Fresia Alluminio: primi della classe A per “neociclo” e innovazione
Investire oggi nell’innovazione, per chi opera in un settore in profonda crisi come quello dell’edilizia, non è certo facile, ma si conferma l’unico paracadute e, in alcuni casi, il volano per lo sviluppo di nuovi segmenti di mercato e per un’internazionalizzazione vincente. A dimostrarlo con i fatti, in questa puntata di “Campioni d’Italia“, è la Fresia Alluminio di Torino, produttore di sistemi per serramenti e facciate continue, prima azienda in Italia ad aver immesso sul mercato una gamma di prodotti nati dal recupero e dalla rigenerazione dell’alluminio, con una filiera certificata da un ente terzo (Bureau Veritas) che consente di conseguire crediti nei protocolli di certificazione della sostenibilità degli edifici LEED® e Itaca.
Abbiamo visitato lo stabilimento di Volpiano, dove avviene gran parte della produzione e della logistica, gestita con un avveniristico magazzino automatizzato di ultima generazione, che offre subito un’immagine tangibile di cosa vuol dire “saper stare sul mercato” facendo green economy: efficienza, sostenibilità, lungimiranza. Ad accogliere i progettisti in visita all’impianto è un grande cartello che racconta, in numeri, l’analisi LCA (Life Cycle Assesment) di prodotto, che l’azienda ha sviluppato, in collaborazione con l’Environment Park di Torino, per attestare l’effettivo impatto ambientale in termini di riduzione di emissioni CO2 ed energia primaria nella produzione dei profilati “neociclati”.
Alla Fresia questo neologismo – da loro coniato – piace di più del tradizionale “riciclato”, che porta con sé un pregiudizio di “scarsa qualità”, quasi si trattasse di materiale scadente, di seconda scelta, quando invece l’alluminio può sopportare infiniti cicli senza perdere le proprie caratteristiche meccaniche. “Se il produttore di billette utilizza, nella fusione, un processo tecnologico che si chiama omogenizzazione, si riescono ad ottenere gli stessi standard qualitativi rispetto all’alluminio primario”, spiega Valentino Fresia, amministratore delegato dell’azienda.
L’azienda decide strategicamente di indirizzare il proprio sviluppo nell’alveo della green economy nel 2006, lanciando una prima serie di serramenti ad alta efficienza energetica che anticipano, di fatto, le richieste del DL 211/2006 sulla certificazione energetica degli edifici e del bonus sulle riqualificazioni del 2008. Scelta non banale per chi produce serramenti in alluminio, un materiale ad alta conducibilità termica, che necessita quindi di essere “stoppata” con barrette di rivestimento in poliammide, secondo uno standard divenuto internazionale.
Per distinguersi dai concorrenti, nel 2009, Fresia chiede però al proprio fornitore di barrette, la Mazzer di Ponte Lambro (CO), di sviluppare un prodotto in poliammide rigenerato che mantenga la stessa resistenza termica di quello vergine. Una richiesta, da committente a fornitore, che ingenera un meccanismo virtuoso di ricerca e sviluppo e porta, nel 2011, ad un risultato finale innovativo e distintivo, che si traduce in vantaggio competitivo. Ma non basta. Fresia individua anche, attraverso la propria controllata AL System e la Technoform di Lainate (MI), la possibilità di utilizzare barrette in poliammide proveniente dall’olio di ricino e pertanto vegetale e biodegradabile al 100%. Una soluzione (si veda l’immagine al fondo dell’articolo) che, pur con un costo superiore del 15% nel prodotto finale, consente di soddisfare le richieste più esigenti del sistema Planet BIO e porta Fresia Alluminio ad essere l’unica azienda in italiana ad offrire entrambe le soluzioni, accoppiate all’utilizzo di alluminio “neociclato”.
I competitors, come spesso accade, iniziano a “rosicare” d’invidia e arrivano le prime accuse di falsa dichiarazione. “Abbiamo quindi deciso di affidare la verifica ad un ente terzo e super partes, che potesse garantire l’oggettività delle nostre dichiarazioni, nella speranza che un giorno i protocolli LEED e Itaca chiedano a tutti una certificazione“, precisa Valentino Fresia. Ecco la ricetta strategica fondamentale, che consente oggi all’azienda, in piena crisi, di proseguire la propria crescita allargandosi verso i mercati internazionali, a partire da quello francese: giocare d’anticipo, sulle normative di settore e sui concorrenti, ricercando l’innovazione, attraverso la propria adesione al Green Building Council Italia, ma anche partecipando ai progetti del Polight, il Polo di Innovazione per l’Edilizia Sostenibile e l’Idrogeno dell’Environment Park, e del Politecnico di Torino.
Domando all’AD cosa vorrebbe chiedere lui al Governo, per aiutare il settore, oggi che tutti chiedono qualcosa. La risposta è stupefacente, soprattutto comparata alla tradizionale “lagna” italica: è fondamentalmente soddisfatto. A partire dal bonus per la riqualificazione energetica recentemente innalzato al 65%, che definisce “il migliore al mondo”. Chiede, semmai, da vero atleta dell’imprenditoria, una cosa sola: che l’asticella della qualità e dell’innovazione venga ulteriormente alzata, così da premiare, meritocraticamente, chi già oggi investe in ricerca, innovazione e certificazione di prodotto. Chapeau!
Andrea Gandiglio