Da LEED a WELL. Daniele Guglielmino, instancabile promotore di sostenibilità nell’edilizia
“Campioni d’Italia” parla spesso di imprese, associazioni, cooperative, istituti di ricerca, di “collettività” che hanno fatto della sostenibilità ambientale la loro stella polare. Meno spazio abbiamo invece dedicato, in questi anni, ai singoli manager e ai liberi professionisti. Eppure sappiamo che, in molte occasioni, i progetti di successo e i risultati delle organizzazioni sono il frutto della determinazione, delle capacità e della passione di singole persone, che sanno stimolare e spronare chi lavora intorno a loro – magari sotto traccia e senza grandi clamori. E’il caso di Alessandro Martini, il commercialista con il pollice verde che si prende cura (gratuitamente) di un grande parco metropolitano, ma anche quello di un altro piemontese “cittadino del mondo”, un architetto PhD classe 1982 always on the move, con un curriculum accademico impressionante, che invece di aspirare al mondo dorato delle “archistar”, ha fatto della ricerca e della “ecologizzazione” dell’edilizia la sua missione quotidiana. Lo abbiamo incontrato a Torino, nei giorni di Restructura.
Daniele Guglielmino - che per semplicità si definisce “Senior Sustainability Specialist” (ma è anche consulente della società di ingegneria veronese Manens-Tifs, LEED AP – ovvero Accredited Professional - WELL AP ecc.) – si avvicina per la prima volta ai temi della sostenibilità ambientale nell’edilizia durante il Dottorato di Ricerca al Politecnico di Torino, all’interno del gruppo di Ricerca TEBE del Dipartimento di Energetica. “Mi sono focalizzato principalmente sugli strumenti per il progetto sostenibile - ci racconta – e in questo senso, i rating system per la certificazione del livello di sostenibilità ambientale degli edifici avevano e hanno tutt’ora un ruolo cruciale, sia nel guidare progettisti, imprese e gestori di immobili verso il conseguimento di elevate prestazioni, sia nel riconoscere un valore aggiunto (anche economico) agli interventi certificati”.
Guglielmino ha contributo anche, dal punto di vista scientifico, alla stesura di uno di questi protocolli ispirato a LEED (Leadership in Energy and Environmental Design), il GBC Historic Building, il primo nato direttamente in Italia (e non declinato a partire da una versione americana) per valorizzare e riqualificare l’enorme patrimonio di edifici storici del nostro Paese. Ma invece di sottolineare il proprio ruolo, il suo pensiero va all’intuizione originale di uno dei suoi “maestri”, prematuramente scomparso nel 2016. ”E’ stata davvero un’intuizione, maturata da Mario Zoccatelli, visionario e illuminato ideatore del Green Building Council italiano, che mi raccontò questa idea passeggiando, dopo una cena, per il centro storico di Verona, per le vie strette che stanno a ridosso del Liston – per i Veronesi la passeggiata che abbraccia l’Arena. In quell’occasione mi fece vedere un edificio realizzato negli anni ’70, su un basamento di una rovina romana, come tante ce ne ne sono nel centro del capoluogo scaligero. In quello scorcio si vedevano anche svariate altre fasi della storia dell’architettura italiana, dal periodo romano, medioevale, fino a giungere ai piedi del Sanmicheli, in Corso Cavour e avanti fino ai giorni nostri. Mi disse che nessuno poteva avere la cultura del restauro e del recupero del patrimonio storico artistico e testimoniale come noi italiani, e allora perché non lavorare sui temi del restauro sostenibile? Di qui iniziò il lavoro per la creazione del protocollo GBC Historic Building”.
Una cosa “banale” (come tutte le genialità), vista a posteriori: perché non far dialogare un’eccellenza della tradizione italiana, come il mondo del restauro, con le nuove tecnologie, gli strumenti e i materiali dell’edilizia sostenibile? Nonostante tutta l’edilizia fino all’Ottocento sia stata, di fatto, “bioedilizia“, quei due mondi – dal secondo dopoguerra ad oggi – hanno infatti dialogato ben poco.
