Roversi: “Vorrei un Ministero che unisse agricoltura e beni culturali”
Nome in codice: Vpc. Velista per caso. Segni particolari: non sa stare senza la sua Syusy. Musa, compagna, avventuriera dei sette mari. La metà esatta del suo mondo. E lui, Patrizio Roversi, con lei, Syusy Blady, il mondo l’ha girato praticamente tutto. Vulcanico e dissacrante. A ficcare il naso nei più sperduti e incontaminati paradisi del globo terrestre.
D) Siete diventati famosi grazie ai vostri grandi viaggi. Avete addirittura inventato un genere televisivo: il reportage dei turisti surreali e un po’ sprovveduti, che se la cavano in qualunque situazione. Nato come un piacere, il vostro lavoro quasi non sembra una professione. Non è così?
R) Abbiamo iniziato esattamente con questo spirito, dicendo “se ce la facciamo noi, possono farcela tutte le persone normaloidi”. Compreso il giro del mondo in barca a vela, la nostra sfida iniziata a fine 2001, quando siamo salpati da Marina di Ravenna a Natale. Ci abbiamo messo 3 anni. A maggio del 2004 eravamo di ritorno.
D) Con che mezzo avete navigato?
R) Era una barca di 22 metri in acciaio, comprata come un rudere arrugginito e fatta rimettere a posto dal famoso progettista Sciomachen, bolognese. Attrezzati ed equipaggiati per bene, siamo partiti all’avventura.
D) La vostra vita, scandita dai viaggi, ultimamente è più all’estero che in Italia. Ma quali sono i paesaggi nostrani che sanno tener testa a quelli mozzafiato che avete fotografato in giro per il mondo?
R) Il nostro paese ne ha 3000 di scorci che tolgono il fiato. Abbiamo anche provato a proporre alle tv reportage dall’Italia, ma ci hanno detto che un viaggio per lo Stivale “non tira”, che è meglio andare in posti lontanissimi. Nonostante tutto però, in questi ultimi due anni, io e Syusy abbiamo scorrazzato su e giù per l’Italia con il format di Slow Tour, cioè percorsi turistici alternativi alle più comuni autostrade turistiche. Noi italiani non vogliamo capire che, se l’agricoltura è in crisi, il turismo è l’unica nostra risorsa produttiva.
D) Come potremmo valorizzarlo secondo lei?
R) Salvaguardando il paesaggio e fornendo sempre migliori servizi. Perché l’agricoltura non è più solo mercato dei prodotti della terra, è tutto questo: riscoperta della natura, agriturismo, filiera della produzione e commercio, alternativa per il tempo libero. Così noi, che amiamo il nostro paese, andiamo in giro per la Sicilia, la Campania, la Sardegna, l’Emilia e il Friuli, alla scoperta di paesaggi meravigliosi.
D) Ne ha in mente qualcuno in particolare?
R) Sì, ma non è solo naturale. In Italia il paesaggio ha sempre una forte componente di intervento dell’uomo. Lo sviluppo è arrivato ovunque. Vent’anni fa, con Syusy, eravamo in giro in moto (e specifico, una Guzzi Astore del ’49, proprio quella che fa bum, bum, bum, quel rumore tipico) per le regioni del Sud. In tutta la vacanza non siamo mai riusciti a trovare una spiaggia incontaminata in cui piantare la nostra tenda, da buoni fricchettoni. C’era sempre una casa, un rudere bianco in cemento con gli spuntoni sul tetto, preludio a una nuova costruzione, che rovinava la visuale. Ora, capita l’antifona, siamo diventati meno esigenti. Ad esempio io mi commuovo per il Po, quando gli passo accanto lo saluto sempre.
D) Vorrebbe discenderlo dalla sorgente alla foce?
R) Sì, in canoa. Ma anche in bicicletta. La Pianura Padana è praticamente una pista ciclabile unica.
D) Se fosse un politico, quali misure adotterebbe per migliorare la qualità del nostro ambiente?
R) Chiederei al Presidente del Consiglio di darmi il Ministero dell’Ambiente, ma anche del Turismo, dell’Agricoltura e della Cultura.
D) Avrebbe moltissimo da lavorare, non crede?
R) Sì, e vorrei fare un sacco di cose. L’agricoltura, come ho detto prima, non ce la fa più a sussistere alle stesse regole di prima. Quindi si salva se c’è la cura dell’ambiente. Cosa che richiede risorse per favorire il turismo, che va a braccetto con la tutela del patrimonio culturale. Poi però non sarebbe finita: vorrei anche il Ministero della Pubblica Istruzione. Nella situazione in cui siamo finiti, i problemi si possono risolvere solo nella relazione.
D) I governi dovrebbero creare dei mega-ministeri, secondo lei?
R) Sì, ma sa cosa le dico? Che poi non mi basterebbe ancora. Per realizzare questo programma dovrei diventare Presidente del Consiglio. Reintegrerei la naia obbligatoria, per introdurre di nuovo il servizio civile per tutti: uomini, donne, portatori di handicap e normodotati. In questo modo si avrebbe più senso dello Stato.
D) Pensa che i gesti di ciascuno siano utili, anche in piccolo, per salvare l’ambiente dall’inquinamento?
R) Sono più simboli che altro. Nostra figlia Zoe è disciplinata: non spreca acqua, spegne la luce. Avrebbe da insegnarci, lei che vive per conto suo in una parte della casa e ha 16 anni. Syusy, ad esempio, è più ligia di me. Io sono laico e miscredente. Mi dico: che senso ha chiudere l’acqua quando mi faccio la barba o mi lavo i denti se il 75% delle risorse idriche le spreca l’agricoltura, il 25% l’industria e molti acquedotti sono rotti o danneggiati? Anche sulla privatizzazione dell’acqua non so ancora come la penso. Dobbiamo smetterla di vivere per slogan e renderci conto che ci sono questioni, come quelle ambientali, che sono di una complessità che va ben oltre la superficie spesso ideologica. E che meritano tutti gli approfondimenti del caso. Su certi argomenti è bene non prendere posizione prima di essersi rotti la testa, e se possiamo dirlo anche un po’ le palle, ma avendo chiarito fino in fondo le proprie idee.
Letizia Tortello