Hervé Barmasse, i cambiamenti climatici visti dalle vette della Terra
L’aria di montagna l’ha respirata già nella culla Hervé Barmasse, valdostano, nato il 21 dicembre 1977, il giorno più corto dell’anno, da una madre all’ottavo mese di gravidanza perché aveva “fretta di vedere il panorama”, come racconta nella sua autobiografia “La montagna dentro“. Barmasse, da molti considerato uno dei maggiori alpinisti italiani del momento, è “figlio d’arte”, erede di una famiglia che può vantare ben quattro generazioni di guide alpine. Il padre Marco è un’autorità riconosciuta in fatto di scalate e missioni internazionali, Hervé ha aperto nuove vie sulle Alpi, in Pakistan e in Patagonia. L’obiettivo però non è solo la conquista delle vette, ma anche la massima attenzione alle condizioni dell’ambiente circostante e alle comunità che vivono nelle montagne più alte del mondo.
D) Hervé oltre che in Italia hai fatto esperienze in Pakistan, Patagonia e Cina. In particolare hai “sciolto l’enigma” del Cerro Piergiorgio. In un mondo dove tutto è conosciuto, è possibile ancora l‘avventura?
R) Conoscere attraverso il proprio lavoro, attraverso le proprie emozioni è una condizione unica. Non bastano i droni, i video oppure le pagine di un libro a spiegare quello che si vive in diretta. Nel mondo, nonostante lo sviluppo della tecnologia, c’è ancora molto da scoprire. Anche nelle Alpi dove tutte le vette sono state conquistate da secoli è possibile aprire nuove vie. Serve creatività. Questo il senso del progetto ”Exploring the Alps“ che ho iniziato nel 2011 con l’apertura di nuove vie sul Cervino, sul Monte Bianco e sul Monte Rosa.
D) In tanti mettono in discussione il surriscaldamento del Pianeta, ma una tua impresa – sul ghiacciaio Hielo Continental in Patagonia – non è andata a buon fine proprio per gli effetti del cambiamento climatico. In quali altre spedizioni hai notato impatti ecologici negativi? Come valuti la situazione sulle Alpi?
R) Quella è stata una situazione evidente: dal 1986 al 2009 c’è stata una diminuzione di 300 metri dello spessore del ghiaccio. Ma basta affacciarsi sull’uscio di casa e vedere che non ci sono più i due metri di neve di una volta nel nostro giardino. Anche la situazione delle Alpi è abbastanza chiara e tangibile. Poi naturalmente ci sono forti interessi economici che arrestano le necessarie azioni sul fronte della lotta al cambiamento climatico e al surriscaldamento della terra…
D) Hai organizzato il primo corso per portatori d’alta quota aperto anche alle donne alla Shimshal Climbing School in Pakistan. Come mai questa iniziativa?
R) Sono molto orgoglioso di questo progetto perché è partito da un’esigenza espressa direttamente dalla comunità locale. E’ merito di una guida pakistana Qudrat Ali che ha chiesto il nostro aiuto. In questo modo è stato possibile, in un paese con la cultura del Pakistan, rendere protagoniste della montagna anche le donne, Non è un passaggio scontato. Su questo fronte fa tanto l’Aga Khan, qui in Italia conosciuto soprattutto per la Costa Smeralda, che attraverso la sua fondazione investe risorse per migliorare la condizione delle donne di quella parte del Pakistan vicina alla Cina – ma opera anche in altre parti del mondo – aiutando le ragazze a studiare e conquistare così sempre maggiore autonomia.
D) Quali sono i gesti quotidiani che fai per rispettare l’ambiente?
R) In Montagna viene d’istinto, vista le bellezza dei luoghi, raccogliere le cose che qualcuno abbandona lungo i sentieri. Ma sono tante le azioni che faccio e si possono fare quotidianamente nella nostra vita quotidiana. Io per esempio cerco di tenere sotto i 20 gradi la temperatura di casa, si può stare sui 17. Poi non stare con il motore acceso davanti al rosso lungo i semafori, fare la raccolta differenziata…
D) Qual è secondo te l’emergenza ambientale più preoccupante?
R) In questi giorni c’è la “settimana del clima”. Chiaro che i nostri comportamenti quotidiani ecologicamente sostenibili se sommati per miliardi di persone provocano un impatto positivo, ma sono necessarie ed urgenti le scelte delle grandi istituzioni, dei governi per dare una svolta fondamentale alla politica sulla riduzione delle emissioni nocive.
D) Le spedizioni alpinistiche hanno un impatto negativo sull’ambiente della montagna?
R) Nel corso degli anni è maturata una forte coscienza ambientale. In particolare in quei paesi dove il fenomeno è sviluppato si agisce in modo preventivo attraverso norme e altri interventi come la richiesta di cauzioni che vengono restituite solo quando si riportano alla base i rifiuti. In ogni caso non sono questi i veri problemi ambientali, sono necessari interventi a livello globale con l’azione dei governi.
D) Ti occupi di divulgazione ambientale?
R) Partecipo a manifestazioni dedicate alla Montagna ma in tali contesti è naturale anche affrontare il tema ambiente. In particolare è necessario partire dalla scuola per educare le nuove generazioni a comportamenti ecologicamente responsabili.
Gian Basilio Nieddu