I Verdi francesi sbancano alle elezioni ma dicono “no” al nuovo Governo
Le ultime elezioni amministrative francesi non rimarranno nella storia solo per il successo segnato dal Front National – il partito di estrema destra guidato da Marine Le Pen – che mette a segno una vittoria storica conquistando 10 città. Anche il partito dei verdi d’Oltralpe, Europe Écologie – Les Verts (EELV), infatti, si è attestato tral’11 e il 12% a livello nazionale, espugnando 27 comuni con più di 1.000 abitanti e strappando Grenoble al Partito Socialista (PS). Contrariamente a quanto riportato dalla stampa italiana (con la sola eccezione di Monica Frassoni su Huffington Post) sono loro il vero “terzo partito” di Francia!
Inutile dire che, ancora più appassionante della corsa alle urne e dello spoglio che decreta vincitori e vinti, sono gli scenari che si aprono subito dopo. La corsa alle alleanze, le poltrone che saltano i nuovi volti politici, i soliti noti. E la Francia durante la settimana appena trascorsa non ha fatto eccezione.
Dopo che il partito “della Rosa nel Pugno” ha incassato una batosta senza precedenti, perdendo 151 amministrazioni con più di 10.000 abitanti, François Hollande si è visto costretto a nominare un nuovo Governo. Alla guida Manuel Valls, l’esponente della destra socialista che, almeno secondo i sondaggi, sembra però piacere molto alla gauche. A questo punto è cominciato come d’obbligo il toto-ministri per scoprire la nuova compagine dell’esecutivo francese post-rimpasto. Da segnalare un nome su tutti, quello di Ségolène Royal nominata Ministra dell’Ambiente dello Sviluppo Sostenibile e dell’Energia. L’ex candidata alle elezioni presidenziali del 2007 si è già messa al lavoro ed il giorno dopo il suo insediamento ha annunciato la sua intenzione di rispolverare lo spinoso dossier “ecotassa” che tra gli autotrasportatori aveva provocato un forte movimento di protesta ,i cosiddetti “Berretti Rossi”.
L’Ecotassa per mezzi pesanti (TPL), è una tassa chilometrica che ha come obiettivi principali la riduzione degli impatti ambientali del trasporto su strada delle merci e l’erogazione di risorse per lo sviluppo e la manutenzione delle infrastrutture di trasporto. Interessa tutti i veicoli adibiti al trasporto merci con peso superiore a 3,5 tonnellate che circolano sui 15.000 chilometri della rete stradale nazionale e dipartimentale francese, i quali la pagano attraverso il sistema Telepass. La storia di questa misura è davvero bizzarra. Sospesa per ben tre volte – sarebbe dovuta, infatti, entrare in vigore il 20 luglio 2013, poi il 1 ottobre, poi il 1 gennaio 2014 – è stata ulteriormente rimandata dall’ormai ex Governo intimorito dalle violente proteste attorno ad un ulteriore carico fiscale. Tuttavia, se la riforma venisse davvero approvata – da notare che la Royal ha già cautamente fatto marcia indietro dicendo che il tema è stato riportato in auge per ristabilire un dialogo attorno ad esso - lo Stato potrebbe recuperare 900 milioni di Euro all’anno.
I temi ambientali intrecciano la storia politica della Francia anche da un altro punto di vista. Nel discorso alla Nazione che ha seguito la pesante sconfitta elettorale, il Presidente Hollande ha parlato, infatti, di energia. Ha confermato che tra il 2025 e il 2028 l’elettricità di origine nucleare sarà ridotta del 75% (e non del 50%), che verranno chiuse le centrali nucleari più vecchie e le energie rinnovabili saranno fortemente incrementate. Il tutto è contenuto in un progetto di legge sulla transizione energetica che sarà presentato in Consiglio dei Ministri a giugno. Obiettivi ambiziosi che chi meglio di esponenti politici del partito dei Verdi potrebbero aiutare a realizzare? Tutti si aspettavano, infatti, la partecipazione di Europe Écologie – Les Verts al nuovo Governo, alla luce anche della brillante performance elettorale. E la proposta del nuovo premier Vals non si è fatta attendere, ai Verdi è stato offerto esattamente il Ministero incaricato di mettere in pratica la transizione energetica. Ma, colpo di scena, proprio mentre Monsieur le Président distruggeva il mito del nucleare francese, l’ufficio esecutivo dell’ EELV approvava a maggioranza la decisione di non entrare nel neonato Esecutivo. A questo punto il partito si è spaccato e tra le voci più critiche per quanto riguarda la decisione c’è il deputato verde François-Michel Lambert che, a dir poco furioso, ha definito “una follia” il voto del suo Partito evidenziando l’enorme frattura tra i parlamentari e le istanze dei dirigenti. Lambert ha, infatti, confermato che 12 deputati Verdi su 15, e 9 senatori su 10 si sono pronunciati per rimanere al Governo. Tuttavia, hanno prevalso le questioni personali e i conti in sospeso con il PS. “Sono sconvolto dall’immaturità del mio Partito”, ha poi sentenziato.
Dall’altro lato Emmanuelle Cosse, la segretaria nazionale, ha spiegato che i Verdi francesi forniranno un “appoggio esterno vigilante”. E ha aggiunto: “Gli ecologisti sosterranno senza dubbi il Governo ogni volta che s’impegnerà sulla strada del progresso e dell’ecologia, ma si opporranno quando quest’ultima non sarà all’ordine del giorno”. È proprio il fatto di avere tenuto – e di tenere ancora – in secondo piano le tematiche green che la Cosse non perdona ai Socialisti. “Dal 2012 i Verdi hanno fatto la scelta di partecipare al cambiamento e al Governo sulla base di un mandato preciso. Questa collaborazione ha permesso dei progressi su un certo numero di temi (soprattutto alloggi e sviluppo) ma anche il fallimento su alcune lotte emblematiche, dal gas di scisto agli Ogm”, ha sottolineato la segretaria. Certo è che, al di là dell’incompatibilità delle idee delle varie parti, la scelta di “restare a guardare” ha il sapore di una strategia messa abilmente in campo in vista delle elezioni europee di maggio. Rimanere ai margini della bufera che sta oggi attraversando la sinistra francese potrebbe, infatti, aumentare le chances dei Verdi sul palcoscenico UE.
Beatrice Credi