Il mondo perduto di Walter Bonatti
Walter Bonatti, uno dei più grandi alpinisti ed esploratori di sempre, ha perso definitivamente il suo mondo una settimana fa. Ma è soprattutto il mondo ad aver perso un personaggio come Walter Bonatti. Mi ero ripromesso più volte di intervistarlo per la nostra rubrica V.I.P., per farmi raccontare il suo rapporto con la montagna e con la natura incontaminata, che mi aveva incantato leggendo i suoi libri. Purtroppo l’occasione di incontrarlo di persona non mi si è mai presentata, ma il brano che gli vogliamo dedicare oggi, in memoria, rende perfettamente la grandezza e la semplicità dell’uomo. Andrea Gandiglio, Direttore Editoriale Greenews.info.
Quando si è molto giovani capita di non sapere bene chi si è e che cosa si vuole dalla vita. Indubbiamente però noi tutti disponiamo di un misterioso filo conduttore che prima o poi finirà per farci scegliere ciò che per indole è già latente in noi, e servirà a costruire la nostra personalità.
Ero ragazzo e dalla Pianura Padana, dove per qualche anno ho vissuto in tempo di guerra, guardavo sull’orizzonte la linea azzurrina dei monti lontani: le Prealpi, e sognavo. Per me quelle cime rappresentavano l’«insormontabile», e tuttavia erano di modesta altezza. In egual misura amavo molto starmene per ore intere a fantasticare sulle rive del Po. Là c’erano distese di sabbia e la grande corrente. Nella mia mente ne facevo dei deserti e degli oceani. Quando si è piccoli queste cose sembrano talmente vaste. Abitavo dunque sulla riva emiliana del fiume, e ricordo che per gioco andavo a nuoto con i miei amici sull’altra sponda, quella lombarda, attraverso le difficoltà della grande corrente. Per noi era l’avventura. Seduto su quelle rive sabbiose viaggiavo con il pensiero a cavallo di un pezzo di legno portato dal fiume. Arrivavo così ai mari, all’Est e all’Ovest, fino agli oceani. Sì, su quelle sabbie sono cresciuto, sognando. Il Po era il mio mare, le sue boscaglie le grandi foreste, e le secche i miei vasti deserti.
Ancora bambino, quando temporaneamente mi trovavo in Valle Seriana, a nord di Bergamo, dagli zii, ricordo che con un pretesto qualsiasi mi allontanavo da casa per arrivare fin dove riuscivo a seguire il volo delle aquile, da quelle parti ve n’erano ancora a quel tempo. A dominare la valle c’era una cima rocciosa, il monte Alben, che sfiorava appena i duemila metri, ma nella mia ingenuità di bambino l’avevo elevata a tetto del mondo.
Avevo diciotto anni quando compii una vera e propria scalata su una parete di roccia. Quella prova mi aveva talmente galvanizzato che fin da subito decisi di dedicarmi anima e corpo alle scalate. Familiarizzai presto con «l’estremamente difficile» e molti furono i successi che seguirono. Dirò soltanto che la pratica dell’alpinismo per me è stata subito avventura. Presto sarebbe diventata un affascinante modo di essere e conoscersi. Sarebbe servita anche al mio benessere fisico e intellettuale.
Poi, negli anni Sessanta, a trentacinque anni, sentendo la necessità di allargare gli orizzonti, trasferii il mio alpinismo estremo, con tutte le sue componenti psicologiche, dalla verticalità delle altitudini all’ampiezza del mondo orizzontale, altrettanto intenso e assai più vasto. Così, dopo le grandi montagne, un mondo vastissimo mi attendeva. Avevo dunque cominciato a muovermi tra una natura diversa, ma non per questo meno ricca di emozioni, meraviglie, genuinità: nelle terre più remote, ardue e strane del pianeta.
Walter Bonatti*
Il brano è tratto dal libro di racconti “Un mondo perduto”, edito da Baldini Castoldi Dalai (pag. 466 , 11.90 euro)
*Walter Bonatti nasce a Bergamo nel 1930. Ha compiuto, fin da giovanissimo, le imprese alpinistiche più estreme della sua epoca. É del 1954 la sua drammatica partecipazione alla conquista del K2. Ha concluso l’attività di scalatore nel 1965 sulla vetta del Cervino, che ha raggiunto per la parete nord in via diretta, in solitaria e in pieno inverno. Autore di libri di grande successo, ha pubblicato, per Dalai editore, Montagne di una vita, In terre lontane, Una vita così, K2 la verità 1954-2004, I miei ricordi. Nel 2000 il presidente francese Jacques Chirac gli ha conferito il titolo di Ufficiale dell’Ordine della Legion d’Onore. Nel 2009 ha ricevuto il Piolet d’Or alla Carriera (il pù importante riconoscimento del mondo dell’alpinismo). Il grandissimo scalatore bergamasco si è spentoil 13 settembre scorso a Roma all’età di 81 anni.