Il Museo Nazionale di Storia Naturale nei ricordi di Tomas Tranströmer
Per la rubrica “Racconti d’Ambiente” pubblichiamo oggi un estratto del libro “I ricordi mi guardano”, di Tomas Tranströmer, edito da Iperborea (pag. 96, 10.00 euro).
Nella mia infanzia ero attirato dai musei. In primo luogo il museo nazionale di Storia Naturale, nel sobborgo di Frescati. Che palazzo! Gigantesco, babilonico, inesauribile! Al piano inferiore, sala dopo sala, mammiferi e uccelli imbalsamati si ammassavano nella polvere. Poi quelle volte odorose di ossa dove le balene pendevano dal soffitto. E al piano superiore: i fossili, gli invertebrati…
Visitavo il museo con qualcuno che mi teneva per mano. Avevo più o meno cinque anni. All’entrata si era accolti da due scheletri di elefanti. Erano i custodi della porta del meraviglioso. Mi facevano un’enorme impressione e li disegnai su un grande blocco.
Dopo qualche tempo le visite al museo cessarono. Ero entrato in una fase in cui avevo una paura inaudita degli scheletri. Il più terribile era lo scheletro dell’illustrazione messa alla fine della voce «Uomo» nell’Enciclopedia Nordica della Famiglia.
Ma la paura si estendeva a tutti gli scheletri in generale, quindi anche a quelli degli elefanti del museo. Avevo perfino paura del mio disegno e non osai più aprire il blocco.
Rivolsi allora il mio interesse al museo della Ferrovia. Attualmente ha un’ampia sede nei dintorni della città di Gävle, ma allora lo spazio espositivo era compresso in un isolato del quartiere di Klara. Un paio di volte alla settimana scendevo con il nonno dalle alture di Söder per andare a visitarlo. Anche il nonno evidentemente doveva essere affascinato dai modellini dei treni, altrimenti non avrebbe resistito. Diventava poi una vera festa quando potevamo concludere la nostra gita nella vicina stazione Centrale di Stoccolma, dove arrivavano sbuffando treni a grandezza naturale.
Il personale si accorse del fanatismo di quel ragazzino e in qualche occasione mi fecero entrare nell’ufficio del museo e mi permisero di scrivere il mio nome (con la S al contrario) nel registro dei visitatori. Volevo diventare ingegnere ferroviario. Ero però più interessato alle locomotive a vapore che non ai moderni treni elettrici. In altre parole ero più romantico che tecnico.
Qualche anno dopo, in età scolare, tornai al museo di Storia Naturale. Ero a quel punto uno zoologo dilettante, serio, da piccolo adulto. Passavo il tempo chino sui libri di insetti e di pesci.
Avevo cominciato anche a raccogliere le mie collezioni personali. Le tenevo in casa in un armadio. Ma nella mia testa cresceva intanto un museo immenso e tra questo museo fantastico e quello molto reale di Frescati c’era un continuo interscambio.
Più o meno ogni due domeniche andavo al museo di Storia Naturale. Prendevo il tram fino a Roslagstull e facevo gli ultimi chilometri a piedi. La strada era sempre un po’ più lunga di quanto non pensassi. Ricordo benissimo queste spedizioni, tirava sempre vento, il naso gocciolava, gli occhi lacrimavano. Non ricordo invece nessun percorso inverso, è come se non fossi mai tornato a casa, ma solo andato, in un perenne pelle- grinaggio pieno di aspettative, moccioso e lacrimante, verso il colossale edificio babilonico.
All’arrivo ero salutato dagli scheletri degli elefanti. Quasi sempre andavo direttamente al reparto «vecchio», con i suoi animali imbalsamati già nel Settecento, in parte impagliati in modo piuttosto rozzo, con le teste gonfie. Eppure c’era in quel luogo una magia particolare. I grandi paesaggi artificiali con i loro modelli di animali realizzati con eleganza al contrario non mi attiravano – era una forma di illusionismo, roba da bambini. No, doveva essere chiaro che non si trattava di animali vivi. Erano imbalsama ti, erano al servizio della scienza. La scienza cui mi sentivo vicino era quella di Linneo: scoprire, raccogliere, esaminare.
Tomas Tranströmer*
*Tomas Tranströmer (Stoccolma, 1931) è poeta, scrittore e traduttore. Laureato in psicologia, ha alternato per anni il lavoro di psicologo con la scrittura. Dopo aver vinto i più prestigiosi riconoscimenti letterari internazionali, ha ricevuto il Nobel per la Letteratura 2011.