“Ho visto cose…”. Il bestiario delle crudeltà umane e animali di Pietro del Re
Pietro del Re, nato a Roma nel 1960, è una delle firme più note di Repubblica dove, sulle pagine degli Esteri, ha raccontato le più importanti guerre del pianeta: dalla ex Jugoslavia all’Iraq, dall’Afghanistan alla Libia. Un forte interesse per l’uomo e le sue sanguinose derive, ma – sin dai tempi della laurea in biologia a Parigi nel 1982 – anche per il mondo animale, in senso lato. Passione che lo ha portato a scrivere “Fratello orso, sorella aquila. Storie di animali e di chi li protegge“, bestiario della crudeltà umana verso gli animali. La sua ultima fatica letteraria è “Cose viste. Storie di uomini e altri animali” (Edizioni Laterza): dai cani randagi soppressi brutalmente in Romania alle bambine cambogiane vendute per una notte ai nuovi ricchi cinesi, dal massacro degli yazidi in Siria a quello degli elefanti in Africa, una presa diretta degli incredibili orrori visti con i propri occhi.
D) Pietro, nel tuo ultimo libro c’è tanto di autobiografico, di cose viste in prima persona e poi descritte con la tua penna “abituata al dolore”…
R) Questo nuovo libro parla di orrori e mi sono ispirato al mio lavoro giornalistico che mi porta in giro per il mondo a raccontare terribili conflitti. Ma c’è una guerra non meno sanguinaria: quella contro l’ambiente. La rappresento attraverso la testimonianza, mi limito a riportare i fatti. Il mondo va in una direzione sbagliata…
D) C’è qualche fatto di questo conflitto permanente contro l’ambiente che ti ha colpito particolarmente?
R) Il massacro delle balene che continua senza sosta. Pensa che la commissione internazioanle della caccia alla balena ha deciso di continuare questo scempio. Voglio ricordare anche la guerra contro gli elefanti in Africa: cinque anni fa dovevo andare dal Camerun al Nord della Nigeria, i nigeriani non mi davano il visto e ho scoperto un parco naturale sperduto dove si è perpetuata un’ ecatombe di elefanti. Uccisi dai bracconieri, che è più corretto definire ecoterroristi, visto che avevano elicotteri, bazooka, armi pesanti di ogni genere e calibro. Hanno sterminato una popolazione stanziale che si aggirava sui 350 esemplari. Capisco la licenza di uccidere un vecchio rinoceronte vicino alla morte, si può avere un guadagno da reinvestire, però, nel contesto della protezione ambientale… Un altro massacro ancora in atto è quello dei cani randagi in Romani, a Bucarest ci sono 500.000 cani che vengono presi e soppressi in condizioni barbare, abominevoli.
D) In questi casi non si capiscono nemmeno più i confini tra l’uomo e la bestia, viene fuori il peggio…
R) C’è un altro fatto, piccolo ma per me raccapricciante, che mi è rimasto in mente: l’ho vissuto a Gerusalemme, in un ristorante dove un gattino di pochi mesi elemosinava briciole di cibo tra i tavoli. Uno dei camerieri non ha gradito la sua presenza e gli ha dato un calcio, scaraventandolo contro un muro e uccidendolo… Una forma di violenza esagerata, inconcepibile.
D) Tanta violenza contro la natura nel mondo, da stare male… Ma anche in Italia hai visto cose del genere?
R) L’ambiente è devastato, lo sappiamo tutti, a parte piccole oasi dove ci sono degli eroi che combattono per la salvaguardia della natura. Si producono una quantità enormi di scempi. Pensa che siamo il paese, insieme alla Francia, con il numero più alto di cacciatori, molti di frodo. Io vivo una parte della mia vita in Olanda dove ci sono pochi cacciatori, si contano sulle dita di una mano. Si vede il risultato: nelle campagne c’è una quantità impressionante di uccelli, tanti cigni e papere; al contrario che da noi, dove molti cacciatori sparano anche ai merli e ai passeri! Un malcostume dilagante.
D) Cosa può aiutare a fermare e cambiare questi comportamenti: la scuola, articoli di denuncia, un libro?
R) Il ruolo della scuola è essenziale, l’individuo ecologicamente corretto lo devi formare da piccolo e l’ecologia deve diventare una politica individuale rispettosa dell’ambiente – e anche dei nostri consimili.
D) Ma a questo riguardo: ti è capitato di vedere persone che rispettano e amano gli animali e sono poi insensibili verso gli esseri umani?
R) Chi ha un cane o un gatto di norma è una persona rispettosa, diverso il caso di chi ha dieci cani da caccia o da tartufo e li tiene chiusi in gabbia. Si tratta di un altro tipo di rapporto dove l’animale è uno strumento di lavoro e nient’altro. Io ho una casa nelle montagne dell’Umbria e ho assistito a scene agghiaccianti, resiste un rapporto molto arcaico: il cane non entra mai dentro casa, il cane è legato alla catena, il cane quando non è più in grado di aiutare l’uomo può essere buttato…
D) Qual’è secondo te l’emergenza ambientale più grave e pericolosa per il nostro pianeta?
R) Il surriscaldamento globale perché ha delle conseguenze molteplici, dall’inquinamento atmosferico all’innalzamento della temperatura degli oceani. Una mina di cui si ignorano le possibili conseguenze…
D) Vedi anche qualche elemento di cambiamento in positivo che possa indurre ottimismo?
R) La consapevolezza dello stato pietoso in cui verte il pianeta è un fatto che coinvolge un gran numero di persone e siamo arrivati ad un punto in cui è troppo tardi per essere pessimisti è necessario rimboccarsi le maniche. Tutti quanti. Ci sono situazioni che richiedono azione, non possono aspettare. Un ultimo esempio: ho toccato con mano il degrado a Sumatra. Ci sono andato nel 1986 ed era coperta da una foresta impenetrabile, nel 2004 ho visto sconfinate piantagioni di olio di palma e nel 2014 era ridotta a piccolissime oasi circondate da risaie e dalle piantagioni di palma che hanno provocato l’invasione dei ratti e dei cobra perché molto ghiotti dei frutti…
Gian Basilio Nieddu