Della Casa: ecologismo, fantascienza e libertà
In versione ragazzo di campagna, come il celebre film di Pozzetto, magari che guida il trattore o semina l’insalata, in pochi lo conoscono. Eppure Steve Della Casa, uno dei più noti e brillanti critici cinematografici italiani, adora il paesaggio agreste e le colline del vino di Gavi, nell’alessandrino, come un amante venera la fidanzata. Il dinamico presidente della Film Commission Piemonte (ruolo in scadenza questo mese) e conduttore del programma radiofonico Hollywood Party su Radiotre, autore di recente di “Il cinema secondo Steve” (Editore Felici), da buon intellettuale engagé ha le idee chiare sui problemi dell’ambiente che, dice, “sono ancora marginali, ma dovrebbero essere centrali nei programmi di governo, perché aria pulita e mobilità sostenibile significano benessere”.
D) Steve, ti ritieni un ecologista?
R) Direi di sì, mi considero un “verde”, per il mio amore per Gavi e le mie attività campagnole. Io e mio fratello abbiamo un cascinale con molta terra intorno, e’ un porto di mare, ci divertiamo moltissimo laggiù, soprattutto in estate. Siamo quasi autosufficienti con la verdura nei mesi caldi, le conserve e la frutta, cuociamo nel potagé a legna, il forno giusto per la mia ricetta preferita, i ravioli. Cena alle 7, a letto alle 9, dopo una giornata faticosissima nei campi.
D) Quasi un contadino mancato…
R) Sì, come Pozzetto. “Scarpe grosse, cervello fino”. A parte gli scherzi, davvero Gavi è il mio paradiso terrestre. Anche se devo dire che la qualità della vita a Torino è migliorata parecchio rispetto a molti anni fa, quando lasciavi il lenzuolo sul balcone e lo tiravi dentro asciutto ma grigio. La metropolitana e le tante biciclette che si vedono in giro hanno abbattuto l’uso dell’auto, per fortuna. Io viaggio soprattutto con la due ruote. Abito in piazza Bernini e da quando c’è la linea interrata della metro finalmente quella zona meravigliosa di Torino è diventata vivibile.
D) Però Torino sembra che sia ancora maglia nera per l’inquinamento. Dove si dovrebbe intervenire, secondo te?
R) Ci sarebbero almeno tre semplici strategie da adottare per renderla una città più vivibile. Fare la seconda linea della metro sostituendo il bus 4, costruire piste ciclabili serie, visto che ora sono concepite per farsi una bella passeggiata, ma non sono realmente fruibili…
D) Perché?
R) Non sono protette, finiscono nel nulla, sono utilizzate come parcheggio delle auto. E il terzo punto è fare in modo che funzionino, secondo una rete organizzata e integrata, oltre a rendere più frequenti i pullman di sera. Mi rendo conto che il conto economico sia salato, ma se guardi quanto costa ai cittadini pagare la benzina e quanti biglietti venderesti, la città ne trarrebbe di sicuro un beneficio.
D) Scelte urbanistiche mal fatte?
R) Se si pensa che in corso Francia c’era una volta un trenino che da piazza Statuto portava fino a Rivoli, che poi è stato smantellato per lasciare il posto esclusivo alle auto, non si può pensare che Torino sia oggi fatta per la mobilità sostenibile.
D) E fuori da Torino (tolta Gavi) dove si sta bene?
R) Non amo più viaggiare, saranno 30 anni che non faccio vacanze. Ogni settimana mi sento una pallina da flipper già così, sempre a far la spola tra Roma e Torino. Da giovane adoravo spostarmi, ora molto meno. Non mi piacciono i check in, mi sembra di entrare in carcere, non ne ho nessun piacere.
D) Da dove partiresti per una rivoluzione ambientalista?
R) Dal cambiamento del misuratore di benessere. Ora lo calcoli col PIL, ma che senso ha? Facciamo un esempio: si rovescia un tir e il traffico resta bloccato. Nessuno si è fatto male, i motori restano accesi per minuti e si aumenta il Prodotto Interno Lordo, perché si consuma benzina a vuoto. E’ benessere l’aumento del Pil? No, è inquinamento. Se il concetto che vogliamo sostenere è che il benessere è dato quando si costruisce e produce, distruggendo, non si cambierà mai il sistema e vivremo in un mondo sempre più povero, brutto e sporco. Perdiamo i campi fertili, ma costruiamo i capannoni: ovvio che si fanno lavorare centinaia di persone, si movimenta l’economia, ma alla lunga l’ecosistema non è più compatibile con le nostre esigenze.
D) C’è una letteratura ecologista, ma nel cinema cosa c’è?
R) I film a sfondo ecologico più belli sono quelli di fantascienza, dove si dipinge un mondo distrutto dalla rapacità dell’uomo. Penso per esempio a “2022. I sopravvissuti”, o ai film degli zombie di Romero, che raccontano di gente che vive in un gigantesco supermercato, ma è come morta. E’ la Fantascienza il genere più ecologico. A questo proposito, però, bisogna stare attenti.
D) A che cosa?
R) All’ecologismo estremo. Il cambiamento dovrebbe prima di tutto partire dagli ecologisti, che secondo me sbagliano completamente approccio. Passano spesso come dei guastafeste, dei fanatici. Ed è vero. Contribuendo a disaffezionare le persone alle cause per cui si battono. Se guidi 8 ore, una sigaretta vorrai fumartela? Loro ti dicono di no. Bisogna creare un giusto mix tra il vivere bene e il non rompere le scatole alla gente. L’immagine e il messaggio dell’ecologismo credo siano profondamente da ripensare.
Letizia Tortello