Fausto De Stefani, l’alpinista degli 8.000 che insegna l’ecologia ai bambini
E’ cresciuto in pianura, gestisce un’area naturale in collina ed è tra i pochi al mondo che ha conquistato le maggiori vette oltre gli 8.000 metri. L’identikit altimetrico è di Fausto De Stefani, alpinista dagli anni ’70, quando iniziò la sua attività sportiva. Nel 1981 dalle Alpi “salta” nelle catene dell’Himalaya e del Karakorum, nel 1983 conquista i suoi primi 8.000 con la scalata del K2. Nel 1988 il suo amore per la montagna e la natura lo porta ad essere tra i soci fondatori di Mountain Wilderness con cui ha organizzato “Free K2” ovvero una spedizione per ripulire la vetta dai rifiuti. Alla carriera sportiva ha affiancato negli anni l’organizzazione di attività umanitarie in Nepal puntando sulla scuola. E sempre sull’educazione scommette anche nella sua collina vicino a Desenzano dove accoglie scolaresche e studenti. Tanti bambini ospiti di Fausto, maestro senza cattedra con il registro delle prenotazioni chiuso fino al 2019.
D) Fausto hai scalato le vette più alte al mondo e ora vivi in collina?
R) E sono cresciuto in pianura! Ma a me affascina tutto quello che è natura… Sono nato in campagna, in cascina, a contatto diretto con l’ambiente.
D) Cosa ci fai in questo pezzo di terra?
R) Gestisco 20 ettari, sono a sei chilometri dal casello di Desenzano. Sono partito dalla delusione su quello che sta succedendo alla natura e ho pensato che l’unico modo per aumentare la sensibilità ecologica è puntare sulla meraviglia dell’infanzia. C’è tanta teoria, ma pochi si sporcano le mani e dedicano tempo ai bambini. Ma è questo il punto di partenza, forse è un’utopia ma bisogna crederci, essere grandi sognatori e sognare in grande. Che facciamo altrimenti? Io ho 66 anni, ma continuo ad andare in montagna, una cosa inutile ma è bello e le cose belle vanno fatte. Se l’individuo vuol dare senso alla sua vita deve allargare gli orizzonti…
D) Vedi dei risultati del tuo lavoro didattico con i bambini? Funziona?
R) Vedo e tocco i risultati da 30 anni. Prima andavo nelle scuole materne perché i piccoli sono più liberi di testa. Si stupiscono e si meravigliano con poco, non hanno bisogno di chissà cosa. Facevo vedere la metamorfosi di una libellula con una semplice lente d’ingrandimento e conosco trentenni e quarantenni di oggi che si ricordano ancora di queste cose. Quello che “si mette dentro” durante l’infanzia rimane fino all’ultimo respiro, anche se a volte, per qualche anno, ci si dimentica. I miei figli sono andati in discoteca per un periodo, poi sono tornati alla natura…
D) Ma cosa fai, in particolare, alla “Collina di Lorenzo” a Castiglione delle Stiviere, siamo curiosi…
R) E’ un luogo didattico per bambini dai 3 ai 100 anni, per chi ha il desiderio di sognare. C’è la casetta di Jack London, tale e quale a quella dove si rifugiò per un anno per scrivere “Il richiamo della foresta“: ha una piccola libreria che gestisce un ragazzino da 13 anni (ha iniziato quando ne aveva 10). E’ aperta giorno e notte a chiunque e dentro ci trova i libri di London. Vicino c’è quella di Salgari e accanto il galeone dei pirati. Sono luoghi che ripercorrono la mia adolescenza. Le scolaresche visitano, animano e dormano nei tepee, le capanne degli indiani, perché io ho sempre fatto il tifo per i nativi.
D) Altre chicche interessanti della tua collina?
R) Ho conosciuto tempo fa un vecchio che mi ha parlato di una torbiera… L’ho ripristinata ed ora è uno dei luoghi più vivi con rane, raganelle, aironi, folaghe…
D) Ma il tuo impegno ambientale non si è limitato all’educazione dei bambini, hai fatto parto della spedizione ecologica “Free K2″, giusto?
R) In quell’occasione abbiamo portato giù migliaia di km di corde e 4/5 tonnellate di materiale. Gli alpinisti dovrebbero essere rispettosi dell’ambiente, non possono andare così alla carlona! E’ lo specchio della nostra società che è malata ed è difficile trovare delle medicine per guarirla. Io ho subito tante sconfitte e posso contare su poche vittorie – per questo mi sono messo ad ascoltare i bambini…
D) In Nepal hai contributo anche a costruire una scuola…
R) Precisamente sono sei scuole… Frequentate da mille ragazzi: dalla scuola materna a 18 anni. In particolare mi piace ricordare la scuola di formazione ed istruzione per le guide eco-ambientali. Studiano botanica, ornitologia, biologia, hanno a disposizione 3 laboratori di chimica, ci sono 140 computer e 20 lavagne multimediali. Una scuola bellissima perché le scuole devono essere belle. Sono un sostegno alla comunità perché così i bambini crescono con valori normali, non servono persone straordinarie, la normalità è già straordinaria.
D) Mi puoi indicare il pericolo ambientale maggiore per il pianeta?
R) Sul tema ognuno dice la sua. Io i mutamenti climatici li vedo in Himalaya, in Africa e nelle colline dove vivo. L’uomo non è esente da responsabilità su quello che sta accadendo, pensiamo alla Pianura Padana diventato uno degli ambienti più inquinati. Abbiamo esagerato. L’uomo non si accontenta, ha addomesticato in modo esagerato, creato dei danni incredibili e oggi abbiamo ciò che meritiamo. Quando ero ragazzino abitavo in campagna, quella più piatta, e andavo con mio padre a prendere il pesce (che rappresentava il 60% del nostro cibo): l’acqua scorreva dappertutto ed era acqua quasi da bere, ora sembra che sia arrivata una pestilenza, non si trova più l’acqua da bere. Non siamo riusciti a trovare un equilibrio con madre terra. Consiglio di coltivarla perché è una terapia che porta all’armonia. Arrivi a sera stanco e hai creato qualcosa di concreto…
Gian Basilio Nieddu