Dopo due anni: i nuovi criteri UE sui perturbatori endocrini nei prodotti fitosanitari e biocidi
Ci sono voluti più di due anni affinché la Commissione Europea stabilisse e pubblicasse i criteri scientifici che identificano le sostanze considerate come perturbatori endocrini, eventualmente presenti nei prodotti fitosanitari (i pesticidi usati in agricoltura) e nei prodotti biocidi (disinfettanti) commercializzati e usati nell’UE.
Due anni e mezzo di ritardo rispetto all’obbligo che le era imposto dalla legislazione comunitaria stessa e che le sono costate una condanna della Corte UE di Giustizia e una recente durissima risoluzione dell’Europarlamento.
I criteri adottati oggi, in sostanza, costituiscono una “definizione operativa” che dovrebbe permettere di individuare e mettere al bando, o negare l’autorizzazione o la ri-autorizzazione nell’UE, di tutti i perturbatori endocrini, cioè tutte le sostanze che interferiscono con il sistema ormonale degli organismi, e rischiano di causare gravi danni alla salute dell’uomo e degli animali, nonché all’ambiente.
Sostanze che possono trovarsi sia nei prodotti di sintesi usati in agricoltura che nei biocidi, ossia in tutti i prodotti disinfettanti per l’igiene umana, animale, alimentare e ambientale, ma anche in quelli per preservare il deterioramento di materiali vari, per il controllo degli insetti nocivi, per la conservazione di liquidi (come sistemi di raffreddamento, impianti industriali, pitture e leganti, acquari) e contro le incrostazioni o le alghe.
Quello appena proposto dalla Commissione è “un pacchetto” che comprende una comunicazione inclusiva di una panoramica del contesto scientifico e normativo e una relazione sulla valutazione d’impatto, con lo stato attuale delle conoscenze scientifiche in merito ai criteri per la determinazione degli interferenti endocrini e fornisce informazioni sulle possibili conseguenze. La comunicazione prevede anche due progetti di atti legislativi, relativi rispettivamente alla legislazione sui biocidi e a quella sui prodotti fitosanitari, che stabiliscono, anche in questo caso, i criteri di identificazione degli interferenti endocrini. I criteri scientifici approvati oggi dalla Commissione si basano sulla definizione di interferente endocrino fornita dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) – definizione sulla quale si registra un ampio consenso.
Vytenis Andriukaitis, Commissario responsabile per la Salute e la Sicurezza Alimentare, ha dichiarato: ”I criteri scientifici che la Commissione presenta oggi garantiscono la salvaguardia del livello elevato di protezione della salute umana e dell’ambiente previsto dalla nostra legislazione sui prodotti fitosanitari e sui biocidi, legislazione ritenuta una delle più rigorose al mondo per questi motivi: sistema dell’autorizzazione preventiva, requisiti dettagliati in materia di dati e approccio basato sul pericolo nel processo decisionale. La Commissione rafforza oggi il proprio impegno a tutela della salute della popolazione dell’Unione Europea”.
Tuttavia, contro la decisione della Commissione si sono schierati Ong ambientaliste, Verdi Europei e anche l’Endocrine Society, una organizzazione che promuove la divulgazione dei risultati della ricerca scientifica sul sistema ormonale e la tutela della salute umana in questo settore. Due in particolare le critiche. La prima rileva che i criteri “delimitano troppo la definizione delle proprietà di interferenza endocrina delle sostanze”, ponendo come condizione che causino “notoriamente effetti avversi” per la salute umana, e in particolare “modifiche alla morfologia, fisiologia, crescita, sviluppo e riproduzione”. Che succede, si chiedono gli scettici, se gli effetti avversi non sono ancora accertati per l’uomo, ma solo in test in vitro o sugli animali, o se non sono “noti”, ma vi sono dei sospetti che possano esserci (principio di precauzione)? Secondo questi parametri, il numero delle sostanze che probabilmente finiranno per essere proibite si limiterà ad appena 25-26, quando negli anni scorsi si era parlato di diverse centinaia.
La seconda critica riguarda invece le deroghe. Alcune sostanze potenzialmente corrispondenti alla definizione di interferente endocrino potranno sfuggire alla proibizione se presentano rischi “trascurabili”, in base a una valutazione da parte dall’Autorità UE di sicurezza Alimentare (EFSA) e dall’Agenzia per i Prodotti Chimici (ECHA), che terrà conto di due fattori: l’esposizione e la pericolosità intrinseca (“hazard”) della sostanza. Potrebbe quindi essere considerato “trascurabile” il rischio di un interferente endocrino presente in una sostanza a esposizione piuttosto alta, ma con pericolosità intrinseca bassa. Finora, invece, era il solo livello dell’esposizione che doveva essere “trascurabile” per poter ottenere una deroga.
Beatrice Credi