Ca’Mariuccia, la cascina delle “tre A” dove si fa etica e agricoltura
La svolta di mezza età porta, a volte, a percorrere nuovi sentieri esistenziali. Abbandonare a 40 anni le certezze economiche, vendere un’azienda di imballaggi di lusso e tornare alla terra, per creare un progetto ad alta concentrazione di impegno civile, sociale e ambientale, non è facile. Ma è la traiettoria di Andrea Pirollo che nel 2014, ad Albugnano - il paese più alto del Monferrato astigiano, dove si produce dalle uve nebbiolo l’Albugnano DOC – ha dato vita a Ca’ Mariuccia. Non solo agriturismo, non solo fattoria didattica, non solo azienda agricola: un vero e proprio centro di cultura della sostenibilità, dove si presentano libri, si organizzano corsi di formazione, si fa inclusione sociale e, soprattutto, si sperimenta un metodo di coltivazione e di vita lontano dal consumismo e dal produttivismo più esasperato.
“Dopo aver venduto l’azienda – racconta Andrea – mi sono trasferito a Varese dove ho approfondito i concetti della sostenibilità e studiato in profondità la permacultura. Nel 2014 con la mia compagna Angela abbiamo deciso di cercare un’azienda in Piemonte, anche per stare più vicino ai figli, ed è iniziata l’esperienza con Ca‘ Mariuccia, dal nome della proprietaria della casa di Varese che ci ha permesso di sperimentare questa metodologia di coltivazione”.
Andrea e Angela non si fermano alla “tecnica agricola” e iniziano il restauro della cascina, un tipico casale piemontese costruito tra fine ’800 e inizi ’900. Ai lavori partecipa un gruppo di volontari che sperimentano le tecniche di auto-costruzione in bioedilizia e creano le camere dei Bed and Breakfast, gli spazi per i corsi di formazione e una vasca di fitodepurazione da 350 metri quadri, più un laghetto da 500 dove si recuperano le acque per irrigare e far vivere bene le anatre. Un agriturismo green che, non a caso, quest’anno si è assicurato l’Oscar Eco Turismo di Legambiente per le politiche eco-sostenibili messe in pratica ed è stato mappato nel nuovo progetto Piemonte che Cambia.
La filosofia e la pratica della sostenibilità, a Ca’ Mariuccia, non si limitano alla dimensione ambientale, come sottolinea Andrea: “Portiamo avanti un progetto sociale attraverso l’inclusione di persone diversamente abili che possono usufruire, per esempio, di una serra accessibile grazie al terreno rialzato. Siamo anche un centro di inclusione per ragazzi extracomunitari con progetti di formazione lavoro organizzati con il Centro Migranti di Torino“.
Questa comunità cresce seguendo una filosofia basata sulle “tre A” che Andrea descrive in questo modo: “La A di autodeterminazione attraverso il coinvolgimento del territorio con le iniziative culturali, come la presentazione dei libri (abbiamo già ospitato Luca Mercalli e Maurizio Pallante), la divulgazione e i corsi formativi. La seconda A sta per autoproduzione perché il nostro modello produttivo non è finalizzato al mercato, ma alla comunità. Quello che produciamo è per il nostro consumo, per i nostri dipendenti e per gli ospiti. Non seguiamo una logica mercantilista. Infine la A di una sana e robusta anarchia, a cui tengo molto, per slegarci dalle logiche di un modello agricolo meccanicistico e produttivistico che non ha niente a che fare con quello esistente all’inizio del secolo scorso e basato sulla conservazione delle tradizioni contadine, la cura e la salvaguardia delle biospecie”.
Quasi un manifesto politico, che si traduce nelle iniziative organizzate a Ca‘ Mariuccia: il 16 giugno sono in programma, tra le altre cose, le Giornate della Terra dove “vorremmo organizzare un evento regionale per capire se il biologico ha ancora un senso all’interno del marchio o è solo un passepartout per entrare in mercati più cari“. E’ evidente che Andrea non ama le sfide facili, né scendere a compromessi: la sostenibilità economica non è un fine a sé, ma un risultato da conseguire senza forzature e furberie, attraverso l’auto-organizzazione dei produttori – come quella in calendario il 29 aprile con il “Mercato in Cascina” durante il quale si apriranno (gratuitamente) le porte aziendali ad altri contadini. Un mercato comunitario dove ci si supporta a vicenda, senza logiche competitive.
C’è più filosofia e politica in questa azienda agricola di quanta ne si possa fare in sterili riunioni “di partito”. Qui si fa pratica e formazione di come coltivare il proprio orto, come raccogliere e trasformare le nocciole, produrre e vinificare con la permacultura, nel rispetto della biodiversità e con la minima lavorazione meccanica. “La mia zucchina è funzionale ai rapporti sociali” dice Andrea. L’aiuto arriva anche dagli animali, parte di questa grande comunità: le pecore nella vigna brucano le erbe infestanti ed evitano i trattamenti chimici, le anatre mute pensano alle lumache, cavalli e asini fanno i tagliaerbe. Un sistema integrato che alimenta i corsi della SAN (Scuola di Agricoltura Naturale), dove si insegna anche come coltivare l’orto urbano e il balcone di casa, senza mai dimenticare che l’agricoltura è uno strumento e non un fine.
Ma etica non vuol dire privazione. A Ca’Mariuccia i piaceri della tavola sono di casa nel weekend, nel ristorante che affianca il menù tradizionale piemontese a quello vegetariano e vegano, con piatti sempre di stagione e verdure ed erbe aromatiche ça va sans dire del proprio orto.
Gian Basilio Nieddu