“Vorrei la bacchetta magica”. Intervista a Cristiano Godano
Melodici, ma inquieti. Chitarre graffianti e voce sofferta. Nel loro ultimo album, “Ricoveri virtuali e Sexy Solitudini”, Cristiano Godano e soci, i Marlene Kuntz, volano in Islanda, terra di vulcani altrettanto inquieti.
Insieme agli artisti milanesi Masbedo portano il loro rock intellettuale nelle pianure deserte e surreali del Nord del mondo. In una cornice naturale che fonde intimità ed estraniazione.
D) Perché avete sentito il bisogno dei cieli grigi e rarefatti dell’isola islandese per fare da sfondo alle canzoni del vostro ottavo disco?
R) I nostri registi, i Masbedo, conoscono bene quella terra. Raccontiamo il viaggio di un uomo in un mondo alieno, sospeso, popolato di diversità e inquietudine. La location dell’Islanda si accorda perfettamente con lo stato d’animo esistenziale che vogliamo comunicare nelle canzoni. Abbiamo lavorato in particolare comunione di intenti. Il paesaggio scelto è desolato, a bassa densità di popolazione, buono sfondo per la nostra musica.
D) I vostri dischi hanno una grande ispirazione spirituale. In che modo questa ricerca si lega con l’ambiente in cui vive l’uomo?
R) Nelle nostre canzoni non c’è molto paesaggio. Vorrei che ce ne fosse molto di più. Ho un’attitudine a testi più introspettivi, lirici e non narrativi. E’ difficile che osservi la natura e mi metta a raccontarla. Lascio poco spazio al mondo esterno, alle sue influenze. Il corredo scenografico fa solo da contesto ad un’intenzione poetica.
D) Lei però vive in una città fortemente a dimensione umana, Cuneo, immersa tra le montagne. Le manca la metropoli?
R) No. A Cuneo sto benissimo. Ci sono persone avvedute, che si confrontano continuamente con la natura e scambiano con lei, a tu per tu, valori spirituali. Dovrei farlo anch’io…
D) Cosa glielo impedisce?
R) L’indolenza, si può dire? Non trovo la spinta per organizzare giornate nei boschi che ho lì’ a due passi. Solo quando mi trascina qualche amico mi convinco. E poi, ovviamente, sono contento di esserci andato. Sono un gran camminatore in città. Non uso quasi mai l’auto, quando sono per Cuneo.
D) Tra mare e montagna, qual è il paesaggio che la mette più a suo agio?
R) Le rive di un lago, che sono un mix di acqua e montagna.
D) A parte le camminate, é uno sportivo?
R) Da giovane facevo karate, calcio e sci a livello quasi agonistico. In montagna, ricordo fuoripista nella neve anche piuttosto estremi. Non mi piace arrampicare, trovarmi nella situazione del vuoto. Non amo quel genere di adrenalina. Comunque l’attività sportiva più frenetica è quella che pratico sul palco. C’è un mio amico corridore che mi ha rivisto in concerto dopo molti anni e mi ha detto: “ogni sera è come se facessi una maratona da un’ora e mezza o due, non pensavo avessi tutta questa resistenza!”
D) Entriamo dentro le sue mura domestiche. E’ attento al risparmio dell’energia elettrica, dell’acqua, al riciclo dei rifiuti?
R) Sì. Anche se fatico a ricordarmi di chiudere l’acqua quando mi lavo i denti, credo fortemente che siano i piccoli gesti di ciascuno di noi ad avere ancora qualche potere per dare una svolta e preservare il pianeta. Lo leggevo anche in un articolo un po’ di tempo fa: conviene sperare nell’atteggiamento dei singoli, e lavorare perché cambi, se vogliamo salvare la Terra. Sperare nelle scelte dei governi e dei potenti è diventato ormai impossibile.
D) Perché nutre così tanta sfiducia per tutte le politiche ambientali decise “dall’alto”?
R) I vertici della politica hanno le mani legate. Ci sono troppe lobby impalpabili, che sono fatte di equilibri tra economia, finanza e industrie, che impediscono, ad esempio, a Obama di fare una politica ambientale reale.
D) Se fosse uno di loro, un politico o un ministro, cosa farebbe?
R) Lo ripeto, stiamo parlando di magie, visto che non è in loro potere fare molto. Vorrei avere la bacchetta magica e cambiare la testa della gente. Tocca a noi dare il buon esempio. Ad esempio, smettendo di comprare un sacco di cose che alimentano soltanto una produzione industriale inutile.
D) E’ un sostenitore della “decrescita”?
R) Questo no. Vaglielo a dire all’operaio che perde il lavoro perché chiudi le fabbriche, che smetti di produrre perché il ritmo consumistico è diventato insostenibile…
Letizia Tortello