Enzo Favata, paesaggio e natura attraverso le note di un sax
Ha scoperto il jazz da adolescente grazie ad un amico più grande che “spacciava” i dischi comprati a Londra. Ascoltando quegli album in vinile è cresciuta la sua passione, diventata un mestiere. Enzo Favata, nato ad Alghero nel 1956, oggi è un affermato musicista internazionale che viaggia per tutti i continenti in felice compagnia del suo sax. La sua attività è variegata: compositore di colonne sonore per il cinema, il teatro, la radio e la televisione e direttore del Festival Musica sulle Bocche. Appuntamento che si rinnova ogni anno in Sardegna, a Santa Teresa di Gallura, dove sperimenta eventi ad alto tasso green.
D) Enzo iniziamo dai tuoi ultimi progetti musicali, quali sono i tuoi programmi per il 2017?
R) Sarà un anno abbastanza intenso con la pubblicazione di due dischi in primavera: uno in Italia e l’altro in Iran, dove sono stato anche recentemente. Ho un rapporto particolare con questo paese. E’ molto bella la loro musica classica, stiamo provando e registrando. Tanti concerti in giro per il mondo, non mancherà un passaggio nei paesi del Nord Europa di cui sono innamorato, poi Romania, Giappone, Germania.
D) Quanto ambiente c’è nel tuo impegno professionale?
R) Ho fatto uno spettacolo con il geologo Mario Tozzi. Una narrazione sulla Sardegna, le sue radici, la sua storia, le catastrofi, si parla del mito di Atlantide. Un racconto che presentiamo domani ad Iglesias, alla sala Argani del Pozzo Sella della miniera di Monteponi. Ci tengo a sottolineare che non sono un testimonial, lo faccio perché mi piace, perché ci credo…
D) Il Festival Musica sulle Bocche, l’appuntamento musicale che si tiene in agosto in Sardegna e di cui sei direttore artistico, è ricco di natura, non solo per le stupende location. Cosa fate per sensibilizzare il pubblico al rispetto dell’ambiente e del territorio?
R) Siamo stati tra i primi ad organizzare concerti all’alba e al tramonto. In questo modo si evita di utilizzare o si riduce al minimo l’utilizzo delle luci artificiali, non ci sono sedie, il palco è minimo formato da una pedanina o in alcuni casi direttamente per terra. Si riduce al minimo l’uso di camion e altri mezzi per l’allestimento della struttura. Inoltre si vede e quindi si apprezza il paesaggio che assume un aspetto magico con la luce naturale. E’ un modo per sensibilizzare le persone con la bellezza della natura. Viene spontanea la domanda: perché distruggere l’ambiente? Il messaggio passa in quel momento, la musica è un mezzo di trasmissione da un”anima all’altra. Ci tengo molto a questo festival, negli altri mesi dell’anno giro il mondo, agosto è dedicato alla Sardegna.
D) Musica e paesaggio non solo nei concerti… Sappiamo che hai sviluppato una collaborazione con il Dipartimento di Architettura di Alghero. In cosa consiste questo progetto di contaminazione tra note, ambiente e architettura?
R) Abbiamo voluto ampliare l’idea di festival, legare musica e paesaggio. Il progetto nasce come scuola estiva dove i giovani iniziano a sviluppare idee di allestimenti a basso impatto acustico. Un work in progress. L’architetto fa magari delle belle cose, ha un animo artistico, però manca la cultura del suono, perché il paesaggio ha un suono, non solo una dimensione visiva e olfattiva. In concreto abbiamo fatto delle mappature sonore, in diverse fasce orarie, del paese. Un lavoro di ricerca per capire come il suono cambia al cambiare del paesaggio, come si trasforma in funzione dell’urbanizzazione degli spazi. Se vuoi pianificare devi calcolare l’impatto. Se, per esempio, vuoi costruire vicino a una zona umida è chiaro che si perderà il suono della zona umida. Quando si edifica davanti al mare o nella città antica cambiano i suoni, oggi sono scomparsi i suoni della cultura, i suoni dell”artigianato. Faccio ricerca in questa direzione e nella scuola si interpreta il paesaggio dal punto di vista acustico. I musicisti si confrontano con gli studenti.
D) Ti seguono tanti giovani, pensi che sia possibile trasmettere loro un messaggio ambientale attraverso gli strumenti della musica?
R) Nell’ambiente della musica non commerciale il pubblico sta invecchiando… Noi con queste iniziative che portiamo avanti nel Festival attiriamo le nuove generazioni e in questo modo i giovani sperimentano un nuovo modo di vivere, e quindi di apprezzare, la natura. Non servono i grandi messaggi o le dichiarazioni, è importante avere la possibilità di vivere dei momenti immersi nella magia della natura…
Gian Basilio Nieddu