Andrea Scanzi: giornalista, gourmet, vegetariano
Uno dei giornalisti italiani più graffianti e noti del momento, spesso ospite a La7 in qualità di opinionista, Andrea Scanzi ha numerose altre passioni oltre l’attualità. Saggista, scrittore e autore di testi teatrali, è anche sommelier e degustatore ufficiale (AIS), oltre che assaggiatore di formaggi (Onaf) oggi convertito alla filosofia vegana. Uscito recentemente in libreria con La vita è un ballo fuori tempo, in televisione conduce Reputescion, giunto alla quinta edizione.
D) Andrea, il tuo ultimo volume “La vita è un ballo fuori tempo” raccoglie molte delle tue passioni. In breve, perché hai deciso di scriverlo?
R) È la storia di un paese immaginario, Lupinia, che tanto somiglia all’Italia. Racconto una settimana in provincia dei personaggi, tutti fuori tempo perché hanno perso la sintonia delle loro vite. Lo stile è ironico, surreale. Se vuoi alla Calvino, alla Vonnegut, alla Benni… Volevo raccontare questo presente facendo sorridere, ma al tempo stesso inducendo a riflettere. È meno autobiografico di quanto si creda, il protagonista Stevie è molto più dolce e tenero di me, ma ci sono molte mie passioni: la musica, il vino, lo sport, i fumetti, i (bei) piedi delle (belle) donne. Eccetera. Le tante recensioni che ricevo, da parte dei lettori, sono caratterizzate da due parole in particolare, “divertente” e “amaro”. Credo che fotografino bene il libro.
D) Cosa pensi dell’informazione ambientale in Italia?
R) L’informazione ambientale non è tra le priorità di questo paese, vuoi per colpa dell’informazione stessa e vuoi per la forma mentis di molti italiani, bravissimi a distruggere uno scenario irripetibile come quello italiano. Viaggio molto e, in ogni luogo, è sconcertante constatare come l’animale uomo sia così instancabile nel rovinare quasi tutto.
D) Quanto pensi che la politica italiana sia effettivamente interessata alla tanto decantata sostenibilità e all’attuazione di pratiche ambientali?
R) Alla politica italiana, fatte salve sporadiche e mai troppo fortunate eccezioni, dell’ambiente non interessa nulla! È poco redditizio sul piano elettorale, non sposta voti e dunque è irrilevante. Basta pensare alla Liguria, alle umiliazioni e agli sfaceli che una regione così bella continua a subire per colpa di questi politici caricaturali. Non è cambiato nulla dai tempi della “rapallizzazione” di Montanelli e della “speculazione edilizia” di Calvino, anzi se possibile la situazione è peggiorata.
D) Quali sono secondo te i valori della “generazione in panchina” di cui hai scritto? L’ambiente rientra fra questi?
R) Non sono l’oracolo della mia generazione, anche se costantemente mi chiedono di radiografarla. Gli ho solo dedicato il libro precedente, Non è tempo per noi. È una generazione che contiene tutto e niente, nello stesso anno sono nati Sorrentino e Alfano: appunto, tutto e niente. Essere cresciuti negli edonistici anni Ottanta ha spostato l’asse dei nostri “valori” (sto generalizzando) verso l’io e non e il noi: verso il frivolo, l’effimero, il narcisistico. Ne so qualcosa. Siamo un jukebox che contiene l’alto e il bassissimo. L’ambiente non mi pare rientrare, purtroppo, nelle nostre priorità…
D) Qual è il tuo rapporto personale con l’ambiente?
R) Cerco, nel mio piccolo, che l’ambiente non si accorga della mia presenza…
D) Ci sono azioni quotidiane che compi per rispettarlo (la spesa, i trasporti, i consumi…)?
R) Faccio la spesa privilegiando piccoli produttori, quando posso bypasso la grande distribuzione (anzitutto sui vini). Per me, poi, rispettare l’ambiente significa rispettare anche e soprattutto il mondo animale. Sono vegetariano dal 2001 e dal 2014 sono ormai praticamente vegano. Faccio qualche deroga solo al ristorante dopo gli spettacoli teatrali, perché in Italia il rispetto per i vegetariani è minimo (figurati per i vegani). Ma in casa mia non troverai carne, pesce, uova e formaggi. Non cerco proseliti e non nego che la mia scelta sia non solo etica ma anche salutistica, senza carne e formaggi sto molto meglio. Fisicamente e psicologicamente.
D) Sei un grande appassionato di vini: cosa ne pensi dell’agricoltura biodinamica?
R) Penso di essere stato uno dei primi addetti ai lavori a parlarne, fin dal libro Elogio dell’invecchiamento nel 2007. Non fumo, non mi drogo, a tavola non sgarro quasi mai: il vino – e a volte i distillati – sono il mio unico grande vizio. E i vizi vanno coltivati bene. Non potrei mai bere per esigenze quantitative, ma solo qualitative: se un vino non mi emoziona, lo lascio bere agli altri. Bevo ormai solo “vini naturali” e “veri”, fatti da piccoli produttori che in vigna e cantina intervengono pochissimo. Zero chimica, niente solfiti o quasi, tanto rispetto per l’ambiente. Alcuni sono biodinamici. Da un vino cerco personalità, bevibilità, originalità. Uno dei protagonisti del romanzo, il nonno Sandro, ogni capitolo apre vini naturali strepitosi: sono quelli che bevo io. Bianchi, nel 95% dei casi. I rossi mi annoiano quasi sempre.
D) Dicono che tu sia anche un appassionato di cucina: cosa ne pensi della filosofia “Km.0″ e della valorizzazione delle risorse del territorio?
R) Non so quanto sia realmente “appassionato di cucina”… Non potrei mai andare in un fast food, la sola idea mi fa inorridire, e sto attento ai prodotti che utilizzo. Questo sì. Sono anche degustatore di formaggi Onaf, ma appartiene a una o due mie vite fa. I miei pasti sono quasi sempre fatti da verdure, legumi e derivati (seitan, mopur, eccetera). Odio i dolci, non mangio quasi mai pane e pasta, se prendo una fetta di formaggio mi sento in colpa. Per me la cucina è anzitutto convivialità, stare insieme: giocare e conversare. Con la mia compagna, con gli amici. Ma sono sempre molto più interessato al vino (bianco) che non a quello che ho sul piatto.
Daniela Falchero