Evasori ambientali: se Befera guadagnasse “solo” 5.000 euro al mese
“L’evasore è un parassita della società“, ha dichiarato a Radio 24 il direttore dell’Agenzia delle Entrate e Presidente di Equitalia, Attilio Befera. Vero, ma un manager pubblico (pagato con i soldi dei contribuenti) che guadagna 294mila euro l’anno solo come direttore dell’Agenzia - più del Presidente degli Stati Uniti – e che arriva a 772mila euro l’anno come reddito complessivo (pensione compresa!), che cos’è?
Quanta prevenzione di dissesti idrogeologici, quante bonifiche, quanti progetti di mobilità sostenibile e piste ciclabili si potrebbero realizzare con 712mila euro, in tanti piccoli comuni italiani, se questo e altri signori fossero pagati “solo” 5.000 euro al mese?
Sono anche queste le forme che assume, in Italia, l’evasione ambientale dello Stato, soggetto a ben 29 procedure di infrazione dell’Unione Europea per inadempienza in materia ambientale, eppure irremovibile nello spreco di denaro pubblico, che viene drenato da stipendi incomprensibili e pensioni d’oro indecenti di questi “manager pubblici” pluri-incaricati e inamovibili, che fanno i conti in tasca e dettano le regole (e la morale) a noi tutti e si indignano quando si applica a loro lo stesso principio di trasparenza (Befera ha addirittura osato urlare “vergogna!” alla giornalista de La Gabbia che gli chiedeva conto del suo reddito…).
Ovviamente non è il solo Befera a drenare preziose risorse pubbliche – lui è il simbolo più eclatante, per il ruolo che ricopre – ma ci pensano anche il “collega” Presidente dell’INPS e vicepresidente di Equitalia, Antonio Mastrapasqua (265mila euro l’anno di stipendio e 1,2 milioni di euro di reddito racimolato in altri 24 – ventiquattro – incarichi) e il sempreverde Giuliano Amato, re delle pensioni d’oro (31mila euro al mese!) recentemente nominato giudice della Corte Costituzionale, per non farsi mancare nulla, dopo essere stato due volte Presidente del Consiglio, due volte Ministro del Tesoro, una Ministro dell’Interno, ecc.ecc. E tanti altri membri di questa casta, di cui non mi interessa nemmeno, in questo momento, elencare i nomi e i dati perché non reggerei al cumulo di disgusto.
Elenco invece, con maggiore piacere, alcuni semplici acquisti che potrebbero essere coperti, negli enti pubblici, tagliando i compensi a questi parassiti e generando, sicuramente, un maggior beneficio all’ambiente e alla collettività:
- 1.000 biciclette per bambini (139.950 euro a prezzo Decathlon)
- 1.000 metri di pista ciclabile (118.000 euro secondo i calcoli del Politecnico di Milano per VENTO)
- 1.000 adozioni di alberi (200.000 euro al prezzo della campagna torinese “Regala un albero alla tua città“)
- 1.000 tessere bike sharing (36.000 euro per il servizio BikeMI di Milano)
- 10 furgoncini elettrici (202.000 per i Renault Kangoo)
- 10.000 risme di carta da ufficio riciclata (42.800 euro, equivalenti a 5 milioni di fogli con certificazione FSC)…
Totale: 738.300 euro, ho sbagliato di poco il calcolo. Potrei continuare con tanti esempi di green public procurement, quegli “acquisti verdi” che spesso i Comuni non riescono a fare, per mancanza di risorse. E poi con giochi in legno per bimbi, aree verdi ecc. ecc. Loro continuerebbero a vivere comunque sereni e ben pagati, noi sicuramente meglio.
Andrea Gandiglio
#evasoriambientali