Guide Me Right, il tuo “local friend” per vacanze responsabili (e non preconfezionate)
Il modo migliore per rispettare l’ambiente e la cultura di una meta turistica? Affidarsi ad una guida locale, lasciarsi accompagnare da un “indigeno” del posto, che voi non conoscete ancora, ma lui conosce meglio di chiunque altro la vostra destinazione, perché la vive quotidianamente.
E’ questa la filosofia e la mission di GuideMeRight, start-up fondata nel 2014 da tre giovani che hanno puntato sulle “vacanze responsabili”. Un’idea di condivisione (la tanto citata sharing economy), che ha conquistato in poco tempo 16.000 persone iscritte alla community e 750 Local Friend, ovvero gli “amici” di vacanza che offrono 1.750 esperienze in più di 550 località in tutta Italia.
Sono numeri importanti per una start up nata sulla scia di esperienze simili già consolidate, come Airbnb, ma che però punta, come novità, a garantire un’integrazione di reddito a chi offre informazioni su itinerari, escursioni ma anche sugli acquisti da fare durante la vacanza. Un sistema a rete ideato da Luca Sini, fondatore e attuale amministratore delegato di Guide Me Right.
Partiamo dunque dall’idea base che ha guidato Luca. “Sono stato io il primo a fare esperienza come local friend dopo l’Erasmus ospitando tanti studenti spagnoli. Poi con i miei soci e dopo aver concluso un master in Inghilterra, dedicato al turismo digitale, abbiamo presentato l’idea all’Open Campus, un servizio di coworking per start up in ambito digitale offerto da Tiscali. Dopo gli studi stavo cercando idee di business e ho messo insieme le mie esperienze personali, accademiche e la mia voglia di fare – che andava oltre l’invio del curriculum”. Questa la miscela che ha dato vita ad una nuova giovane impresa che, mette in guardia Luca, “è come stare su un’altalena, con un eccesso di alti e bassi. un percorso sicuramente emozionante, tortuoso e non da tutti“.
Il cammino di questa start up segue i movimenti economici e sociali di una società dove si scarta sempre di più il “preconfezionato” – dal cibo alle vacanze tutto compreso e tutto programmato - per affidarsi alla ricerca personale e all’autocostruzione del proprio percorso e piacere. Mica facile però, serve un aiuto. In questo caso arriva proprio da Guide Me Right, che pensa positivo sul futuro delle vacanze condivise. “Sono convinto che forme di assistenza al turista, partecipate e condivise, avranno sempre più successo nel tempo” spiega Luca ”è un modo per colmare le lacune dell’offerta tradizionale e che anche la tecnologia non può soddisfare”. La mole di informazioni, guide, mettiamoci anche i tutorial, offerte in rete non possono sostituire l’emozione e l’esperienza offerta da un local friend in carne ed ossa“. Si tratta di organizzare il sistema “la nostra esperienza mi fa pensare che sarà possibile, in futuro, avere dei grossi centri tematici formati da persone che condividono passioni”.
Ad esempio, siete a Bologna e oltre la Torre degli Asinelli, la casa di Lucio Dalla e piazza Maggiore volete assaporare quella parte della città che non si svela neanche nelle guide turistiche più alternative? Guide Me Right vi propone il menù della Local Friend Giulia a base di street food “cose molto buone a poco prezzo, dagli hamburger gourmet, alla piadina; dal tagliere di affettati, al pesce fritto; dal kebab ai tortellini take-away”. In Toscana il local friend si chiama Marco e vi propone una ”girata” che “inizia a Greve in Chianti tra botteghe artigiane di paglia intrecciata e ceramiche, macellerie storiche e caffè di provincia, dove potremo chiacchierare di questa terra, famosa in tutto il mondo. Poi su, verso l’antico borgo medievale per una scorpacciata di casine in pietra e gatti stravaccati in mezzo alla strada”. In Sardegna, invece, Luciano a Bolotana, paese della provincia di Nuoro, vi offre la visita al suo apiario e alla fine del tour nel mondo delle api è possibile “degustare il miele raccolto”. Cose semplici, ma preziose per riempire la valigia di emozioni e ricordi.
Il modello Guide Me Right ha fatto colpo all’estero e incuriosito un gigante delle vacanze come Booking: “Siamo stati selezionati da un loro programma che offre assistenza alle aziende – spiega orgoglioso il manager della start up -. In pratica ogni dipendente ha a disposizione 8 ore di volontariato, ogni mese, da spendere per dare consulenza alle imprese. Un riconoscimento prestigioso ed utile”. Va bene l’emozione, vanno bene i valori ma serve professionalità “stiamo lavorando per migliorare la qualità, per favorire chi vuole fare di questa esperienza una vera e propria professione“. Bando dunque all’approssimazione perché anche per il turismo responsabile servono e sono necessarie le giuste competenze.
Gian Basilio Nieddu