Boom di impieghi nelle rinnovabili, ma l’UE rischia di non tenere il passo
A livello mondiale il settore delle energie rinnovabili dà lavoro a sempre più persone. Nel 2014, infatti, L’International Renewable Energy Agency (IRENA) ha stimato che gli impieghi nell’ambito delle energie rinnovabili – fatta esclusione per il settore idroelettrico, per il quale i dati a disposizione sono insufficienti – hanno raggiunto quota 7,7 milioni. Una crescita del 18% rispetto all’anno precedente, pari a 1,2 milioni di posti di lavoro. L’aumento dell’occupazione si riflette in tutta la gamma delle energie green, dal solare all’eolico,passando per biocarburanti, biomasse e biogas fino ai piccoli impianti idroelettrici.
I numeri sono contenuti nel recente rapporto dal titolo Renewable Energy and Jobs – Annual Review 2015, dove IRENA passa al setaccio i dati nazionali e quelli relativi alle specifiche declinazioni che compongono il vasto mondo delle energie verdi.
Riguardo quest’ultimo aspetto, la medaglia d’oro va al settore del solare, con quasi 2,5 milioni di occupati nel fotovoltaico, a cui si aggiungono 760 mila occupati nel solare termico e 22 mila nell’ambito dei sistemi a concentrazione solare. Seguono poi il settore dei biocombustibili liquidi, con poco meno di 1,8 milioni di occupati, e l’eolico, che per la prima volta supera il milione di addetti.
Per scoprire, invece, quale, tra i Paesi analizzati, si aggiudica il primo posto dobbiamo spostarci in Asia. È, infatti, il continente a oriente a occupare la maggioranza dei lavoratori. In testa, la Cina che da sola assorbe quasi la metà del totale: 3,4 milioni di posti di lavoro nelle rinnovabili, il grosso dei quali nei settori del solare fotovoltaico: 1,6 milioni, in crescita del 4% – e del solare termico: 600 mila, anche se in calo del 20%. Posizioni alte anche per India, Indonesia, Giappone, e Bangladesh. Ma il secondo posto è detenuto dal Brasile, con 934 mila addetti, 845 mila dei quali nel solo settore dei biocombustibili liquidi. Seguono gli Stati Uniti con 724 mila occupati.
In leggera controtendenza, invece, l’Unione Europea, che ha visto il numero complessivo di impiegati calare da 1,25 ad 1,2 milioni anche se, sommando tutti e 28 i Paesi, si troverebbe in seconda posizione davanti al Brasile. Sono stati persi posti di lavoro soprattutto nel settore del fotovoltaico: meno 87.000 a causa della minore competitività e ad una riduzione della domanda. Un calo che la crescita nei settori delle biomasse (+37.900), dell’eolico (+12.600), del geotermico (+7.300) e del biogas, non sono riusciti a compensare. Risentendo della situazione complessiva di crisi economica e della relativa forte contrazione degli investimenti.
Resiste la Germania – che occupa poco meno di un terzo del totale europeo e a livello mondiale si classifica quinta - nonostante sia anch’essa stata colpita da una leggera flessione in alcuni settori (fotovoltaico e solare termico), parzialmente compensato da un aumento in altri, soprattutto nell’eolico. Nella classifica UE seguono Francia, Regno Unito, Italia e Spagna che insieme alla Germania assorbono il 70% degli occupati dell’intera Unione Europea. Sottolineando, così, il pressoché inesistente ruolo degli altri Stati del Vecchio Continente.
Nel panorama europeo, tuttavia, il rapporto pone l’attenzione sugli ambiziosi piani di sviluppo di eolico offshore in Gran Bretagna che, molto probabilmente, nei prossimi anni, si tradurranno nella creazione di posti di lavoro. È, inoltre, interessante notare che, in Europa, il settore delle biomasse, che ha raggiunto il numero di 342.100 occupati, ora supera l’eolico.
Alla presentazione del documento i rappresentanti di IRENA hanno sottolineato che l’occupazione nel campo delle energie rinnovabili per continuare a crescere, deve essere favorita da politiche di sostegno. “Al fine di massimizzare la creazione di posti di lavoro, i governi devono attuare un mix di interventi intersettoriali che incoraggino la distribuzione, stimolino gli investimenti nelle industrie locali e rafforzino le capacità a livello di impresa di promuovere la formazione e la ricerca”, ha affermato Rabia Ferroukhi, vicedirettore di IRENA.
Beatrice Credi