Ma oggi la missione di Guglielmino e colleghi fa un ulteriore passo in avanti. Perché se gli aspetti ambientali dell’edilizia sono importanti, a quelli della salubrità dello spazio abitativo e di lavoro (già comunque presenti nei protocolli LEED) bisogna, se possibile, riservare un’attenzione e un’enfasi ancora maggiori. E’ la nuova sfida del protocollo WELL. “Rick Fedrizzi, CEO di International Well Building Institute, l’ente di ricerca che gestisce lo sviluppo del protocollo WELL, chiama questa sfida la seconda onda della sostenibilità“, ci spiega Daniele. “Il sistema LEED, ormai presente sul mercato internazionale da circa 20 anni, ha permesso di affrancare il concetto di edificio sostenibile certificato attraverso una metrica oggettiva, da un ente di parte terza riconosciuto a livello internazionale. Con gli stessi criteri, WELL si affaccia sul mercato spostando l’attenzione sul benessere delle persone, fisico e mentale”.
“Il benessere degli occupanti all’interno degli edifici – prosegue Guglielmino – si progetta, si costruisce e si gestisce e mantiene nel tempo. Coinvolge tutti gli operatori della filiera, poiché il benessere riguarda l’aria respirata, l’acqua e i cibi ingeriti, la qualità di uno spazio rispetto alle tematiche del comfort termoigrometrico, acustico, visivo, all’estetica di uno spazio, alla biofilia. Ad esempio pensiamo ai materiali che si ritrovano in uno spazio confinato (un soggiorno, un ufficio, un’aula scolastica) e sono a diretto contatto con il volume d’aria respirato dagli occupanti. Vernici, siliconi, adesivi, primer, fino a pavimentazioni in ceramica o legno, controsoffitti ecc.. Il contenuto e l’emissione di sostanze organiche volatili (i cosiddetti VOC) rappresentano un pericolo per le persone, che possono respirarle aumentando così il rischio di insorgenza di patologie specifiche. La scelta dei materiali che concorrano a generare la salubrità di un ambiente viene fatta da un progettista, realizzata da un costruttore, sulla base di un materiale fornito da una manifattura. La sensibilità di chi è coinvolto nei temi della bioedilizia è senza dubbio un elemento di vantaggio nell’acquisire la visione necessaria a operare secondo questi principi”.
Per questo, insieme ad APTA VITAE – un’organizzazione fondata nel 2017 da Giovanni Fabris, un imprenditore trevigiano – Daniele ha voluto organizzare, lo scorso ottobre, con il supporto dell’International Well Building Institute, la “Wellference”, il primo evento in Italia dedicato alla salute e benessere negli edifici e nelle città, con la partecipazione proprio del “guru” americano Rick Fedrizzi.
Ma l’esperienza con LEED non è tuttavia terminata per Guglielmino, anzi. Anche qui un nuovo step: dopo il balzo dalla dimensione dell’edificio a quella dei quartieri ora si passa all’intera città, con “LEED for cities”, di cui la sindaca di Savona – ci dice Daniele – è stata la prima a intuire le potenzialità. “LEED for Cities è uno strumento di programmazione e azione sui territori urbani. Aiuta le amministrazioni a focalizzare obiettivi, strategie, responsabilità, tempi e risorse per operare in chiave sostenibile. Inoltre supporta le amministrazioni nella definizione degli indicatori sensibili per valutare le prestazioni reali consentendo un confronto con dati di benchmark. La sindaca di Savona, Ilaria Caprioglio ha intuito le potenzialità di questo strumento nel consentire una rapida mappatura del territorio rispetto ai temi di sostenibilità ambientale, economica e sociale, così da individuare punti di forze e di debolezza (su cui agire). Nel corso dell’evento Greenbuild 2017, tenutosi a Boston, la sindaca ha ricevuto da USGBC l’attestato di precertificazione di Savona secondo LEED for Cities, prima città in Europa!”.
Grazie a questo passaggio una bella città italiana (poco nota al grande pubblico, soprattutto straniero) può oggi valorizzare le proprie peculiarità diventando più attraente per investitori e stakeholders interessati a sviluppare iniziative di riqualificazione e recupero.
“Al momento LEED for Cities ha poco più di un anno di vita e tra le città che hanno completato o stanno completando il percorso, oltre a Savona, ci sono Washington DC, Phoenix, Atlanta e Seul, tra le principali – conclude Guglielmino – Grazie all’esperienza di Savona altre città, sia italiane sia europee, si stanno avvicinando a questo percorso”. Forse grazie anche a chi ha proposto e raccontato, con passione, lo strumento a queste città.
Andrea Gandiglio