Bubble & Co. Come passare da un problema dermatologico ad un’azienda di cosmesi biologica
Creare un’impresa per risolvere un problema di salute in famiglia. Più o meno è andata così per la Bubble & Co. di Parma, specializzata in cosmesi per bambini. “Quando è nato nostro figlio soffriva di alcune patologie della pelle, abbiamo iniziato ad utilizzare alcuni prodotti, ma non siamo mai riusciti a risolvere il problema. Fino a quando mia moglie – che collaborava con un laboratorio - ha trovato la soluzione con loro e ha iniziato a fare produrre per noi prodotti scegliendo ingredienti biologici”
E’ così la vita di Francesco D’Abate cambia: sollievo per le condizioni del bambino e passaggio da rappresentante di prodotti del settore casalingo al mondo imprenditoriale. Per gli strani e bizzarri casi del destino il quarantunenne con natali a Milano, dopo una vita a fare cose per cui non aveva studiato, ritorna al suo primo amore: la biologia. “Mi sono laureato in scienze biologiche e dopo un percorso lavorativo diverso mi ritrovo a fare, per esigenze di famiglia, quello che avevo studiato”.
A gonfie vele con Bubble & Co. che ha una chiara missione:”Realizzare prodotti dermocosmetici sostenibili, per adulti e bambini, partendo da sostanze completamente bio e dermo-compatibili”. Da 0 a 100 anni, come recita il claim sulle confezioni di prodotto.
La squadra messa in piedi da Francesco nel 2013 si è arricchita di un team di medici, biologi e chimici che si occupano di ricerca, sviluppo, consulenza, produzione e commercializzazione:“Siamo nati per la commercializzazione, ma ora siamo diventati produttori diretti attraverso l’acquisizione del laboratorio”.
Le competenze da biologo del titolare sono ovviamente utili all’azienda, ma non da meno quelle acquisite nell’esperienza commerciale: “Il primo venditore della mia azienda sono stato io. Con fatica abbiamo aperto il canale preferenziale per la vendita dei nostri prodotti, ovvero il mondo della prima infanzia e puericoltura, poi farmacia e parafarmacia – anche se il nostro è un prodotto trasversale che si trova anche nei negozi di abbigliamento!”.
Il problema risolto della famiglia D’Abate è dunque diventato un bel business. In un mondo sempre più inquinato, con aria e terra intrise di veleno, i problemi dermatologici purtroppo crescono: “Il mercato ha risposto bene, anche se abbiamo incontrato delle difficoltà. Per i prezzi necessariamente più alti della media. Il problema è far capire che non tutti i prodotti sono uguali: uno bio o naturale è completamente diverso dal convenzionale“. “Abbiamo deciso di recuperare e portare avanti le ‘vecchie tradizioni’ usando solo ingredienti naturali, provenienti da agricoltura biologica, che assicurino al tempo stesso efficacia e il minore impatto possibile sul piano sociale e ambientale”. Bubble & Co. ha quindi scelto di dire basta “a derivati animali, peg, parabeni, laureth, sles, sls, edta, ogm, coloranti e siliconi, profumi sintetici” e di fare tutto in Italia.
Per il biologico, del resto, ci sono buone prospettive, secondo Francesco: “Nel mercato della cosmesi rappresenta solo il 3-4% e può ancora crescere. Bisogna lavorare sull’informazione e far sapere che l’utilizzo di prodotti biologici e naturali sin dalla nascita del bambino può aiutare ad evitare determinate patologie, prevenire per esempio la dermatite atopica o la psoriasi. Fino ad oggi si parlava di bio per l’alimentare, ma ora anche per la cosmesi c’è maggiore attenzione da parte di tante mamme, che guardano alla composizione dell’ingredientistica per farsi un’idea più precisa del prodotto”.
E poi l’ultima chicca, per gli amanti degli animali: la linea Biofido, anche questa con formulazioni senza formaldeide, alogeni, peg, parabeni, allergeni, etanolo, coloranti, siliconi, paraffine, sls, sles, ogm e radiazioni ionizzanti. Tutti prodotti realizzati con materie prime di origine vegetale, principi attivi naturali altamente funzionali e ingredienti adatti alla pelle e al pelo di cani, gatti e animali da compagnia. Ovviamente non testati su animali e senza ingredienti di origine animale, ça va sans dire.
Gian Basilio Nieddu