La nuova geopolitica della scarsità alimentare secondo Lester Brown
Non è neanche passato un anno dal libro di Paolo De Castro “Corsa alla terra. Cibo e agricoltura nell’era della nuova scarsità” (Donzelli Editore) che per i tipi di Edizioni Ambiente esce “9 miliardi di posti a tavola” di Lester R.Brown. Terra come affare, scriveva l’europarlamentare italiano, presidente della Commissione Agricoltura e Sviluppo Rurale del Parlamento Europeo. Cibo nuovo petrolio, terra nuovo oro, dice oggi Lester R. Brown. L’agricoltura, come rilevato durante l’ultima edizione del Workshop IMAGE, sarà sempre più un settore strategico, soprattutto nella sua missione primaria, ovvero la produzione di cibo. Nutrire la popolazione mondiale, che cresce ogni anno di 80 milioni di individui, diventa sempre più difficile. E allora le nazioni che possono permetterselo corrono all’estero ad accaparrarsi terre coltivabili e annesse risorse idriche. Il land grabbing rappresenta un fenomeno nuovo all’interno della geopolitica della scarsità alimentare, in cui il cibo ha assunto la stessa importanza del petrolio e il terreno agricolo è prezioso come l’oro.
Le ricadute in termini di prezzi mondiali del cibo sono sotto gli occhi di tutti. Cosa accadrà con il prossimo aumento dei prezzi? Il cibo è l’anello debole della nostra società e rischia quindi di diventare un importante fattore di instabilità politica. “Lo scopo di questo libro consiste nell’aiutare la popolazione mondiale a prendere coscienza che il tempo scarseggia. Con il presente volume il gruppo di ricerca dell’Earth Policy Institute vuole far prendere coscienza della portata della sfida che abbiamo di fronte e spingere all’azione”, scrive nella premessa Brown. “Abbiamo iniziato a scrivere questo libro nella primavera del 2012 durante la stagione della semina del mais. Gli Usa sono i principali produttori ed esportatori di mais al mondo. Una calda primavera anticipata – racconta Brown – aveva portato a una partenza eccezionale nei campi, gli analisti prevedevano il più grande raccolto di tutti i tempi. Ma il caldo record e l’assenza di precipitazioni stava disidratando il terreno. Quest’anno i dati erano stati promettenti, ma dobbiamo constatare come la sicurezza alimentare possa essere minacciata dagli eventi atmosferici che sono connessi ai cambiamenti climatici”.
Tra l’inizio di giugno e la metà di luglio, i prezzi del mais sono dunque cresciuti di un terzo. I prezzi del cibo saliranno ancora probabilmente verso nuovi record. Non è solo l’attuale situazione alimentare che si va deteriorando, ma anche lo stesso sistema globale del cibo (in discussione in questi giorni al Salone del Gusto di Torino). Brown racconta come con l’aumentare delle quotazioni, i paesi esportatori, hanno cominciato a limitare le esportazioni per tenere bassi i prezzi nei propri paesi. Di conseguenza i governi delle nazioni importatrici sono andati nel panico, e alcuni di loro hanno reagito cominciando a comprare o prendere in affitto, terreni in altre nazioni sui quali produrre cibo per il proprio consumo interno. Senza dimenticare l’altra grande contraddizione: l’impiego di una gran parte delle colture agricole per la produzione di biocarburante. E senza trascurare la crescita demografica esponenziale che ha oltrepassato quelle che sono le capacità di supporto degli ecosistemi. E poi, ancora, il picco dell’acqua e le carestie alimentari.
Tutto questo ha dato il via a una nuova geopolitica della scarsità alimentare. Così che mano a mano che gli approvvigionamenti di cibo si riducono andiamo verso una nuova era alimentare in cui ciascun paese farà per sé. Dal punto di vista alimentare il mondo si trova davvero nei guai. “Fino a che non ci muoveremo verso nuove strategie politiche, l’obiettivo del superamento della fame rimarrà un miraggio”, conclude Brown (25 lauree honoris causa), che sarà in Italia il 29 novembre prossimo in occasione del Forum del Barilla Center for Food & Nutrition a Milano.
Francesca Fradelloni