Adua Villa: la sommelier “pop” innamorata della terra
Vino rosso tacco 12 (Cairo Editore) è stato definito il primo romanzo “enologico” italiano. L’autrice è Adua Villa, sommelier Master Class, enogastronoma e docente AIS, insignita del titolo di Ambasciatrice del Vino Abruzzese. Adua è stata sommelier de La prova del Cuoco e di Casa Alice su Sky, ha firmato rubriche a Uno Mattina Estate e Tg5 Gusto. Ha scritto su vanityfair.it e leifoodie.it e per anni è stata la voce femminile di Decanter su Radio 2. Prima del libro per Cairo Editore ha scritto Una sommelier per amica, edito da Sonzogno. Nel suo nuovo romanzo, Adua immerge il lettore in un’esperienza che coinvolge tutti e cinque i sensi: un divertente viaggio al femminile nelle emozioni profonde legate a quelle bottiglie cui l’autrice non potrebbe mai rinunciare. Ma cosa pensa della sostenibilità ambientale di questo importante settore produttivo? Reduci dal Vinitaly 2014 di Verona – dove trionfa il vino “convenzionale” e i biologici e biodinamici sono ghettizzati in uno spazio ancora troppo piccolo – noi di Greenews.info non condividiamo il suo ottimismo nei confronti del mondo del vino, ancora troppo sofisticato e inquinante. Ma ecco il suo pensiero…
D) Adua, com’è nata l’idea del libro “Vino rosso tacco 12″?
R) L’idea è nata dalle mie passioni per il vino, per la moda e per il racconto semplice e diretto, tramite un linguaggio “pop”, del mondo delle sensazioni. Questo romanzo, che si pone come ironico e divertente, è anche legato a un concorso fotografico che durerà 6 mesi sostenuto dal più grosso gruppo di instagramers d’Italia, Instagramersitalia appunto, che permette di raccontare il territorio e i suoi vini tramite l’hastag #vinopop.
D) Qual è il tuo rapporto con l’ambiente e quali sono le azioni quotidiane che compi per rispettarlo?
R) Beh, intanto sono diventata sommelier perché amo la terra, amo i suoi frutti e amo prodotti come il vino che, al di là delle sue qualità, ha una simbologia unica. Le azioni che compio quotidianamente per l’ambiente sono quelle, che ormai facciamo tutti, legate alla raccolta differenziata. Inoltre sono diventata molto più attenta ad acquistare prodotti con packaging biodegradabili o che evitino di essere un inno allo spreco.
D) Il vino è considerato come “un prodotto della terra”, artigianale e naturale, anche se le sofisticazioni in cantina non mancano di certo, purtroppo: quanto di questa visione è realistica e quanto marketing?
R) Il vino è un prodotto che nasce dalla trasformazione di un frutto della terra, questo è quello che dobbiamo trasmettere e quello che è veramente…
D) I cambiamenti climatici stanno influenzando le nuove produzioni enologiche?
R) Assolutamente sì: il riscaldamento globale, le stagioni sempre più corte e meno segnate stanno facendo sì che le zone di produzione del vino stiamo cambiando, così come erano diverse migliaia di anni fa. Evoluzione terrestre…
D) Che tipo di impatto ha la produzione del vino sull’ambiente?
R) L’impatto è fra i più positivi. Se pensiamo alla visione dei vigneti sui terreni ci rendiamo conto di quanto contribuiscano alla formazione del paesaggio, quel paesaggio che da sempre valorizza i territori.
D) Qual è la nuova frontiera nella produzione del vino nel rispetto dell’ambiente?
R) Sicuramente si comincia a salvaguardarne alcuni aspetti. Ad esempio il sughero, che è un prodotto naturale ma molto delicato e di non facilissima reperibilità. Oggi esistono delle alternative, dallo stelvin o tappo vite, ai tappi di vetro o in silicone. Non possono essere usati per tutti i vini, ma per la maggior parte sono adatti.
D) Cosa pensi del vino biodinamico e biologico?
R) Sono metodi o filosofie che hanno aspetti simili fra loro. La biodinamica è molto legata a una vera e propria filosofia, tiene conto ad esempio di aspetti come le fasi lunari. Il biologico è ancora tanto contestato perché c’è chi dice che è difficile riconoscere quello “vero”…
D) Quanto sono diffuse le produzioni biologiche e biodinamiche in Italia?
R) L’Italia sta aumentando le produzioni di entrambe. In particolare, il consumo di vino biologico nel nostro Paese è di circa il 3%, ma è portata ad aumentare visto anche il nuovo disciplinare entrato in vigore nel 2012.
D) Ci puoi spiegare quali sono i punti importanti?
R) L’8 marzo 2012 è stato approvato il regolamento UE che disciplina la produzione del vino biologico, pertanto dal primo agosto 2012 i viticoltori possono usare la dicitura “vino biologico” e apporre il logo europeo in etichetta; viene così finalmente regolamentato l’intero processo produttivo per ottenere il vino biologico. Questo regolamento va a colmare un vuoto legislativo stabilendo le pratiche enologiche ammesse, identificando l’uso di prodotti e sostanze autorizzate e chiarendo che il vino biologico si fa solo con uve biologiche.
D) Secondo te, in Italia, il rapporto con il terroir, i vitigni autoctoni e tutto quello che è espressione del territorio è sufficientemente valorizzato?
R) In Italia tendiamo a interessarci poco delle unicità che ci appartengono. Siamo talmente abituati ad averle che le diamo per scontate, invece dovremmo conoscerle di più per scegliere meglio i vini e rispettare il nostro Paese, che è unico.
Daniela Falchero