Dentro le “ghost town”. L’occhio fotografico di Sandro Giordano
Dietro l’obiettivo come fotografo, davanti all’obiettivo come attore. E’ la doppia carriera di Sandro Giordano, classe 1972, romano di Roma, che sul grande schermo si fa notare nel 1996 in “La sindrome di Stendhal” di Diario Argento. Nel 2004 entra poi nel cast di “L’amore è eterno finché dura”, diretto da Carlo Verdone. Sul piccolo schermo recita invece in “Rita da Cascia” (2005), “Questa è la mia terra” (2006) e “Il generale Dalla Chiesa” (2007). Ma la massima espressione del suo talento è negli originali lavori fotografici, come “IN EXTREMIS (bodies with no regret)“: corpi maltrattati, oggetti, sangue, dissacrazione – anche a sfondo ambientale. Un preludio artistico alla trasmissione di cui, da novembre scorso, è protagonista su Rai 5: “Ghost Town“, ovvero otto documentari dedicati alle “città fantasma” dove ci guida dentro case diroccate, monumenti in rovina, vicoli abbandonati, stanze senza più vita. Un altro mondo, tutto da scoprire e da valorizzare, magari riqualificando l’esistente…
D) Sandro, nella puntata di “Ghost Town” dedicata a Poggioreale, in Sicilia, dici “Qui natura e cultura si combattono a colpi di bellezza“. Hai documentato un patrimonio da preservare, ma osservi che per via di problemi sociali ed economici i paesi siciliani rischiano di diventare paesi fantasmi. Una bellezza e una ricchezza che non stiamo valorizzando, per quale motivo?
R) Questa domanda se la pongono – ce la poniamo! – in molti. Ma non è facile trovare una risposta, forse perché gli elementi da considerare e che concorrono a questa situazione sono molti, troppi. Certamente le ragioni vengono da lontano e risiedono, in primis, nell’ormai secolare Questione Meridionale che ha le sue origini ben prima dell’Unità d’Italia. Un problema – una disparità tra Nord e Sud – che sino ad ora nessuno è mai stato in grado di sanare. Come fotografo, io non ho gli strumenti per trovare una risposta efficace alla questione, ma cerco comunque di fare la mia parte: con la mia macchina fotografica posso fermare il presente per sottoporlo agli occhi di tutti e mettere in luce qualcosa che si tende a voler dimenticare… Ci sono paesi che si sono spopolati all’improvviso per eventi naturali, ma il problema sono anche i centri urbani che stanno andando a morire in modo graduale, giorno dopo giorno. Un’agonia sociale quotidiana…
D) Che sensazione provi quando visiti questi luoghi?
R) Quando esploro una Ghost Town non posso fare a meno di immaginare la città, il borgo – grande o piccolo che sia – al tempo in cui la vita scorreva tra le strade e dietro le porte delle case, delle botteghe, degli uffici. E’ facile immaginare queste scene di vita vissuta, ma bisogna fare uno sforzo in più: ricordarsi che le persone che vivevano in queste città oggi abbandonate erano persone come noi, con la loro quotidianità che credevano nulla avrebbe potuto spezzare così profondamente. Che questi luoghi si siano spopolati di colpo o lentamente, un fatto è certo: nessuno pensava che un giorno la propria casa, il paese intero, sarebbe stato inghiottito dal vuoto. Le città fantasma mi ricordano che non si dovrebbe dare nulla per scontato…
D) Quanto la fotografia e i documentari possono incidere nell’opinione pubblica per prendere coscienza dei temi relativi all’ambiente, inteso anche come patrimonio storico ed antropologico?
R) Credo fermamente che i canali di comunicazione che hai citato siano gli unici in grado di arrivare al cuore e alle coscienze delle persone. Come spesso accade, noi esseri umani utilizziamo in modo non corretto i mezzi che abbiamo a disposizione, la televisione in primis. Se le importanti emittenti televisive mondiali proponessero un maggior numero di documentari rivolti al tema dell’ambiente, quantomeno avremmo noi tutti un occhio di riguardo in più.
D) Anche nella tua produzione artistica ci sono temi ambientali e animalisti, trattati in modo inconsueto…
R) Il tema sull’ambiente l’ho affrontato un paio di volte nel mio progetto fotografico _IN EXTREMIS (bodies with no regret). Ho realizzato una foto contro il disboscamento e un’altra – Merry Revolting Christmas – in cui è ritratta una donna borghese, caduta a terra, colpita nel giorno di Natale da un abete addobbato mentre porta a tavola una pietanza contenente la testa di un agnellino. Sul divano c’è una pelliccia di visone e accanto a lei, il tappeto di un orso polare. La giusta vendetta di quattro cadaveri ai danni di un essere (dis)umano…
D) Quali pensi siano le priorità ambientali del nostro tempo?
R) Abbassare assolutamente il livello di anidride carbonica nell’aria e preservare il più possibile boschi e piantagioni. Per non parlare del danno che stiamo recando all’ecosistema marino. Come ripeto serve maggiore sensibilizzazione e i governi dovrebbero concentrarsi molto di più sui temi ambientali.
D) Quali sono i tuoi comportamenti quotidiani legati alla tutela ambientale?
R) Nel mio piccolo faccio quello che posso: raccolta differenziata, risparmio energetico e soprattutto dell’acqua. Quando capita, divento bacchettone nei confronti degli altri. Qualche tempo fa passeggiavo in centro, mentre attraversavo la strada, ho visto un uomo in auto fermo al semaforo lanciare una bottiglia di plastica dal finestrino. L’ho raccolta, sono andato da lui e gli ho detto: “Credo le sia caduta questa”. L’idiota è diventato paonazzo dalla vergogna, ha preso la bottiglia, se l’è rimessa in macchina ed è ripartito senza fiatare. Non so quanto possa essere servito, probabilmente avrà ripetuto la stessa azione poco più avanti ma almeno l’ho fulminato con lo sguardo…
Gian Basilio Nieddu