Report: faremo tutti la fine del tonno?
E’andata in onda ieri sera, su Rai Tre, la nuova inchiesta di Report, dal titolo “L’ultima mattanza“, interamente dedicata al tonno, alla presunta sostenibilità della sua pesca e all’efficientissima “diplomazia del sushi” messa in campo dal Giappone durante l’ultimo CITES - di cui Greenews aveva già parlato il 19 marzo scorso.
“Ci siamo mai chiesti da dove viene tutto il tonno in scatola che mangiamo? Le etichette dicono la verità?”, sono le domande da cui è partita Sabrina Giannini per costruire la sua impietosa indagine su uno dei cibi più in voga sulle nostre tavole (negli ultimi 7 anni).
“La storia del tonno in scatola e del tonno rosso del Mediterraneo, quasi in estinzione a causa dei giapponesi e della moda del sushi“, spiega l’autrice, “sono il paradigma per capire quanto sia stupido l’uomo nel gestire le risorse del pianeta“.
L’esito dell’inchiesta è infatti paradossale: l’Unione Europea, che pochi anni fa aveva incentivato, con denaro pubblico, l’acquisto di navi da pesca nel Sud Italia, resasi conto della drammatica situazione del tonno nel nostro mare, fornisce ora generosi contributi agli stessi pescatori (sempre con soldi pubblici) per distruggere le navi e stare fermi!
Vittima di questa beffa – oltre il tonno – è dunque il cittadino-consumatore, che, a causa della scarsa informazione sull’etichetta dei prodotti in commercio, non sempre dispone degli strumenti per capire che con il proprio comportamento d’acquisto rischia di far sparire per sempre il pesce più importante per gli equilibri della catena alimentare marina.
Le etichette in Europa riportano infatti il luogo di inscatolamento del tonno, ma non quello di provenienza, perché la normativa comunitaria ad oggi non lo richiede, consentendo alle multinazionali di giocare su un’ambiguità utile dal punto di vista del marketing – in quanto aggira la sensibilità media del consumatore che, come è ormai noto, si sta evolvendo verso una più attenta sostenibilità ambientale.
E proprio a proposito della sostenibilità (dichiarata, ma mal praticata da alcune aziende) si svolgono alcuni dei più imbarazzanti passaggi del servizio, dai quali emerge una preoccupante connivenza di politica, scienza, imprese ed enti certificatori, non certo orientata a tutelare la risorsa in questione, né il consumatore.
Se poi uniamo questi aspetti alle agghiaccianti rivelazioni sui rischi per la salute derivanti da pezzi di sushi mal gestiti (magari nei numerosissimi ristoranti cinesi che si spacciano per giapponesi), c’è di che perdere l’appetito. Non è tuttavia chiudendo gli occhi che si risolvono i problemi. L’inchiesta è dunque visibile, per chi l’avesse persa, on-line sul sito www.report.rai.it