A pane (carasau) e canapa. L’innovazione alimentare della cooperativa sarda Hemp Factory
Pane Carasau al gusto di canapa? Si proprio quel pane con un passato che si perde nella notte dei tempi, quello tondo e biscottato immancabile nella dieta dei pastori barbaricini perché si conserva per mesi e quindi ideale per chi vive per lungo tempo lontano da casa, viene rivisitato. Senza un sussulto dei gelosi custodi del passato. “È stata una piacevole sorpresa anche per i clienti più legati alla tradizione” spiegano i ragazzi della cooperativa sarda Hemp Factory, che in nome del benessere innestano la canapa in una storia alimentare millenaria.
“Puntiamo su prodotti sani e quindi oltre la farina di semi di canapa utilizziamo grani molto antichi, come la varietà Senatore Cappelli, e maciniamo, possibilmente a pietra, in un mulino del 1900” spiega Solidea Atzori, che con Patrizia Desogus e Roberto Piseddu nel 2014 ha fondato la cooperativa, ma “le prime sperimentazioni sul campo risalgono al 2011″. Passo dopo passo sono arrivati alla produzione di numerosi prodotti “oltre sul Pane Carasau utilizziamo la canapa anche per le Pardulas, un dolce tipico sardo, e nella pasta, come per esempio i ravioli. All’inizio è stato difficile, poi siamo riusciti a far vincere la diffidenza dei clienti quando abbiamo spiegato le molteplici proprietà della canapa, un prodotto sano perché non si usano i pesticidi e ricco di omega 3 e omega 6“.
La cooperativa ha attivato un indotto economico che coinvolge agricoltori di tutta l’isola “dal sud al nord, dal Campidano (la pianura vicino a Cagliari, NdR) a Sassari e Olbia. Siamo orgogliosi di queste relazioni con i contadini e sta crescendo la rete di distribuzione, ora abbiamo dato il via alla commercializzazione a Milano. Stiamo iniziando ad avere piacevoli sensazioni” spiega Solidea. Si sta consolidando una vera e propria filiera: a Cagliari i semi di canapa Hemp Factory vengono usati in modo creativo nella originale bottega/gastronomia Semino: “Ci chiamiamo così perché usiamo i semi per tutti i nostri piatti, tantissimi con la canapa. La usiamo nelle insalate, nelle polpette vegane, nella pasta, in crosta con il tonno” spiega Giovanna Ghiani, che con la socia Rita Oldani e lo chef Aldo gestisce l’impresa. E la figura di Giovanna è tutta da conoscere “ho fatto per 14 anni la farmacista, poi mi sono laureata in Scienze dell’Alimentazione, ho preso un dottorato e ora insegno Fisiologia e Scienza dell’Alimentazione all’Università di Cagliari”. Una nutrizionista, ma che è possibile conoscere tra i tavoli del Semino dove risponde ad ogni dubbio sulla dieta degli avventori che gustano i piatti sotto delle piante di basilico. Una storia particolare di una Sardegna sempre più verde canapa, ma che non dimentica i saperi agroalimentari tradizionali.
L’antropologa del cibo Alessandra Guigoni che collabora con i produttori di Hemp Factory parla di “Una interessante retroinnovazione perché la coltivazione della canapa sativa in Sardegna era estesa e trovava numerosi impieghi sino alla prima metà del Novecento. Oggi è stata riscoperta per usi alimentari e le sue proprietà la rendono un prodotto molto appetibile sul mercato . È un vegetale che si può coltivare molto bene in biologico e con poca acqua e ciò la rende anche sostenibile. I prodotti tradizionali come Pardulas e Carasau arricchiti di farina di canapa risultano una bella novità per i consumatori”.
Nell’isola la canapa sta trovando terreno fertile, come ci spiega Enrico Siddi, ideatore di Hemp Factory e Presidente AssoCanapa Sardegna, che sprizza ottimismo: “ci sono finanziatori interessati ad investire e si pensa alla creazione di due impianti di lavorazione in Sardegna. Le prospettive sono buone. Come associazione siamo nati nel 2014 e sono operativi dei gruppi di lavoro – spiega Siddi – I progetti attualmente in corso prevedono tutte le applicazioni possibili, da quelle tecnologiche a quelle salutistiche, dalla produzione della carta alle bioplastiche e l’impiego di materiali destinati alla bioedilizia“. In una terra con tanta fame di lavoro, la canapa fa sbocciare professionalità e buste paga.
Gian Basilio Nieddu