Erri De Luca: “oggi l’ambiente è circondato da noi”
Non ha bisogno di presentazioni Erri De Luca, giornalista, scrittore, poeta e traduttore. Da sempre scrive dimostrando, nei suoi testi, il suo impegno politico e sociale, nonché la sua sensibilità verso la natura e l’ambiente che ci circonda. Napoletano d’origine, è appassionato di mare, ma ama l’alpinismo e l’arrampicata in montagna con la stessa energia. Ora vive immerso nella campagna romana. La sua ultima opera è La parola contraria, un pamphlet sulla libertà di parola in cui riflette sul caso giudiziario che lo vede coinvolto per le sue dichiarazioni sulla lotta No Tav in Valsusa.
D) De Luca, a settembre ci sarà la prossima udienza del processo che la vede accusato di istigazione a delinquere riguardo la questione No Tav: quali sono le sue sensazioni? A prescindere dall’esito, cosa le sta lasciando questa esperienza?
R) Sarei presente in quell’aula anche se non fossi imputato, perché lì si decide se un articolo del codice fascista del 1930, il reato di istigazione (senza bisogno di dimostrare chi sia stato istigato e a commettere cosa), sia prevalente sulla Costituzione che garantisce la più ampia libertà di espressione. In quell’aula il 21 settembre si pronunceranno le parole conclusive circa la libertà di parola e la censura.
D) Lei è un attento studioso delle parole, cosa definisce la parola ambiente?
R) Ambiente viene dal latino ambiens e significa ciò che circonda. Una volta eravamo circondati dall’ambiente, oggi l’ambiente è circondato da noi. In questo rovesciamento sta la sopraffazione del territorio e la sua sottomissione agli accaparratori…
D) Ci sono dei piccoli gesti quotidiani che compie per rispettare l’ambiente?
R) Risparmio acqua, abito in campagna e l’acqua viene da un pozzo scavato anni fa.
D) Come può descrivere il suo legame con la montagna? Da dove nasce: un ricordo, un affetto o è una passione personale?
R) È il posto dove il mio corpo si muove meglio, dunque ho un piacere fisico a scalare e una gratitudine per la bellezza di luoghi abbastanza deserti.
D) Nei suoi libri spesso torna il riferimento ai pescatori e al mare: cosa significa per lei?
R) Al mare sono cresciuto, tutti i miei centimetri provengono dalle estati al sole, mentre in città mi rattrappivo. Devo al mare la prima esperienza della libertà. Oggi per me la libertà sta nel tenere insieme quello che dico e quello che faccio.
D) Che valore pensa venga attribuito all’emergenza ambientale dalla nostra politica nazionale?
R) Abbiamo il posto più ricco di tesori del mondo e il ministero che se ne occupa è il meno dotato di mezzi e di poteri. Abbiamo un’agricoltura di eccellenza, il vino è il maggiore prodotto di esportazione e piantiamo trivelle per il petrolio nei paraggi dei vigneti. Da noi si unisce incompetenza a criminalità…
D) Cosa pensa del problema delle ecomafie in Italia?
R) Le mafie approfittano della licenza di farla franca. Negli ultimi dieci anni 80mila processi per crimini ambientali sono andati in prescrizione.
D) Che tipo di impegno a livello ambientale riscontra fra le nuove generazioni?
R) Constato rassegnazione…
D) Lei ha viaggiato molto e combattuto per molte cause in tanti paesi diversi: che cosa le hanno lasciato queste esperienze in merito all’importanza delle radici e del legame con il proprio territorio?
R) Sono di un secolo che si è battuto su scala mondiale per ottenere indipendenza. Sono stati sconfitti imperi coloniali di secoli. Il rapporto con il territorio è prima di tutto una questione di sovranità, perciò sto con la Val di Susa che si batte per evitare lo stupro tossico del suo ambiente.
D) Se avesse la bacchetta magica, per quale emergenza ambientale sarebbe disposto a combattere?
R) Per la bonifica, per avviare un’industria virtuosa che impegni le nuove generazioni a riparare i guasti commessi da quelle che l’hanno preceduta.
Daniela Falchero