“Cit ma bun”, un progetto di riuso che viaggia in Triciclo
Piccolo ma buono e dunque utile, in piemontese lo dicono con il musicale “Cit ma bun”. Una sorta di jingle di un format ecosostenibile dedicato al riuso che sta raccogliendo successo a Torino. Partecipare è facile: basta riempire di oggetti, quelli dimenticati tra sgabuzzino e cantina, la cassetta della frutta, anche questa recuperata dopo il suo ciclo di vita al mercato e distribuita dalla Cooperativa Sociale Triciclo. Uomini e donne che riavviano al riutilizzo frullatori, vecchi giochi, libri, ferri da stiro – tutto quello che sarebbe altrimenti destinato a diventare rifiuto. Una second life garantita dal progetto sostenuto dal “Tavolo del Riuso”, costituitosi a Torino lo scorso giugno con il contributo della Compagnia San Paolo.
Un gioco di squadra utilissimo che mette al centro l’uomo. Si recuperano oggetti, ma si attivano anche relazioni umane, come ci spiega Pier Andrea Moiso, coordinatore del Tavolo del Riuso e Presidente di Triciclo, con vent’anni di esperienza nel mondo della raccolta dei rifiuti sostenibili: “Il valore aggiunto di questo format rispetto a tanti altri progetti è la su forza aggregativa. Non è una raccolta punti di un marchio famoso e non è nemmeno la raccolta differenziata promossa da un ente pubblico o da un’azienda che si occupa di rifiuti. Noi facciamo un lavoro utile e concreto e allo stesso tempo sensibilizziamo i cittadini, che diventano così ambasciatori del progetto”.
Il funzionamento è semplice: chiunque può diventare “campione del riuso”, aderendo al progetto e impegnandosi a formare un gruppo – tra i propri amici, colleghi di lavoro o parenti – che possa riempire almeno 10 cassette di beni usati: i “box del riuso”, forniti a domicilio dalla Cooperativa Triciclo, che si occuperà anche del ritiro, non appena il referente del gruppo comunichi l’avvenuto riempimento. Un meccanismo che ci basa sul coinvolgimento di piccoli gruppi come sottolinea Pier Andrea : “dagli amici che giocano a calcetto o vanno in bici insieme, ai condomini o alle associazioni sportive, culturali…. dal sindaco ai consiglieri comunali. Tutte le formazioni di aggregazione spontanea possono partecipare”. Le cassette possono essere riempite con soprammobili, giocattoli, casalinghi, telefonini, piccoli elettrodomestici, vasellame, pentole, libri, quadretti, vestiti – praticamente tutto quello che può, per taglia, entrare dentro, eccetto generi alimentari o oggetti pericolosi.
“Una volta ritirati gli oggetti vengono trasferiti nell’Ecocentro di Via Arbe, a Torino, dove gli operatori di Triciclo li controllano e selezionano individuando la strada migliore per dar loro una seconda vita: il riuso tramite la vendita nei mercati gestiti dalla cooperativa o il riutilizzo tramite la trasformazione in laboratori specializzati di falegnameria, sartoria, riparazione e creazione di oggetti di design”. Nell’eventualità, al contrario, che alcuni prodotti inseriti nei box non siano recuperabili, l’iter sarà quello di un corretto smaltimento differenziato presso l’ecocentro AMIAT affinché siano avviati ad un adeguato processo industriale di riciclo“.
Il risparmio in termini ecologici è evidente, ma è notevole anche il carattere sociale, visto che Triciclo impiega 36 persone con problematiche sociali. Si crea lavoro buono e utile per l’ambiente svuotando sgabuzzini. A fine ottobre si concluderà la seconda edizione torinese del progetto, ma “Cit ma bun” è pronto per essere replicato, come buona pratica, in altre città italiane.
Gian Basilio Nieddu