Etichettatura prodotti e riforma del biologico. I bollenti dossier UE in campo alimentare
Istituzioni europee concentrate sull’agroalimentare questa settimana. Partiamo da ciò che di sicuro dovrà essere applicato dagli Stati Membri. Si tratta del Regolamento comunitario sulle informazioni alimentari ai consumatori che introduce, dal 13 dicembre, l’obbligo di indicare dati nutrizionali fondamentali ed il loro impatto sulla salute, oltre al divieto di indicazioni forvianti e una dimensione minima delle etichette per renderle più facilmente leggibili e chiare. Le informazioni obbligatorie sugli alimenti non devono, cioè, essere in alcun modo nascoste, oscurate, limitate o separate da altre indicazioni scritte o grafiche o altri elementi che interferiscano con la loro comprensione. Le nuove regole impongono anche che il contenuto energetico e le percentuali di grassi, grassi saturi, carboidrati, zuccheri, proteine e sale, siano indicate sull’imballaggio in un’unica tabella comprensibile. La cosiddetta “dichiarazione nutrizionale obbligatoria” può inoltre essere completata dall’indicazione delle quantità di uno o più dei seguenti elementi: acidi grassi monoinsaturi, acidi grassi polinsaturi, polioli, amido, fibre alimentari, vitamine e sali minerali. Tutte le informazioni dovranno essere espresse per 100g o per 100ml e potranno, inoltre, essere espresse anche in porzioni. Importante sottolineare che la presenza di acqua aggiunta, che rappresenti più del 5% del prodotto finito, e che può alterare il peso dell’alimento, deve essere indicata nei prodotti a base di carne e pesce.
Il nuovo Regolamento obbliga, inoltre, ad evidenziare la presenza di allergeni, messi in rilievo nella lista degli ingredienti attraverso il nome della sostanza o del prodotto, per consentire al consumatore di individuarle più facilmente nei prodotti alimentari. Le informazioni sugli allergeni dovranno, poi, essere fornite anche per i cibi non imballati, ad esempio quelli venduti nei ristoranti o nelle mense. Non è però chiaro in che forma questo debba essere comunicato. O meglio, Bruxelles lascia ai Paesi Membri la libertà sia di richiedere ulteriori indicazioni che di scegliere la forma con la quale queste indicazioni debbano essere rese fruibili ai consumatori. Il Governo italiano non ha tuttavia, ancora fornito linee giuda, un apparente disinteresse ancora più grave se si pensa che l’iter del Regolamento è iniziato nel 2011, ben tre anni fa.
Proprio su quest’ultimo punto si sono scatenate le maggiori polemiche. “Menù molto più simili alla Treccani” è stato forse il commento più eloquente del Presidente della Regione Veneto Luca Zaia. Schierato al fianco di Confcommercio e Confesercenti che sottolineano la difficoltà di ristoranti, pasticcerie, panifici e negozi di gastronomia ad ottemperare all’obbligo di comunicazione scritta, decisamente più facile per le aziende di produzione alimentare e di imballaggio. Che dire poi di ospedali, scuole, aerei, treni navi che pure somministrano pasti ogni giorno? Un problema non da poco se si pensa che solo in Italia sono 2,5 milioni i cittadini che soffrono di allergie alimentari.
Nelle nuove norme si parla anche di ingredienti che si presentano sotto forma di nanomateriali ingegnerizzati, i quali devono essere indicati chiaramente nell’elenco delle sostanze presenti negli alimenti. Su questa speciale categoria si è però pronunciato in settimana anche il Parlamento Europeo. Gli Eurodeputati della Commissione Ambiente Salute e Sicurezza Alimentare hanno votato a favore di una moratoria sugli alimenti derivanti dalle nanotecnologie e hanno esteso l’obbligo di etichettatura per la carne clonata. Quello che è ancora un progetto, introduce definizioni chiare per l’intero processo di immissione di un nuovo prodotto alimentare di questo tipo sul mercato il quale, secondo il Parlamento, non dovrebbe essere autorizzato prima dell’approvazione da parte dell’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare. I Deputati chiedono anche particolare attenzione per gli imballaggi che contengono nanomateriali, in modo da evitare la contaminazione degli alimenti. Gli Stati membri sarebbero autorizzati a vietare temporaneamente un nuovo cibo sulla base di informazioni secondo le quali la salute umana sarebbe a rischio.
Sempre sul fronte alimentare grattacapi arrivano anche sul delicato dossier che riguarda la riforma del biologico in Europa. Pare, infatti, che non sarà cosa semplice per l’Italia portare a casa qualche risultato entro la fine del Semestre di Presidenza dell’Unione. Anche se il nostro Governo sta facendo di tutto per fare avanzare i lavori in vista del Consiglio dei Ministri dell’Agricoltura europei del 15 e 16 dicembre a Bruxelles, l’ultimo sotto la presidenza del Ministro per le Politiche Agricole e Alimentari, Maurizio Martina. Sembrerebbe colpa della Germania, alla guida, pare (le cautele sono d’obbligo), di un gruppo di Paesi formato da Olanda, Danimarca, Austria e Lussemburgo non disposti a fare un ulteriore passo avanti in favore del rafforzamento della produzione biologica. Dubbi soprattutto sulle importazioni dal mercato mondiale, le cui merci hanno spesso standard qualitativi non sempre conformi alle rigide regole europee e che spesso entrano nell’UE a prezzi inferiori a quelli comunitari. In Europa arrivano, infatti, prodotti biologici da 130 Paesi terzi con 70 diversi standard produttivi. La proposta della Germania tenderebbe a modificare il sistema delle importazioni allo scopo di armonizzare gli standard di qualità e ridurre gli organismi di controllo. Le perplessità sono forti a tal punto da fare slittare a maggio il parere del Parlamento sull’argomento. Phil Hogan, il neocommissario europeo all’agricoltura, ha comunque dichiarato che non intende ritirare la proposta dell’Esecutivo di Bruxelles pur essendo pronto ad apportarvi delle modifiche.
Beatrice Credi