Dai ricambi agli elettrodomestici rigenerati. La missione di Astelav contro l’obsolescenza
C’è un posto in Italia dove con soli 100 euro si portano a casa una lavatrice perfettamente funzionante e una buona azione di “ecologia reale”. Siamo a Torino, a Porta Palazzo, nel negozio Ri-Generation, una bottega di economia circolare che ha alzato le serrande nel mese di maggio. Un impasto, ben riuscito, tra l’etica sociale del Sermig (Servizio Missionario Giovani) e la capacità imprenditoriale del marchio Astelav. L’azienda che ha permesso di dare gambe e realtà a questo interessante processo antispreco, a favore del riuso e dell’esercito di precari che una lavatrice nuova fiammante non se la può permettere.
In sintesi il progetto è questo: l’Astelav intercetta gli elettrodomestici, anche lavastoviglie e forni, destinati allo smaltimento e li dirotta nel suo laboratorio dove i tecnici li rigenerano – un’operazione che va oltre il rimettere in funzione – per essere venduti nel negozio o via web tramite il sito Ri-Generation. In questo modo invece di smaltire o di ottenere materie prime seconde dal classico riciclo (seppur importante in mancanza di alternative), l’elettrodomestico viene rimesso in circolo.
Questa operazione è possibile grazie all’esperienza di un’azienda leader di mercato come Astelav, che produce ricambi, quindi può fare economie di scala e garantire la sostenibilità di questo circolo produttivo. La storia di questo marchio – sigla di Assistenza Tecnica Lavatrici – affonda paradossalmente le radici proprio negli anni del pieno trionfo del consumismo. Nei Trente Glorieuses, come amano definire il Boom Economico i francesi, quando l’Italia era tra i Paesi al mondo che produceva più frigoriferi, televisioni e lavatrici. “Ho fondato l’azienda nel 1963 e la nostra prima attività era un centro di assistenza tecnica, poi abbiamo scoperto il mondo dei ricambi. All’epoca nessuno se ne occupava e ci siamo creati un nostro spazio di mercato”. E’ la cronologia aziendale nelle parole di Giorgio Bertolino che a 22 anni, a Torino, iniziò l’attività dove oggi lavorano i figli Riccardo ed Ernesto, con un fatturato da 12 milioni di euro e 50 dipendenti. Ma lui, classe 1941, è sempre in pista e,soprattutto, aperto all’innovazione.
La nuova avventura imprenditoriale ha uno slogan “buonista” (gli “Elettrodomestici che fanno bene”), ma si basa su una chiara governance manageriale che garantisce la sostenibilità economica e, dunque, il futuro dell’iniziativa. “Con la legge 1 contro 1 (il venditore di un elettrodomestico nuovo è tenuto a ritirare e smaltire quello vecchio, NdR) si è creato un sistema dove noi interveniamo. In pratica intercettiamo gli elettrodomestici ovvero i RAEE (Rifiuti da apparecchiature Elettriche ed Elettroniche) ritirati dalle società di logistica e li prendiamo per allungargli la vita. Anche i privati li possono portare nei nostri punti ritiro: a Torino e Vinovo. Da un anno abbiamo creato un laboratorio all’interno dello stabilimento. Ci lavorano 4 tecnici che non si limitano a riparare”, fanno un intervento più profondo perché la macchina deve dare buone prestazioni. Garantiamo un anno di garanzia“, spiega Bertolino.
L’impatto ecologico, tra le altre cose, è dato dal risparmio energetico prodotto dalla rigenerazione. Si eliminano inoltre i costi di smaltimento: “In questo modo si evitano di spendere soldi per la rottamazione. Ci sono dei grossi impianti dove si recuperano le materie prime seconde che poi oggi, con la discesa dei prezzi, presentano dei problemi di mercato. Noi spendiamo meno e diamo nuova vita all’elettrodomestico. Senza dimenticare che solo il 30% dei RAEE viene smaltito in modo corretto, e il resto….. “.
Ri- Generation è un primo passo per limitare l’obsolescenza tecnologica che porta a disfarsi di un elettrodomestico a volte quasi nuovo perché “l‘assistenza è costosa e, dunque, invece di spendere 150 euro per aggiustare un elettrodomestico, ne spendo 300 per uno nuovo. Tanti RAEE che recuperiamo sono quasi nuovi – denuncia Bertolino – la loro età media è di molto inferiore a quella che per cui sono stati costruiti!”.
C’è il laboratorio, c’è il negozio, ma pure il progetto di trasmettere le competenze tecniche necessarie alle persone che vogliono aggiustare da sole i loro elettrodomestici. E qui si apre una parentesi quasi filosofica con l’amministratore delegato, che esprime una saggezza di un Italia d’altri tempi: “Riparare da soli il proprio apparecchio permette di entrare in sintonia con l’oggetto“: parafrasando si ottiene: Lo zen e l’ arte della riparazione della lavatrice. “C’è un movimento, a volte supportato da norme di legge, che sta combattendo contro i giganti industriali per ottenere la possibilità di intervenire sugli smartphone. Su You Tube si diffondono dei tutorial che insegnano, per esempio, come cambiare lo schermo dei tablet“. Frammenti di resistenza all’obsolescenza che spesso è più di mercato che tecnologica. L’ approccio circolare di RI-Generation è anche sociale: “abbiamo salvato delle professionalità tecniche con questo progetto” (alcuni operai della ex Indesit di None, ad esempio). Non a caso Bertolino naviga, in questo progetto, sulla stessa barca del teologo Ernesto Olivero.
Gian Basilio Nieddu