Città del Bio: 200 Comuni per far quadrare economia ed ecologia
Quando è stata creata l’associazione, più di dieci anni fa, nessuno forse pensava di poter riferire alle città l’aggettivo “biologico”. Di agricoltura urbana ancora non si parlava e pochi erano sensibili al tema del cibo biologico nelle mense scolastiche. Oggi le cose sono diverse, ma il lavoro di sensibilizzazione di questi anni si deve anche a Città del Bio. “Siamo nati a fine 2003 a Grugliasco, il primo Comune, insieme a Cesena, a introdurre cibi bio nei pasti dei bambini a scuola. All’inizio eravamo un gruppo di una trentina di Comuni, c’erano già grandi città come Roma. Oggi siamo arrivati a 200 adesioni e stiamo lavorando per internazionalizzare la nostra rete”, sintetizzaIgnazio Garau, ex presidente e oggi direttore dell’associazione.
Il punto di partenza è stato il tema dell’alimentazione a scuola, per muoversi poi anche su altri fronti: “Man mano che hanno aderito nuove realtà, sono cambiati anche gli obiettivi dell’associazione, che oltre alle coltivazioni biologiche oggi promuove anche il contenimento dei consumi, la produzione di energia da fonti rinnovabili, la riduzione e il riciclo dei rifiuti”. Un percorso in cui l’agricoltura bio “è diventata il punto di partenza per un nuovo paradigma, in cui l’impegno sociale è centrale e l’economia non è più sconnessa dall’ecologia”.
Per attuare questi nuovi modelli, i Comuni, livello di amministrazione più vicino ai cittadini, possono fare molto. E le buone pratiche degli aderenti alla rete Città del Bio mostrano come, anche partendo dalle piccole cose, si possa dare il via al cambiamento. “Il piccolo Comune molisano di Castel del Giudice, per esempio, ha recuperato dei terreni incolti sia pubblici che privati e avviato una produzione di mele biologiche gestita da una cooperativa di giovani del luogo. Il Comune di Castelbuono, in provincia di Palermo, è stato il primo ad avviare la raccolta differenziata con gli asini, mentre il vicino Comune di Collesano si sta impegnando in prima persona per recuperare un podere confiscato alla mafia e avviare la produzione di olio d’oliva biologico”, racconta Garau. E le buone pratiche non finiscono qui. Dal comune di Sant’Antantonino di Susa, di cui è stato sindaco per dieci anni il neo presidente di Città del Bio, Antonio Ferrentino, arriva un modello virtuoso nel campo della ristorazione scolastica. “Dieci anni fa abbiamo fatto un capitolato che prevedeva l’utilizzo di prodotti biologici e locali, provenienti da un raggio di non oltre 100 chilometri, dimostrando che è possibile usare cibi del territorio senza aumentare i costi”, spiega Ferrentino, che oggi è consigliere comunale di Sant’Antonino e consigliere regionale in quota PD. “Stiamo lavorando con l’Anci e la Lega delle Autonomie per espandere questo modello, che ha anche un impatto economico positivo sulle aziende agricole del territorio”.
In più di dieci anni di attività, Città del Bio ha puntato molto sulla sensibilizzazione delle persone, attraverso la promozione di premi per prodotti biologici – “l’obiettivo è sempre dimostrare che non sono solo più sani, ma anche superiori dal punto di vista organolettico” –, mercati dei produttori, messa in rete di buone pratiche. Per il futuro, i progetti aperti sono molti. Proprio in questi giorni Ferrentino ha firmato una convenzione con il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti per la creazione di “Distretti del Bio” di montagna, anche in vista di Expo: “Con questo accordo – spiegano dal Ministero – saranno individuate le realtà su cui definire il modello più adeguato ai territori di montagna, capace di innescare progetti di filiera che vanno dalla produzione agricola alla trasformazione dei prodotti, dal commercio specializzato alla ristorazione e all’ospitalità”. Connettendo così l’agricoltura senza chimica al turismo: “Un turismo – è scritto nel testo dell’accordo – che non sia solo consumo di territorio, provvisoria e illusoria alternativa al degrado metropolitano, ma che sia strettamente legato alle culture locali”. Ferrentino ha incontrato di recente anche il Viceministro alle Politiche Agricole Andrea Olivero: “Con il suo dicastero promuoveremo progetti di agricoltura sociale. Ci piacerebbe per esempio realizzare un allevamento di lumache, che consentirebbe di impiegare persone in carrozzina”.
A queste attività si aggiunge il lavoro di internazionalizzazione dell’associazione, in vista anche del III Forum dello Sviluppo Economico Locale che si svolgerà a Torino dal 13 al 16 ottobre 2015 e nel cui ambito si terranno gli Stati Generali dei Sindaci e delle Città del Bio: “Stiamo mettendo le radici in otto Paesi, tra cui Francia, Austria, Germania, Grecia e Romania”, spiega Garau. “A Torino i temi del cibo e della collaborazione tra territori urbani e rurali saranno al centro della discussione. Sarà interessante confrontare le nostre esperienze con quelle di persone provenienti da tutto il mondo”.
Veronica Ulivieri