Fabio Aru: “la bici è libertà”
Venticinque anni e alle spalle ha già un curriculum di tutto rispetto. Fabio Aru, ciclista professionista dal 2012, nel 2015 ha vinto la Vuelta a España, suo primo Grande Giro in carriera, mentre nel 2014 e nel 2015 è salito sul podio finale del Giro d’Italia. Primo ciclista sardo della storia ad aver indossato la maglia rosa, è uno dei nomi più promettenti del ciclismo italiano. Niente male per un ragazzo che si è avvicinato allo sport partendo dal tennis!
D) Fabio, sei tra i ciclisti più osservati del momento, come ti senti?
R) Mi sento molto bene, fa piacere la crescita di considerazione nei miei confronti anche se mi piace tenere i piedi per terra…
D) Quale sarà la tua prossima sfida agonistica?
R) Gli obiettivi principali della stagione che va iniziando sono due: il Tour de France e i Giochi Olimpici di Rio de Janeiro.
D) Cosa ti ha portato a scegliere la bici fra i tanti sport che hai iniziato a praticare quando eri bambino?
R) Ho scelto la bici per il grande senso di libertà che ti può dare. Pochi sport come il ciclismo ti fanno sentire libero di scoprire il mondo e scegliere la tua strada.
D) Che rapporto hai sviluppato oggi con il ciclismo e con la bici come mezzo di trasporto?
R) Il rapporto che ho con la bici è professionale, ma anche (e non potrebbe essere altrimenti) personale. Sinceramente non la uso molto come mezzo di trasporto, anche perchè la mia professione mi porta a coprire spesso grandi distanze negli spostamenti.
D) Quanto andare in bici è collegato al tuo amore per la natura? Cosa ti ha insegnato della natura andare in bici?
R) Andare in bici è strettamente collegato al rispetto per l’ambiente perché quando si pedala, si vive in prima persona immersi nella natura stessa. Una cosa mi ha insegnato: il rispetto per l’ambiente e per tutto quello che ci circonda.
D) Dove preferisci allenarti in bici e perché? Hai scoperto luoghi più incontaminati di altri?
R) Uno dei miei luoghi di allenamento preferiti è Sestriere: vado spesso a fare ritiri in altura e la natura di montagna, l’aria che si respira e le strade hanno un significato particolare per me.
D) Che rapporto hai con l’ambiente?
R) Ho un rapporto molto buono, direi di ammirazione e rispetto…
D) E quali sono i gesti quotidiani che compi per rispettarlo?
R) Ne faccio diversi nella giornata: per fare un esempio, non butto mai per strada le carte delle barrette o dei panini quando mi alleno. Al contrario, una volta mangiato, le rimetto in tasca e le butto quando arrivo a casa facendo la raccolta differenziata.
D) Come vive l’urgenza ambientale la tua generazione?
R) Forse ci vorrebbe più coscienza e responsabilità dell’ambiente che ci circonda in generale, non ne farei una questione legata a una specifica generazione.
D) Un mondo in cui ci si sposta solo in bici secondo te è possibile?
R) Beh questo mi sembra un po’ difficile da realizzare. No, direi che spostarsi solo in bici non sia possibile. Certo, si può fare ancora molto per agevolare i ciclisti e aumentare il numero delle persone che scelgono la bici anche come mezzo di trasporto.
D) Qual è secondo te l’emergenza ambientale più urgente da risolvere?
R) Forse l’inquinamento ambientale, a giudicare dalle notizie delle settimane scorse!
Daniela Falchero