Aria irrespirabile, in Europa calano gli inquinanti ma in Italia situazione disastrosa
L’Europa è nella morsa dell’inquinamento atmosferico. Ad affermarlo è l’Agenzia Europea dell’Ambiente (EEA) nel suo rapporto annuale dal titolo “Air Quality 2014”. A poco è servito dedicare alla qualità dell’aria addirittura un Anno Europeo, il 2013, visto che questo è ancora il principale pericolo per la salute e l’ambiente e nel 2011 ha causato nel Vecchio Continente ben 400.000 morti premature con conseguenti costi salatissimi per i sistemi sanitari.
La relazione dell’EEA raccoglie dati provenienti da stazioni di monitoraggio ufficiali in tutta Europa, mappando 400 città, e mostra che quasi tutti gli abitanti delle zone urbane sono esposti a sostanze inquinanti a livelli ritenuti non sicuri dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS). I calcoli dell’Agenzia hanno poi rivelato che, nel 2012, il 21,5% della popolazione urbana europea è stata esposta a livelli di polveri sottili che hanno superato il massimale fissato, il 14,2% è rimasto esposto a livelli di ozono superiori a quelli consentiti e l’8% al biossido di azoto, un inquinante direttamente correlato al numero di veicoli in circolazione.
Il più grave inquinante dell’aria sono le polveri sottili (Pm10 e Pm 2,5), perché le piccole particelle di cui sono formate sono in grado di penetrare in profondità nei polmoni. Per questo motivo, l’esposizione a lungo termine al particolato è il responsabile della stragrande maggioranza delle morti premature per inquinamento atmosferico in Europa nel 2011. Le polveri sottili sono poi seguite dall’ozono che ha provocato 16.160 morti all’anno.
La maggior parte degli inquinanti atmosferici sono lievemente diminuiti nel corso dell’ultimo decennio, inclusi particolato e ozono. Il biossido di azoto (NO2) non è calato così come sperato visto che i veicoli sono un’importante fonte di NO2, e le norme sulle loro emissioni non hanno portato alle riduzioni previste. L’inquinante che è, invece, aumentato di più negli ultimi dieci anni è stato il benzo(a)pirene (BaP). Le concentrazioni atmosferiche di questo elemento sono aumentate di oltre un quinto tra il 2003 e il 2012 a causa dell’uso urbano di stufe a legna e riscaldamento a biomassa. A tal punto che, nel 2012 quasi nove abitanti su dieci in città sono stati esposti a BaP.
Naturalmente, come un po’ in ogni campo, i dati mostrano livelli differenti e disomogeneità tra i 28 Paesi UE. Bulgaria, Polonia, Slovacchia, Italia settentrionale, Polonia e Benelux (Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo) sono le zone con una maggiore esposizione alle polveri sottili generate dall’industria e dalla proliferazione di autovetture con motore diesel. Mentre Croazia, Slovenia, Ungheria, Est e centro della Spagna, e ancora una volta, Bulgaria, Polonia e Italia settentrionale, sono state le zone più colpite dall’inquinamento da ozono troposferico generato dai motori a combustione.
Come si può ben notare, il nostro Paese figura in entrambe le classifiche e scendendo ancora di più nel dettaglio il quadro diventa sempre più preoccupante. Con circa 3.400 vittime all’anno l’Italia precede la Germania, la Francia e la Spagna nella classifica generale. Per quanto riguarda le morti premature dovute alle polveri sottili (Pm2,5) il Bel Paese si attesta al secondo posto dietro solo alla Germania con circa 64.000 vittime. Per quanto riguarda poi il monossido di carbonio, le nove stazioni di misura in Europa che hanno superato il limite di legge sono tutte in Italia. L’area della Pianura Padana, infine, ancora una volta è tra le zone più critiche d’Europa per presenza soprattutto di polveri sottili e ossidi di azoto.
L’allarme delle varie Organizzazioni ambientaliste, alla luce dei dati appena pubblicati, si basa poi su di un numero crescente di ricerche scientifiche che indicano che gli inquinanti atmosferici possono essere più dannosi di quanto si pensi. Il legame con le malattie respiratorie e cardiache è ormai tristemente ben noto, ma nuovi studi hanno dimostrato che queste sostanze possono incidere anche sulla salute in altri modi, dallo sviluppo fetale a malattie in età senile. Gli effetti sulla salute non sono poi slegati da quelli sull’ambiente. Infatti, questi inquinanti hanno anche un impatto significativo sulla vita delle piante e degli ecosistemi poiché sono la causa di problemi come l’eutrofizzazione – un fenomeno che avviene quando una quantità eccessiva di azoto danneggia gli ecosistemi – e l’acidificazione di corsi d’acqua, laghi e mari causata dalla presenza nell’aria di inquinanti dei composti dello zolfo e dell’azoto.
Se le Associazioni hanno subito fatto sentire la loro voce, più delicata è la posizione delle Istituzioni europee. La nuova Commissione UE sembrerebbe orientata verso un possibile ritiro del “Pacchetto sulla qualità dell’aria”. Un totale autogoal visto che si tratta di uno strumento nato proprio per aiutare i Governi e ridurre l’inquinamento sul proprio territorio e a tutelare la salute dei cittadini e alla redazione del quale stanno lavorando le Organizzazioni ambientaliste in modo che vengano adottate misure restrittive più ambiziose e vincolanti sulla base delle recenti raccomandazioni fornite dall’OMS, sopratutto per quanto riguarda la riduzione delle emissioni degli inquinanti più pericolosi.
Beatrice Credi