Aboca: ritorno al futuro delle piante medicinali
“Per chi come noi lavora con la natura, la sostenibilità non è una scelta, ma si identifica con l’identità, l’approccio stesso dell’azienda alle attività quotidiane”. Massimo Mercati è il direttore generale di Aboca, la principale azienda italiana di prodotti a base di piante medicinali. Il padre Valentino l’ha fondata nel 1978, come scelta di vita prima ancora che di lavoro: dopo aver acquistato una fattoria nell’aretino, la passione per l’agricoltura biologica e la medicina naturale hanno preso il sopravvento e si è consolidata l’idea che un nuovo rapporto tra uomo e natura potesse passare anche attraverso la cura della salute. Su quelle basi è nata un’impresa che oggi è presente in 15 Paesi, con 550 dipendenti e 80 milioni di euro di fatturato.
A partire dalle coltivazioni con metodo biologico. “Aboca è prima di tutto un’azienda agraria, con un filiera integrata che va dalla produzione delle materie prime alla commercializzazione dei prodotti finiti, per i quali usa solo materie prime naturali, senza nessun solvente o additivo chimico. In quest’ottica, diventa essenziale tutelare l’approvvigionamento, che ha rappresentato fin dall’inizio una delle sfide principali”. Da qui la scelta di escludere fin dall’inizio tutti i prodotti chimici di sintesi.
Alla fine degli anni Settanta, trovare materie prime di qualità e prive di residui di pesticidi e fertilizzanti non era sempre facile. E non lo è neanche oggi se si parla di piante esotiche che non crescono nel nostro clima. Oggi Aboca ha 1.000 ettari di terreni coltivati direttamente tra San Sepolcro e Rimini, la Val di Chiana e la Val Tiberina, dove vengono prodotte tutte le piante autoctone. “Altre, come il ginseng o il ginkgo, siamo costretti a comprarle. In questi casi, più della certificazione biologica, che può rivelarsi inattendibile, facciamo veri e propri accordi di filiera che disciplinino in modo preciso le modalità di coltivazione”, continua Mercati. Per questo, non tutti i prodotti Aboca vengono definiti biologici: “Dove per alcune piante non c’è certificazione, ma un accordo di filiera, preferiamo non spingerci a dichiarare biologico il prodotto”. Al metodo bio si uniscono interventi per la ridurre l’uso di acqua in agricoltura e l’utilizzo di energia fotovoltaica, grazie a un impianto da 1 MW installato sui tetti dello stabilimento.
Vero asse portante di Aboca è la ricerca, che si coniuga con il recupero di saperi tradizionali. “Le piante sono alla base di millenni di storia della medicina. Sono state abbandonate da 200 anni in favore delle molecole di sintesi, brevettabili, economiche e più facilmente gestibili rispetto alla complessità della natura”. A Sansepolcro si propongono di andare nel senso opposto, cercando, al contrario, di esplorare questa ricchezza delle piante, anche attraverso collaborazioni con numerose università italiane e straniere: “In questi giorni parte un progetto di ricerca di cinque anni con l’Università di Cambridge per lo studio delle piante e l’individuazione di nuovi principi attivi, anche attraverso l’inserimento di un nostro ricercatore presso il dipartimento di Bioinformatica”, aggiunge Mercati. Oggi nel settore R&D, su cui l’azienda investe ogni anno dal 5% al 7% del fatturato, lavorano 30 persone.
In molti casi, il punto di partenza per le sperimentazioni, condotte anche con l’aiuto delle più moderne tecnologie informatiche, arriva dallo studio degli utilizzi tradizionali delle erbe medicinali. Nel 2002, nel paese in provincia di Arezzo, è stato inaugurato il museo aziendale su piante e salute, che raccoglie oggetti e libri dell’antica tradizione erboristica: il cuore è proprio la cosiddetta Biblioteca Antiqua, una raccolta di oltre 1.000 volumi sull’utilizzo nella storia delle piante medicinali. Proprio dallo studio di queste pagine sono venuti gli spunti per prodotti innovativi, come nel caso di MeliLax, i microclismi a base di miele contro la stitichezza che sostituiscono i più tradizionali di glicerina. “Grazie alla ricerca storica Aboca ha potuto riscoprire i numerosi vantaggi per la salute dell’uomo che possono derivare dall’impiego del miele: per le popolazioni del Mediterraneo antico il miele costituiva la “fondamentale sostanza medicamentosa””, spiega l’azienda, che si sta anche concentrando sui prodotti che rallentano l’assorbimento dei carboidrati per contrastare il sovrappeso.
Dopo cinque anni di crisi, Aboca continua a crescere anche in paesi come la Grecia, “segno che i consumi non sempre diminuiscono, ma diventano più selettivi. In questo senso, la crisi rappresenta una grande opportunità per chi come noi non punta sulla produzione di massa”, commenta Mercati. Per incontrare il maggior interesse dei consumatori verso il benessere naturale e un nuovo equilibrio con l’ambiente, Aboca sta organizzando anche una serie di iniziative culturali e di sensibilizzazione e formazione. Tra queste c’è il progetto, realizzato in collaborazione con ISDE, l’Associazione dei Medici per l’Ambiente, del “Questionario di educazione alla salute in relazione all’ambiente”, per far conoscere i rischi ambientali e fornire consigli. E al rapporto con il mondo vegetale è dedicata anche la rassegna di eventi letterari, artistici e musicali “A seminar la buona pianta“, che dal 5 al 10 agosto farà tappa in Trentino con passeggiate alla ricerca di erbe medicinali, corsi di fitoterapia e serate con volti noti, da Serena Dandini a Stefano Benni.
Veronica Ulivieri