Acqua e alghe per biocarburanti e cosmetici dai fanghi di scarico. I brevetti del biologo Maurizio Giannotti
“Dai diamanti non nasce niente… dal letame nascono i fior”. Parafrasando il mitico Fabrizio De Andrè, potremmo dire che dagli scarichi fognari si può ottenere acqua buona e micro alghe. Buone per estrarre olio vegetale che può sostituire l’olio di palma nei biocarburanti, preservando così lo sfruttamento del suolo, ma offrendo anche vitamine, proteine, carboidrati utilizzati nella cosmetica o per la produzione di bioplastiche.
Non è fantascienza, è l’ultimo brevetto di Maurizio Giannotti, biologo di Viterbo, classe 1955, laureato a Pisa, che da quasi 40 anni pensa e realizza sistemi di fitodepurazione. L’ultimo nato, nel 2015, prende il nome di Maugian Algae Biofuel System, in sigla MABS ovvero una biotecnologia che trasforma il processo di depurazione in un sistema di produzione di biocombustibili. In altri termini con l’ impianto MABS – sperimentato presso l’Università di Viterbo – secondo Giannotti si innescano contemporaneamente “la fase di depurazione e quella di produzione di alghe ottenendo cosi due prodotti primari in uscita: acqua depurata idonea alla water reclamation (la bonifica dell’acqua, NdR) ed alghe da cui estrarre lipidi, proteine ed altro utilizzati per la sintesi dei biocarburanti o altri prodotti commerciali“. Per essere più chiari: le alghe si cibano del liquame permettendo così la depurazione e la produzione di beni.
Altro ottimo esempio di economia circolare con benefici ecologici e, secondo il biologo, anche economici: “con il mio sistema precipitano i costi di manutenzione. Penso ad esempio a un depuratore che serve un paese di 5.000 abitanti, dove si riescono a produrre 100 tonnellate annue di olio, che valgono circa 80/90.000 euro!“. Un modo dunque per ridurre l’impatto ambientale, aumentare la disponibilità di risorsa idrica e creare ricchezza dai liquami. Ma anche, indirettamente, per risparmiare suolo agricolo, quello che sarebbe altrimenti sacrificato – in qualche parte del mondo (spesso in Africa) – alla coltivazione di materie prime per la produzione di biocarburanti.
Giannotti, con la sua azienda Maugian, propone il suo sistema prevalentemente ai Comuni, ma può essere applicato anche alle aziende zootecniche come spiega: “Si adatta, per esempio, ad un allevamento di 1.000 maiali che corrispondono a 5.000 abitanti o 500 mucche”. Una nuova frontiera della depurazione di cui si sono occupati, con il biologo di Viterbo, anche due studenti che hanno dedicato la propria tesi di laurea al sistema MABS.
Anche Giannotti, del resto, iniziò l’avventura imprenditoriale a partire, “nel lontano 1980, da una delle prime tesi dedicate alla fitodepurazione, più nello specifico sui macro invertebrati negli impianti di depurazione e acque reflue a fanghi attivi“. Terminati gli studi, apre un laboratorio di analisi delle acque. Nel 1988 poi un grande passo avanti: “vengo coinvolto in un progetto per realizzare un impianto di fitodepurazione a Montalto di Castro. E da questa esperienza nasce il primo brevetto: il SIF ovvero il sistema integrato di fitodepurazione. Grazie a quell’esperienza sono nati un centinaio di impianti in Italia e nel resto del mondo”.
Giusto per rimanere sulla tragica attualità della carenza di acqua, basti pensare a progetti come quello realizzato “nel 1986 nel Parco Regionale del Fiume Sile, in provincia di Treviso, dove si è sviluppato un progetto per 18 impianti su 18 differenti comuni, con l’obiettivo di tutelare il corso d’acqua come risorsa idro potabile”. Negli anni successivi Giannotti è stato poi chiamato dal Comune di Arcugnano, in provincia di Vicenza, per utilizzare il SIF per il progetto Eco Fimon – dal nome del lago della zona – e il trattamento con depurazione in 5 paesi intorno al lago. “In quel caso – ci racconta il biologo – per ripristinare le condizioni ottimali e ridurre l’eutrofia nel bacino naturale”. Seguono ancora molti altri interventi, come a Modena, dove si è realizzato un depuratore che produce acqua utilizzata per l’irrigazione delle aree verdi“.
All’attività in Italia Giannotti ha associato, negli anni, quella di consulente per la FAO – dal 1988 fino al 2013 – per cui ha seguito numerosi progetti, come in Messico, dove ha realizzato un sistema per la depurazione dei liquami di una porciliaia con il recupero delle acque, che vengono riutilizzate nello stesso allevamento“. Quando si dice che del maiale non si butta via niente...
Gian Basilio Nieddu