Antti Tuomainen, campione del noir ambientalista
Antti Tuomainen sta diventando un caso letterario. Non solo per la sua scrittura, rapida, limpida, coinvolgente. Il 41enne finlandese, autore de Il Guaritore (Einaudi), con il terzo libro ha reinventato il “noir ambientalista”. Sarà pur strano, ma nell’epoca che vive di preoccupazione per il riscaldamento globale e per il crescente inquinamento, nessuno aveva ancora intrapreso, con convinzione, la strada di questo genere letterario. Un mix di finzione apocalittica e atmosfere del giallo, su sfondo ecologista. Ne abbiamo parlato con l’autore, che sarà ospite oggi, venerdì 1 giugno, a Torino, al Circolo dei Lettori, per incontrare il pubblico, nell’ambito dello Smart City Festival “Le Città Visibili”.
In una Helsinki scossa da piogge incessanti, frutto dell’innalzamento della temperatura della Terra, la storia di Johanna, giornalista che indaga su una serie di omicidi rivendicati da un serial killer che vuol fare piazza pulita dei responsabili dei disastri climatici, diventa l’occasione per riflettere sul destino del globo. Per squarciare il velo su un mondo che non riesce a trovare soluzioni sufficientemente efficaci per l’autoconservazione.
D) Come è nata l’idea di questa storia criminale a sfondo “green”?
R) Cinque anni fa mi sono interessato ai cambiamenti climatici. La scienza non dà certezze, avanza solo ipotesi credibili sul nostro destino. Non si sapeva nulla, solo che la Terra si stava surriscaldando, con pericoli enormi per la sua sopravvivenza. Sono rimasto molto colpito dal problema, ho iniziato a lavorare di immaginazione sugli scenari possibili. Era interessante sviluppare una storia, partendo da quest’orizzonte di sconvolgimenti ambientali e mi sono messo al lavoro.
D) Le catastrofi ecologiche sono senz’altro un teatro accattivante per un romanzo, creano un’immediata tensione narrativa. E’ stata solo una scelta letteraria, o la sua è anche un’intenzione di denuncia?
R) Non sono uno scienziato, solo uno scrittore. E anche un cittadino cosciente, preoccupato per le sorti del globo. Il mio dovere è porre domande con la mia arte, sono felice se il lettore riesce a immedesimarsi in una intensa vicenda umana, e contemporaneamente a prestare maggiore attenzione alle importanti questioni che riguardano il nostro mondo. Se tutti fossimo più responsabilizzati si potrebbe instaurare un discorso serio, una discussione condivisa sul tema, che oggi manca.
D) Lei è stato attivista di alcune campagne di sensibilizzazione sul riscaldamento della Terra. In che modo la letteratura può avere un ruolo di sensibilizzazione?
R) Credo che la Crime Fiction sia un’eccellente via artistica per esaminare le malattie della società, come povertà, corruzione, problemi ecologici appunto. E’ nel suo dna portare i personaggi della storia a situazioni veramente estreme, nelle quali si è costretti a prendere decisioni difficili. Nella disperazione si ha la lucidità per scegliere veramente tra il bene e il male. I libri possono cambiare la vita, la mente dei lettori. Può accadere davvero.
D) Quali sono i suoi autori di riferimento?
R) Per lo più finlandesi: Juha Seppala e Timo Pusa. Sono romanzieri, nessuno dei due è un giallista. So che in Italia non sono conosciuti, li amo molto.
D) Il cambiamento di rotta sulle questioni ecologiche è a suo parere in capo alle politiche mondiali o ai cittadini?
R) Sono un semplice scrittore, ripeto, non mi interesso di politica, né sono un politico. Non so rispondere. In Italia c’è stato un terribile terremoto. D’accordo, non ha nulla a che fare con l’inquinamento mondiale o problemi del genere, ma quello che posso dire è che ogni catastrofe non fa che ribadire quanto siamo fragili di fronte alla natura.
Letizia Tortello