Ecorete: i pc ricondizionati che costano l’80 per cento in meno
Da qualche anno, anche in Italia le apparecchiature informatiche hanno una seconda vita. Chi non ha sentito parlare delle grandi discariche digitali della Cina dove approdano, quasi sempre illegalmente, i nostri rifiuti elettronici? L’innovazione è velocissima, e le aziende rinnovano il proprio parco informatico sempre più spesso. Ma perché mandare in discarica router, server, switch, e anche pc e notebook che ancora potrebbero funzionare bene?
Da questa domanda, nel 2008, è nata Eco-rete, costola della società di informatica Semantic, che si occupa di “revisionare” e reimmettere sul mercato apparecchiature informatiche, nella maggior parte dei casi di rete appunto, con conseguenze positive per l’ambiente e le tasche delle aziende e degli enti pubblici, a cui per ora il servizio è destinato.
Negli Stati Uniti e nel Nord Europa, realtà del genere esistono da un decennio. In Italia, Semantic è stata la prima impresa – e per ora probabilmente l’unica – a proporre questi servizi, con risultati positivi: «Nel biennio 2008-2010, il settore è cresciuto del 30%, nonostante il livello di riconversione delle apparecchiature sia ancora molto basso, intorno al 3%-5%», spiega Andrea Regonesi, responsabile Marketing e Social di Semantic.
Un’idea vincente, che favorisce la riduzione dei Raee (rifiuti di apparecchiature elettriche ed elettroniche) e permette agli acquirenti di risparmiare fino all’80% sul prezzo di listino. «Nelle aziende – racconta Regonesi – uno dei problemi più importanti è quello relativo alla dismissione delle apparecchiature informatiche , non ritenute più idonee all’uso per il quale sono state progettate. Dopo il periodo di garanzia concesso dalle case produttrici, questi dispositivi sono ancora lontani dalla fine della loro vita, ma la maggior parte delle aziende, anche per la presenza di particolari politiche, sono costrette periodicamente alla sostituzione delle strumentazioni». Parliamo di router, switch, server e apparati di telefonia IP, tutti apparecchi necessari per mettere in rete i pc e i telefoni di un’azienda o un’amministrazione e archiviare grandi quantità di dati.
Questi prodotti una volta dismessi devono essere smaltiti dalle aziende. Il che genera due grandi problemi, uno di natura economica e l’altro di natura ecologica», continua Regonesi. Basti pensare che i Raee rappresentano circa il 2% dei rifiuti globali, percentuale destinata a crescere in maniera esponenziale. Si tratta di apparecchi che contengono sostanze altamente inquinanti e tossiche, che dovrebbero essere smaltiti secondo procedimenti particolari, non sempre rispettati. Per i quali le aziende, una volta dismesse queste strumentazioni, sono costrette a pagare somme consistenti. Eco-rete cerca di risolvere questi due problemi: «Invece di smaltire router e server, spesso abbastanza nuovi e ben funzionanti, le aziende possono vendere a noi le strumentazioni di rete dismesse, risolvendo in questo modo il problema dello smaltimento dei Raee ed abbattendo del 100% i relativi costi. Optando per la vendita , le aziende migliorano anche la loro immagine ambientale non immettendo nell’ambiente nuovi rifiuti informatici».
Così, diverse grandi imprese, insieme a Province, Comuni e qualche Ministero, vendono le vecchie apparecchiature alla società, che si occupa di revisionarle: «Il ricondizionamento avviene nei nostri laboratori. Le strumentazioni vengono sottoposte a test specifici per valutarne lo stato di conservazione. In base alle rilevazioni che vengono effettuate in questa prima fase, segue la dovuta procedura di rigenerazione ed il successivo collaudo per verificarne l’affidabilità». A questo punto, le macchine vengono rimesse in vendita con una garanzia di un anno, offrendo un risparmio fino all’80% rispetto ai prezzi di listino. Un router Cisco ricondizionato modello 1841, per esempio, spiega Regonesi, costa 363 euro, contro i 1.255,50 euro di prezzo di listino del prodotto nuovo.
«La crisi economica mondiale preme sempre più sulle attività produttive, e spinge le aziende a trovare soluzione nuove per poter rimanere competitive, continuando a possedere la migliore tecnologia possibile ma cercando di ottenere dove possibile risparmi economici». Per gli enti pubblici, è un’occasione di far quadrare i bilanci e promuovere il Green public procurement, ossia gli acquisti verdi, fortemente raccomandati dall’Unione Europea, che con i propri provvedimenti «sta incrementando l’utilizzo e le iniziative di Green IT (ovvero la information technology “verde”)». «Le Pubbliche Amministrazioni – continua Regonesi – sono il nostro primo interlocutore, soprattutto per il loro bisogno fondamentale di migliorare la propria struttura di rete informatica, rispettando nel contempo i vincoli di budget e di bilancio e riducendo il proprio impatto ambientale».
L’attività di Eco-rete si inserisce in un contesto più ampio di informatica verde: Semantic offre infatti soluzioni per limitare l’impatto ambientale delle tecnologie, realizzando anche sistemi per video-conferenze e collaborazioni su spazi virtuali, in modo da ridurre gli spostamenti e i consumi energetici. Prossimo progetto: un servizio di ricondizionamento dedicato ai consumatori: pc e notebook low cost che fanno risparmiare e riducono il carico sull’ambiente.
Veronica Ulivieri