Dio e Natura. La teologia laica ed ecologica di Vito Mancuso
Teologo e scrittore, Vito Mancuso ha firmato diversi titoli di successo, in particolare “L’anima e il suo destino” (Raffaello Cortina, 2007), “Io e Dio. Una guida dei perplessi” (Garzanti, 2011), “Il principio passione.La forza che ci spinge ad amare” (Garzanti 2013), tre bestseller da oltre centomila copie con traduzioni in molte lingue. Il suo pensiero si distingue per le posizioni non sempre allineate con le gerarchie ecclesiastiche, sia in campo etico sia in campo strettamente dogmatico. Dal 2009 è editorialista del quotidiano La Repubblica. Da marzo 2013 è docente di “Storia delle dottrine Teologiche” presso l’Università degli Studi di Padova. Il suo ultimo libro è Dio e il suo destino (Garzanti Editore, novembre 2015), che sta presentando in tour in questi giorni in varie città italiane.
D) Mancuso, perché ha intitolato il suo libro “Dio e il suo destino”?
R) Un po’ perché mi sono ricollegato al mio libro precedente L’anima e il suo destino, ma soprattutto perché penso che fino a quando il concetto di Dio non venga liberato da quello di Deus, ovvero l’archetipo occidentale del pensare il divino, il destino dell’esperienza religiosa oggi sia segnato. Penso che i concetti religiosi oggi, per poter tornare a toccare la vita pulsante della quotidianità, per tornare alla mente, alle mani e al cuore, debbano uscire dal recinto, diventare consolanti e avere intersezioni con più ambiti possibili per diventare interessanti.
D) Nel suo libro afferma che Dio dovrebbe essere antifascista: in che senso?
R) Ho ripreso la definizione “antifascista” da una battuta di Don Gallo, il quale mi disse che per lui alla fine non era così fondamentale capire tutta l’essenza di Dio, il significato della trinità, ma l’importante era che Dio fosse antifascista. Al di là della battuta, il senso di questa affermazione sta nell’intuizione più pura del divino: c’è una modalità di presentarlo e di viverlo che è fascista, è vissuto come qualcosa che vuole imporre se stesso. L’idea di Dio cristiano, all’interno della Bibbia ma anche in alcuni tratti del Vangelo, è fascista e qui sta il grande paradosso del Cristianesimo: il bene viene messo al centro della comunità, ma questo bene viene veicolato attraverso un Dio che è funzionale alla volontà di potenza per se stessa, a prescindere da ogni contesto. Per questo in Occidente questa idea di Dio non viene più considerata interessante per la propria vitalità. Secondo me invece la visione più matura è quella di Dio come bene, come amore, come relazione armoniosa, perché è più capace di entrare in contatto con la vita e di custodirla e preservarla.
D) Che cosa l’ha portata ad avvicinarsi alla religione così tanto da farsi ordinare sacerdote e poi ad allontanarsene per osservarla come teologo?
R) Ero molto giovane, frequentavo gli ultimi anni del liceo, e avevo deciso di ordinarmi sacerdote perché ero molto affascinato dall’idea della vita come amore, come relazione armoniosa. Ho ricordi bellissimi di quel periodo. A 23 anni fui ordinato sacerdote, dopo un anno però capii che, sebbene non avessi perso la mia vocazione dal punto di vista intellettuale, non potevo vivere senza l’espressione anche fisica dell’amore per una donna e che nel ruolo di sacerdote io ero soltanto un tramite per la voce del padrone, senza autonomia. Oggi penso che sia necessario laicizzare il pensiero religioso, ma non per depauperarlo, bensì al contrario per renderlo più efficace.
D) Ambiente e natura: quali definizione può dare come teologo e come credente?
R) L’ambiente è una particolare manifestazione della natura. La natura non si identifica con l’ambiente tout court. L’ambiente è l’ambito entro il quale io mi muovo. Ma io stesso sono natura. È necessario distinguere fra natura naturata e natura naturans. L’ambiente è la natura naturata, è ogni manifestazione concreta e visibile di tutto ciò che è costituito da materia e ha un corpo. La natura naturans è il principio naturante, il principio vitale, l’energia. La natura nel senso più potente. Non a caso il termine deriva dal participio futuro nascituro, ciò che deve sempre nascere. Non avremo mai nessun contatto con l’essenza divina, ma con la sua energia sì, proprio attraverso la natura, questa è la definizione del credente.
D) E qual è il suo rapporto con la natura?
R) Io sono aria, acqua, fuoco e terra. Non posso considerare la natura come qualcosa di esterno con cui io mi rapporto, perché io stesso sono natura. La natura si dice in me come materia, come aria, come calore. Noi siamo natura naturata ma anche natura naturans. Il mio è pertanto un rapporto di appartenenza e, parallelamente, di non appartenenza perché a volte la natura è matrigna.
D) Quanto l’impegno ambientale condivide con l’etica?
R) Non si può prescindere la responsabilità etica dall’impegno nella cura del pianeta, oggi questo è un concetto abbastanza condiviso.
D) Quanto la religione cattolica aiuta a costruire una coscienza ecologica secondo lei?
R) Tutto sommato poco. Ma adesso, dopo l’ultima enciclica del Papa, sembra che possa nascere una coscienza ecologica anche all’interno della Chiesa. La sensibilità all’ambiente non appartiene alla tradizione cattolica per tanti motivi. San Francesco è stato un’eccezione, mentre l’interesse del mondo cattolico verte principalmente sul fenomeno antropico. L’enciclica del Papa ha dichiarato invece che abbiamo bisogno di un’ecologia integrale, di un rispetto che non può prescindere dalle piante, dagli animali, dalla terra. Bisogna tendere a un approccio olistico, perché il fenomeno vita si manifesta come minerale, vegetale e animale!
Daniela Falchero