Etichettature energetiche: l’ultimatum dell’UE all’Italia
Lo scorso 27 Febbraio la Commissione Europea ha inviato all’Italia (oltre che a Cipro e alla Romania) un “parere motivato” per sollecitare il Governo ad applicare le norme comunitarie in tema di etichettatura energetica.
Ancora una volta l’Italia pare, infatti, non aver dimostrato particolare responsabilità nel recepimento di una direttiva europea, ma soprattutto verso il tanto decantato tema dell’efficienza energetica. La procedura di infrazione era già scattata il 18 Luglio 2011, quando la Commissione UE aveva inviato all’Italia una “lettera di costituzione in mora”, ossia un primo avvertimento formale, in cui veniva segnalato il ritardo, da parte del nostro Paese, nel comunicare alla Commissione il pieno recepimento della direttiva UE nell’ordinamento nazionale. Adesso, l’Italia, insieme agli altri due Paesi trasgressori, ha solamente due mesi di tempo per recepire la direttiva. In caso contrario, la Commissione ha precisato che “potrà adire la Corte di Giustizia Europea nei loro confronti”.
Il tema delle etichettature energetiche non è, del resto, marginale nella strategia europea. Si tratta di una buona strada per il risparmio energetico, che consente risparmio di denaro per il consumatore, ma anche salvaguardia dell’ambiente. Secondo Bruxelles le etichette energetiche hanno un ruolo ben determinato per il raggiungimento degli obiettivi di riduzione delle emissioni di gas serra e per la riduzione del consumo di energia. Due punti fondamentali previsti dalla Strategia 2020 dell’Unione Europea. Per la Commissione quindi, “fornendo ai consumatori informazioni comparative sul consumo energetico dei prodotti che acquistano, l’etichetta energetica li aiuta ad assumere decisioni che consentono di risparmiare energia e denaro, oltre ad incoraggiare i produttori a sviluppare prodotti caratterizzati da un buon grado di efficienza energetica”. Sulla base delle stime della Commissione, grazie alle etichette energetiche su frigoriferi, congelatori, lavatrici, lavastoviglie e così via, si sono già risparmiati fino a 50 TWh l’anno di elettricità, equivalenti ai consumi totali del Portogallo.
Grazie all’ultima direttiva, la 2010/30/EU del 19 Maggio 2010, si potrebbe ancora migliorare, perché sono state introdotte etichette ancora più chiare e ricche di informazioni sul consumo di energia degli apparecchi elettrici. Ciò dovrebbe favorire l’acquisto dei prodotti più efficienti e innovativi, promuovendo di pari passo l’attività di ricerca e sviluppo delle aziende verso la riduzione dei consumi. A differenza dell’etichetta usata in passato, che classificava i prodotti a seconda dell’appartenenza a classi energetiche che andavano dalla A alla G, le nuove etichette hanno introdotto e rendono obbligatorie le nuove classi aggiuntive A+, A++ e A+++.
In tutti gli stati UE l’etichetta dovrà quindi essere uniforme e costituita da frecce di colori diversi per distinguere, intuitivamente e in maniera immediata, le diverse classi di efficienza energetica degli elettrodomestici: se un prodotto ha la freccia color verde scuro vuol dire che si tratta di un prodotto ad alta efficienza energetica, mentre un elettrodomestico con una freccia rossa indica che il prodotto è a bassa efficienza. Le etichette inoltre specificano il consumo energetico annuale in kWh. Questi dati sul risparmio energetico si riflettono, generalmente, in una diminuzione del peso della bolletta dell’energia elettrica. Di conseguenza, recepire urgentemente la direttiva europea, dimostrerebbe una particolare sensibilità del Governo nei confronti delle esigenze di risparmio delle famiglie, in un difficile momento di tagli e sacrifici.
Donatella Scatamacchia