Guide ambientali: da 20 anni risposta alla “fame di natura”
Da 20 anni rispondono alla “fame di natura” delle persone con escursioni guidate, passeggiate, visite, giornate formative, vacanze, esperienze sportive nel verde. Oggi le guide escursionistiche ambientali sono in Italia circa 5.000, distribuite un po’ in tutte le regioni e attive su diversi fronti, dall’educazione ambientale alla collaborazione con gli operatori turistici. Nel 2013 l’Associazione italiana guide ambientali (AIGAE), che ne raccoglie circa 2.000, ha festeggiato 20 anni di attività. Spesi soprattutto per far conoscere alle persone le bellezze del paesaggio, ma ricordare anche l’importanza della professionalità di questa figura, che deve unire alle conoscenze ambientali anche competenze comunicative, pedagogiche, scientifiche.
“Fino a 20 anni fa in Italia era un lavoro che si faceva soprattutto in forma di volontariato”, racconta Filippo Camerlenghi, vice presidente dell’associazione e guida ambientale escursionistica da 25 anni. Poi, negli anni ’90 qualcosa nella società è cambiato: “E’ emersa una grossa ‘fame di natura’. E noi siamo stati una risposta alla domanda che veniva dalle persone. Ci siamo costituiti nello stesso periodo in cui è arrivata al successo la musica New Age e sono nate riviste come Oasis e Airone. In quegli anni è emersa l’esigenza di creare una figura professionale, in grado di fornire un servizio di qualità e rispondere in modo adeguato alla domanda che arrivava da scuole, operatori turistici, singole persone appassionate di escursioni e ambiente”.
Una tendenza che negli ultimi anni ha ripreso velocità, visto che nel settore turistico l’unico segmento a crescere è quello delle vacanze natura: secondo l’XI Rapporto Ecotur presentato poche settimane fa, nel 2012 si è osservato un aumento delle presenze dell’1,5% rispetto al 2011, con un conseguente incremento del fatturato del 4%, rispetto ad un turismo tradizionale che invece ha visto le voci scendere rispettivamente del 3,5% e del 9,5%. E le previsione dei tour operator per il 2014 sono buone, visto che quasi sei operatori su 10 prevedono una crescita anche per l’anno in corso.
Dinamiche che sono anche legate, in un circolo virtuoso, all’attività ventennale delle guide: “Alle persone cerchiamo di trasmettere un messaggio di sostenibilità e corretto rapporto con la natura”, in modo da ridurre al minimo l’impronta lasciata dall’uomo durante una passeggiata nella foresta o un’immersione vicino a una scogliera. “Spieghiamo per esempio alle persone di non avvicinarsi ai cuccioli degli animali selvatici, perché questo comporterebbe il loro rifiuto da parte della madre, e di non raccogliere fiori e frutti, che dopo poche ore saranno appassiti: la soddisfazione deve venire dal riconoscere piante e animali in natura. Passiamo un messaggio educativo, ma anche sensoriale ed emozionale. L’idea è far capire che la natura è una buona ancora di salvezza”, continua Camerlenghi.
Così, la passeggiata guidata in montagna o la visita a un piccolo produttore di formaggio, diventa un modo per scoprire o riscoprire un territorio, entrare in contatto con la cultura di un luogo e le sue tradizioni, fruire di un paesaggio spesso vicino, ma sconosciuto e trovare nel contatto con la natura un modo nuovo di vivere il tempo libero, approfondire conoscenze e passioni. Vedi l’esperienza dell’associazione naturalistica lombarda Codibugnolo, fondata nel 2008 dalla guida ambientale Daniela Meisina insieme al marito: “L’idea era di trasferire le mie conoscenze del territorio alle persone, perché potessero riscoprirlo e appassionarsene. Oggi offriamo visite guidate nella natura che uniscono vari temi, dalla flora e fauna fino all’enogastronomia e l’etologia. Lavoriamo con scuole, famiglie, esperti, gruppi di adulti, ma anche aziende che ci chiamano per fare team building”, racconta Daniela, guida ambientale del parco del Ticino da più di dieci anni. A dimostrazione di come, anche un territorio molto antropizzato come quello lombardo possa regalare esperienze inaspettate di contatto diretto con la natura: “Da alcuni anni ci siamo specializzati in escursioni notturne, alla scoperta di rapaci, lupi, pipistrelli. Nel tempo, abbiamo visto cambiare l’atteggiamento delle persone: all’inizio c’era più che altro timore, adesso c’è interesse e curiosità”.
L’anno scorso la professione di guida ambientale è stata liberalizzata. Fino al 2013, c’era un percorso preciso: un corso regionale, poi un esame, il cui superamento dava l’abilitazione. “Oggi chiunque in teoria può mettersi sul mercato e i corsi di formazione oggi disponibili sono un po’ datati: partono dall’idea che per fare la guida basti sapere tutto sulla natura, mentre invece bisogna saper gestire un gruppo, essere capaci di richiamare l’attenzione delle persone e mantenerla, essere in grado di capire come cambiano le condizioni meteo”, spiega Camerlenghi. “Per questo, entro sei mesi l’AIGAE lancerà una propria proposta formativa. Vogliamo essere un punto di riferimento per questa professione in forte evoluzione”. Anche adesso, e forse ancora di più che negli anni ’90, la società è attraversata da cambiamenti profondi, e di persone in grado di guidarci nel paesaggio ci sarà sicuramente bisogno.
Veronica Ulivieri