The Hunger Games: un futuro distopico sullo sfondo dei cambiamenti climatici
Il 23 marzo è uscito negli Usa The Hunger Games, il film tratto dal libro omonimo di Suzanne Collins. La storia racconta le vicende di due adolescenti che vivono in un futuro dove il mondo come noi lo conosciamo non esiste più. C’è invece Panem, una terra sorta sulle ceneri dell’America del Nord, dove a governare è una ristretta oligarchia ricca e potente residente a Capitol e dominante su tutti i 12 distretti periferici di cui Panem è composta. Ogni anno il governo organizza un grande reality che chiama due teenager per distretto a partecipare a quella che è una vera e propria guerra all’ultimo sangue: a vincere il premio in palio sarà l’unico in grado di uccidere tutti gli altri concorrenti nella gara per la sopravvivenza nella foresta. L’evento è seguito dalla televisione e i giocatori, oltre a sopravvivere, devono anche ingraziarsi i favori del pubblico per ricevere i loro bonus. I due adolescenti protagonisti saranno coinvolti in una serie di avventure rocambolesche e solo alla fine sapremo se ce la faranno davvero o no.
Il film ha avuto un enorme successo negli Usa – si parla di 155 milioni di dollari nel primo weekend di proiezione – e negli altri paesi europei dove è già stato distribuito. In Italia potremo vederlo dal primo maggio. Oltre ai protagonisti Jennifer Lawrence (candidata all’Oscar nel 2011 come migliore attrice protagonista per Un gelido inverno) e Josh Hutcherson, la pellicola conta su una lista di ottimi attori nei ruoli secondari, oltre che su una colonna sonora interessante. La critica lo ha promosso, così come ha promosso il libro da cui è stato tratto, il primo di una trilogia. Hunger Games venne pubblicato negli Stati Uniti nel settembre del 2008 e da allora ha venduto 26 milioni di copie. Il secondo libro della trilogia, Catching Fire, è uscito nel 2009 ed è stato pubblicato in Italia con il titolo “La ragazza di fuoco“ nel novembre 2010. Il terzo è stato pubblicato negli Stati Uniti nell’agosto 2010 con il titolo di Mockingjay e uscirà in Italia il 15 maggio come “Il canto della rivolta”. Si vocifera già di un sequel al cinema sulla base di Catching fire, che dovrebbe arrivare nelle sale americane il 22 novembre 2013.
La produzione è interessante non solo per il clamore di pubblico con cui è stato accolto all’estero ed è atteso in Italia. Sebbene non specificato in dettaglio, il libro racconta di un mondo nato dopo la morte di un pianeta che ha attraversato una serie di fenomeni facilmente riconducibili a un cambiamento climatico pesante. Il sindaco di Capitol racconta infatti che Panem è nata dopo deserti, inondazioni, tempeste, carestie e mari prosciugati. Tutti fenomeni che attualmente gli scienziati ipotizzano come future conseguenze ai cambiamenti climatici in atto. Un tema, dunque, decisamente di attualità. Nature Geoscience ha infatti da poco pubblicato uno studio secondo il quale la temperatura del nostro pianeta crescerà in media di 1,4 – 3°C, da qui al 2050, anche in uno scenario di inquinamento atmosferico moderato.
The Hunger Games fa pertanto riferimento a uno scenario tristemente possibile. Non è tuttavia l’unico né l’ultimo film a essere legato a tematiche ambientali, al cinema stiamo assistendo a un exploit di pellicole environment friendly. Pensiamo anche solo a quelli recentemente recensiti, da Qualcosa di straordinario a Lorax – Il guardiano della foresta. Segno che le paure collettive si stanno orientando sempre più sull’ambiente. Come negli anni Settanta venivano esorcizzati sul grande schermo i timori di epidemie incontrollate – da Il pianeta delle scimmie a Cassandra Crossing, quasi ad anticipare l’esplosione dell’AIDS negli anni Ottanta – negli anni Duemila lo scenario per un futuro davvero spaventoso è l’ambiente irreversibilmente danneggiato: The Road, L’alba del giorno dopo, 2012 solo per fare alcuni esempi. Sebbene da un punto di vista catastrofico, si può dunque concludere che l’attenzione sui temi ambientali è alta. E se passa attraverso il mainstream di film di grande successo significa che non è solo più preoccupazione di pochi ambientalisti convinti. Sempre di questi giorni è infatti la (buona) notizia che, secondo un nuovo studio condotto da Nielsen, a livello mondiale, i consumatori “socialmente consapevoli” sono giovani (il 63% è di età inferiore ai 40 anni), consultano i social media quando devono prendere decisioni d’acquisto e si preoccupano di questioni ambientali, educative e di alimentazione. Ci piace pensare che abbiamo ancora tempo per capovolgere la distopia in una realistica utopia.
Daniela Falchero