmente in esercizio su diverse cokerie in Germania (per esempio, Dillingen nella Saar). Essa consente di azzerare le emissioni visibili dalla cokeria con una drastica riduzione (circa del 90%) delle emissioni di benzo(a)pirene.
La posizione di Riva sotto il profilo ambientale non è quindi sostenibile, in quanto esistono già le tecnologie per abbattere o almeno contenere le emissioni. Va poi aggiunto che sarebbe stata sufficiente la costante bagnatura del parco minerali, accompagnata da barriere antivento e da una diminuzione delle giacenze, per ridurre l’inquinamento derivante dal parco minerali.Va inoltre ricordato il grave errore ambientale di riattivare le batterie 3, 4, 5, 6 che erano già state spente e raffreddate.
Negli ultimi anni la ricerca e sviluppo dell’industria siderurgica si è focalizzata sull’abbattimento della produzione di anidride carbonica, in parte per i noti problemi legati al cambiamento climatico e in parte perché la riduzione delle emissioni di CO2 viene vista come la “sintesi” di altre questioni,quali il risparmio di energia e il contenimento delle emissioni di inquinanti.
Per dare un inquadramento generale e sintetico dell’evoluzionedelle tecnologie si è utilizzato un documento del settembredel 2012 dell’Epa (United States environmental protectionagency) dal titolo Available and Emerging Technologies Reducing58GreenHouse Gas Emissions From Iron and Steel Industries, in alcuni casi integrato da altre pubblicazioni.
2.4.2 Orizzonte a lungo termine
Tra le opportunità a lungo termine, Epa richiama il progetto Ulcos (un acronimo per Ultra low carbon dioxide steel making), un consorzio di 48 imprese europee e 15 organizzazioni, sempre di paesi appartenenti all’Unione Europea. Questo consorzio porta avanti un’iniziativa congiunta di ricerca e sviluppo per ridurre le emissioni di CO2 di almeno il 50%. Nel periodo 2004-2010 Ulcos ha investito 75 milioni di euro, di cui il 40% finanziato dalla Commissione Europea.
A questo progetto partecipa anche il Gruppo Riva, ma nel rapporto Ambiente e Sicurezza 2010 della società non viene data nessuna notizia in merito alle attività svolte.
Ulcos sta lavorando su quattro processi:
a) Elettrolisi, che usa come agenti riduttori degli elettroni. Secondo Epa, è già fattibile su piccole scale commerciali ma perla sua estensione a grandi impianti sono necessari ancora decenni: le opinioni degli esperti divergono sulla questione se l’implementazione industriale vada collocata oltre il 2030 o persino al di là del 2050;
b) HIsarna (riduzione del minerale di ferro tramite metano o idrogeno), integrata o meno da un sistema di cattura del CO2 sull’Altoforno (in acronimo CCS) che è in fase di sperimentazione dal 2010 in un impianto pilota. L’implementazione industriale è prevista oltre il 2020;
c) Cattura e stoccaggio di CO2, che coinvolge numerose tecnologie a fasi differenti di sviluppo. Alcune sono state sperimentate in impianti pilota, altre sono ancora allo stadio di ricerca da laboratorio;
d) Riduzione diretta del minerale di ferro con gas naturale in luogo del carbone. Negli Stati Uniti e in Messico esistono impianti a scala commerciale che utilizzano la tecnologia Midrex. Ulcos prevede un impianto pilota nel 2013, ma i maggiori ostacoli alla sua diffusione derivano dal fatto che può essere utilizzata in impianti nuovi e potrebbe ridurre la competitività per il costo del gas naturale.
Occorre richiamare il fatto che una ricognizione svolta dalla World Steel Association parla di altri filoni di ricerca, sempre legati alla riduzione del CO2, dei consumi di energia e delle emissioni di inquinanti, quali AISI Usa, Posco della Corea del Sud e Course50 del Giappone.
In sintesi, si può concludere come si stia comunque parlando di ricerca e sviluppo, le cui ricadute industriali non possono essere ragionevolmente previste prima del 2020 e tendenzialmente in impianti nuovi.
2.4.3 Orizzonte a breve termine
Lo studio Epa analizza anche le tecnologie che possono avere un impatto nel breve/medio periodo sull’industria tecnologica, sempre in termini di riduzione delle emissioni, di risparmio energetico e di migliore utilizzo delle materie prime. Senza entrare nel dettaglio, sottolineiamo soltanto che l’agenzia americana individua 26 tecnologie, di cui 23 applicabili a impianti esistenti, che hanno un ritorno inferiore ai dieci anni,molte di esse entro i prossimi cinque anni. È realistico pensare, quindi, che un piano di sviluppo dello stabilimento di Taranto possa essere anche l’occasione per introdurre una serie di tecnologie che garantiscano nel tempo la sostenibilità ambientale del sito ma permettano anche di conseguire significativi risparmi in termini di energia consumata e di materie prime utilizzate, così da acquisire rilevanti vantaggi competitivi.
Riccardo Colombo e Vincenzo Comito