Economia circolare, più facile a dirsi che a farsi. Il nuovo report EEA
A pochi mesi dall’approvazione del pacchetto sull’economia circolare per mano della Commissione UE, l’Agenzia Europea per l’Ambiente (EEA) pubblica un nuovo rapporto sul tema, dal titolo: Circular economy in Europe – Developing the knowledge base. Un documento che indica gli obiettivi e i progressi futuri dell’economia circolare. Oltre ai suoi benefici e alle sfide che comporterà il passaggio verso un sistema più verde.
Questo tanto agognato modello economico dovrebbe diventate un punto nevralgico per la ripartenza dell’economia europea e della tutela ambientale, tanto che l’UE, attraverso il programma Horizon 2020, Work programme 2016-2017, destina 670 milioni di euro per le industrie con lo scopo di incentivare la transizione al nuovo modello. Tuttavia, quello che il documento dell’Agenzia restituisce è un quadro complesso.
In primo luogo, come in tutti i processi di transizione, i benefici non saranno uniformemente distribuiti: alcuni settori industriali, aziende, regioni o gruppi sociali rischiano di registrare delle perdite nel processo, mentre altri otterranno subito dei vantaggi. Ad esempio, molti lavori nelle industrie produttrici di materiali vergini o di beni di consumo di bassa qualità, spesso al di fuori dell’Europa, potrebbero andare perduti attraverso tali strategie. Per questo l’EEA suggerisce di studiare politiche ad hoc per gestire gli effetti negativi qualora si presentino. Coinvolgendo tutti i gruppi: a livello politico, economico e sociale. Con il fine di abbassare il più possibile i conflitti e le tensioni che inevitabilmente si potranno creare nel passare a un diverso modo di consumare, fare affari, a modelli fiscali differenti, oltre a dovere affrontare una rivoluzione tecnologica e nuovi approcci educativi. A proposito di quest’ultimo punto, infatti, l’ottenimento di determinati benefici dipenderà anche da quanto bene e rapidamente potranno essere implementate e sviluppate le necessarie competenze e l’educazione alle nozioni base dell’economia circolare. Visto che qualsiasi cambiamento richiede una sostanziale espansione della base di conoscenze per tracciare i progressi e identificare dove è necessario lavorare più intensamente al fine di conseguire risultati.
Come se fosse un manuale di istruzioni, nella ricerca vengono anche indicati i modi in cui i progressi potranno essere misurati, evidenziando le aree dove occorre prestare maggiore attenzione per raggiungere l’obiettivo e individuando gli elementi fondamentali del modello economico. Esistono già alcuni indicatori, come la continua riduzione dei rifiuti prodotti in Europa e l’aumento delle percentuali di riciclaggio. Ma sono necessarie più informazioni per comunicare il processo decisionale e coniugare le valutazioni sugli impatti ambientali, sociali ed economici. Inoltre, è necessaria una migliore consapevolezza delle strutture e funzioni produttive, delle dinamiche di consumo, di finanza e meccanismi fiscali, così come le origini e i percorsi per le innovazioni tecnologiche e sociali. Ottenere dati rilevanti da parte di tutti gli attori coinvolti richiederà però una buona dose di cooperazione. Una dote che gli Stati UE possiedono, ma non sono sempre disposti a mettere in campo.
Gestire la transizione significa quindi comprendere meglio tutti i diversi trend che attraversano la società e che compongono i modelli di produzione e di consumo.
Il rapporto sottolinea, naturalmente, anche i notevoli benefici per l’Europa legati al passaggio a un’economia circolare. Si ridurrebbero, infatti, le pressioni ambientali nella regione e sarebbe minimizzata l’elevata e crescente dipendenza dalle importazioni, che potrebbe costituire fonte di vulnerabilità. La sempre più pressante concorrenza globale per le risorse naturali ha poi contribuito a un marcato aumento dei livelli dei prezzi e della volatilità. Ecco perché le strategie di circular economy potrebbero anche tradursi in un notevole risparmio di costi, aumentare la competitività dell’industria europea, offrendo nello stesso tempo benefici netti in termini di opportunità di lavoro.
“Il concetto di economia circolare che ha recentemente guadagnato terreno nel processo decisionale europeo è un fatto positivo, perché si basa su soluzioni la cui prospettiva è il conseguimento delle sviluppo economico, rispettando al contempo i limiti ambientali – ha dichiarato il Direttore esecutivo dell’AEA, Hans Bruyninckx – L’EEA è pronta a sostenere la transizione verso un’economia circolare attraverso analisi e valutazioni”.
Beatrice Credi