Cleanap: la guerriglia di civiltà che sta mobilitando Napoli
Nella città tristemente simbolo delle emergenze rifiuti hanno mobilitato i cittadini per il decoro di piazze e strade. E nello stesso posto, dopo tre anni di flashmob, associazioni dimostrative, corsi di educazione ambientale nelle scuole, stanno portando anche il bike sharing, un progetto su cui in pochi avrebbero scommesso per Napoli. L’associazione napoletana Cleanap, che oggi conta una ventina di soci under 35, nasce nel 2011 dal desiderio di un gruppo di amici di fare qualcosa di concreto per la propria città assediata dalla monnezza, una “guerriglia di civiltà”, come riassumono loro in tre parole.
“Cleanap nasce nel 2011 come una proposta di performance socialmente utile durante l’ennesima ordinaria emergenza rifiuti di Napoli. La qualità della vita diventava ogni giorno più invivibile, il nostro patrimonio sempre più mortificato dalla scelleratezza dell’uomo che tradisce l’uomo, speculando sul sistema rifiuti. Un pomeriggio, decidiamo di lanciare una sfida: Come fare per riprendere possesso della nostra città? Come fare per affermare il nostro amore e la voglia di impegnarsi in prima persona? Come fare a opporsi all’intollerabile situazione dei rifiuti di Napoli, proponendo un’alternativa fattiva e non una “mera” protesta? Creammo un evento su Facebook, scegliendo di chiamarlo Cleanap|Piazza pulita. Sostanzialmente si trattava di un invito alla cittadinanza attiva per scendere in piazza, muniti di scope, palette, piantine da innestare, strumenti funzionali per prendere possesso della piazza prescelta, piazza Bellini, una piazza centralissima, molto frequentata da giovani, area in cui si trovano edifici storici e resti archeologici, quindi che - forse più delle altre – doveva essere tutelata”, spiega oggi Emilana Mellone, ideatrice del progetto. Lo stesso nome è tutto un programma: “Cleanap è una crasi tra il verbo to Clean e Nap(oli). Se lo andate a pronunciare “cleanap”, diventa “clean up”, i cui svariati significati rimandano a: moralizzare, pulire, raccogliere, regolare, ripulire”.
Dopo il primo evento, che raccoglie circa 80 persone in una sola settimana, se ne susseguono altri nelle piazze del centro storico, che nel 1995 l’Unesco ha dichiarato Patrimonio dell’umanità: largo Banchi Nuovi e largo San Giovanni Maggiore Pignatelli, Porta Capuana (piazza San Francesco a Capuana; piazza Enrico de Nicola), largo Santa Maria La Nova, piazza Mercato. “Sempre più persone partecipavano alle iniziative per fare “piazza pulita” dei luoghi comuni che attanagliano ancora oggi la città partenopea, sempre più persone parteciparono in prima persona, ognuna portando strumenti per sé e per chi ne era sprovvisto”. Nasce così un vero e proprio esperimento di innovazione sociale guidato da under 30, poi sfociato nell’associazione Cleanap. Che però, ci tengono sempre a precisare i responsabili, non vuole assolutamente sostituirsi alle istituzioni, ma anzi sollecitarle a intervenire per la cura dell’ambiente e del patrimonio artistico, sensibilizzando allo stesso tempo i cittadini sulla responsabilità collettiva dei beni comuni.
In questi anni l’associazione ha promosso diverse attività: “Dal 2011 collaboriamo con le scuole, lavorando ai nostri progetti di eco-orienteering, riqualificazione del verde scolastico e compostaggio, per incoraggiare i genitori e insegnare ai bambini un nuovo approccio in nome della sostenibilità e del riuso creativo”. Dallo stesso anno “siamo promotori e partner italiani del movimento Let’s Do It!World, un’organizzazione nata in Estonia nel 2008 con l’intento di realizzare l’ambizioso progetto di ripulire il proprio paese in un solo giorno”. In questo ambito, l’edizione dell’anno scorso è stata dedicata alla pulizia del parco naturale del Vesuvio.
Ma il progetto principale e più interessante, insieme all’impegno per il decoro di Napoli, è senza dubbio quello del bike sharing, su cui pochi prima sarebbero stati disposti a scommettere. Un progetto in via di realizzazione grazie al bando MIUR “Smart Cities and Communities and Social Innovation” per le Regioni della Convergenza, che Cleanap vince nel 2012. “Il nostro compito è stato quello di creare ex novo il servizio di sharing: abbiamo in primis fatto ricerca, comparando le esperienze nazionali e internazionali, approfondendo le best practices e anche le worst, per cercare di evitare gli errori commessi dagli altri, il tutto rapportandolo al nostro contesto complesso, ma stimolante”, continua Emiliana.
Bike Sharing Napoli è costituito da una rete di dieci ciclostazioni che fungono da punti di prelievo e consegna per cento biciclette dotate di GPS per il monitoraggio dei flussi in tempo reale, affiancate da un’app che permette agli utenti di verificare la disponibilità di bici e parcheggi nelle diverse stazioni. Attualmente è in corso la fase di testing del sistema: “Abbiamo installato l’infrastruttura per il servizio pilota e – insieme ad un gruppo di tester selezionati – stiamo utilizzando il servizio. Dopo due mesi di installazione, nessuna bicicletta, né componenti sono state rubate, i piccoli atti vandalici che sono stati registrati si sono verificati a causa della concentrazione di ragazzini e fan di Justin Bieber sotto l’Hotel Vesuvio sul lungomare, quindi più che inciviltà congenita, relegherei questo comportamento a immaturità adolescenziale!”. Dopo la fine del periodo di test, partirà il servizio: “Si tratterà di un servizio pilota, quindi sperimentale e gratuito fino a maggio 2015, il cui scopo è portare all’attenzione e alla fruizione della cittadinanza napoletana un metodo alternativo, ecologico, economico e sostenibile di mobilità”.
Veronica Ulivieri