“Cambiare il paradigma industriale contro la scarsità delle risorse”. La ricetta di Jo Leinen
Con l’intervista al tedesco Jo Leinen comincia la rassegna di Greenews.info per sondare i programmi e le intenzioni “green” dei candidati al Parlamento Europeo dei vari partiti e movimenti, sia italiani che stranieri. Potete seguirci su Twitter con l’hashtag #greenelections2014.
Leinen è Parlamentare europeo dal 1999. Fa parte del gruppo politico dell’ Alleanza Progressista dei Socialisti e dei Democratici (S&D) ed è membro della Commissione parlamentare ENVI - Ambiente, sanità pubblica e sicurezza alimentare. Nato nel 1948 in Germania, Leinen durante gli anni Ottanta è stato un noto portavoce del movimento antinucleare e del movimento per la pace; durante lo stesso periodo è stato attivista della Bundesverband Bürgerinitiativen Umweltschutz (BBU), un’associazione di cittadini per l’ambiente. Ha ricoperto, inoltre, la carica di vice-presidente dell’Ufficio Europeo dell’Ambiente. È anche conosciuto per le sue posizioni filo-europeiste e federaliste. Candidato alle prossime elezioni europee del 25 maggio ci racconta quali sono, secondo lui, le sfide ambientali che attendono l’UE nei prossimi cinque anni.
D) Onorevole Leinen, quali saranno, secondo lei, le sfide che attendono l’Unione Europea in campo ambientale durante i prossimi cinque anni?
R) Nei prossimi cinque anni, il dibattito sul clima e sull’energia per il 2030 sarà il fulcro della politica ambientale dell’Unione Europea. Il Parlamento UE punta a tre obiettivi giuridicamente vincolanti per ridurre la CO2 del 40%, incrementare l’uso delle energie rinnovabili al 30% e l’efficienza energetica al 40%. Per quanto riguarda il dibattito ambientale, il passaggio verso un’economia circolare e l’aumento dell’efficienza delle risorse è un tema cruciale. Pertanto è urgente un cambiamento in questa direzione del paradigma industriale. Un sistema economico in cui i materiali sono sostenibili, riutilizzati e riciclati – al fine di limitare la quantità di materie prime vergini in “entrata” nel ciclo produttivo, così come la riduzione dei rifiuti in “uscita” dal processo produttivo – renderà l’Europa maggiormente capace di gestire la crescente domanda globale di risorse naturali.
D) Qual è il tema ambientale che l’Assemblea Parlamentare che si formerà dopo il voto di maggio non potrà assolutamente evitare di affrontare?
R) È sempre più evidente che esiste un limite alla crescita in termini di disponibilità di risorse naturali, il che significa che le nostre aziende devono rispondere a una crescente scarsità di quest’ultime. L’UE è povera di risorse minerarie e di conseguenza è fra i maggiori importatori di materie prime. Il 48% del nostro rame, il 64% dello zinco e della bauxite, così come il 78% di nichel proviene dall’estero. Importiamo tutto il cobalto, il platino, il titanio e il vanadio. Il Continente è quindi altamente dipendente, che gestire le nostre risorse in modo efficiente è una questione ambientale ed economica fondamentale. Abbiamo bisogno di fissare un traguardo: migliorare la produttività delle materie prime del 40% tra oggi e il 2030. Tale obiettivo offre un aumento del PIL, crea più di 2 milioni di posti di lavoro supplementari e ci porta sulla buona strada per una gestione più efficiente delle risorse in Europa migliorando l’ecologica, l’economa e le prestazioni sociali.
D) La nuova PAC, la Politica Agricola Comune post 2013 rappresenta la voce principale del budget UE e ha un elevato impatto sociale – nonché profonde implicazioni economiche – in ogni Stato Membro. Come considera la riforma appena varata? Quali aspetti crede debbano essere migliorati in futuro?
R) La proposta della Commissione sulla riforma della PAC è stata un passo nella giusta direzione, verso una PAC più “verde”, che premia l’agricoltura sostenibile. Eppure, la proposta è stata annacquata in molti aspetti come ad esempio consentendo meno colture diversificate o esentando più aziende dal greening. L’obiettivo più alto della PAC è quello di garantire la produzione di alimenti di alta qualità per tutti gli europei, ma questo non dovrebbe accadere sacrificando gli ecosistemi e la biodiversità. Abbiamo bisogno di invertire le attuali tendenze di alcune pratiche agricole che impoveriscono le risorse naturali, riducono la biodiversità ed hanno un impatto negativo sullo stato delle acque e sulla fertilità del suolo. La prossima volta dobbiamo fare meglio!
D) Come valuta il “Pacchetto Clima ed Energia 2030″ recentemente approvato dall’Assemblea Plenaria dell’Europarlamento? Molte organizzazioni ambientali considerano il taglio del 40% delle emissioni di CO2, il target del 30% per quanto riguarda le energie rinnovabili e quello del 40% per l’efficienza energetica misure non abbastanza coraggiose per combattere il riscaldamento globale. Da Parlamentare che ha votato questi provvedimenti cosa risponde al mondo delle ONG?
R) La posizione del Parlamento è decisamente migliore rispetto alla proposta della Commissione. Tre obiettivi vincolanti mandano un chiaro segnale per gli investitori e l’industria. Se puntiamo ad un mix energetico con una quota elevata di energie rinnovabili e una maggiore efficienza energetica, sarà possibile ridurre non solo le emissioni di gas a effetto serra, ma incoraggiare l’innovazione, creare posti di lavoro ”verdi” e ridurre la dipendenza dalle importazioni dell’Europa. Sono d’accordo con le ONG, anche la posizione del Parlamento è tutt’altro che ambiziosa. Il mio Gruppo politico – Socialisti e Democratici (S&D) al Parlamento Europeo – al momento del voto aveva spinto per la riduzione del 50% delle emissioni di CO2, una quota del 45% di energie rinnovabili e per il 40% dell’efficienza energetica, visto che rinnovabili ed efficienza energetica ridurrebbero la porzione delle importazioni di combustibili fossili dell’UE di 260 miliardi di Euro all’anno entro il 2030.
Beatrice Credi