“Il farmaco moderno”: la rivoluzione del ritorno alla natura in medicina
Cittadini del mondo, ma soprattutto cittadini del nostro tempo. Conoscere e rispettare l’ambiente, inteso nella sua accezione più ampia, è oggi l’imperativo per ripristinare un’alta qualità della vita. Questo implica considerare tutti gli aspetti di un approccio sostenibile al mondo esterno: da quello più legato al contatto con la natura a quelli più periferici, ma non per questo meno importanti, di alimentazione, economia, energia e sanità. Questo l’obiettivo della collana realizzata da Carocci Editore e Città della Scienza di Napoli: un tentativo di andare oltre la tradizionale divulgazione e soddisfare il bisogno di conoscenza per dare un contributo alla costruzione di una nuova coscienza sostenibile, più consapevole, più responsabile, più curiosa, più critica.
Uno dei volumi inseriti in questa collana è il recente Il farmaco moderno. Un patto esemplare fra uomo e natura, firmato da Bruno Silvestrini, professore onorario presso l’Università di Roma La Sapienza, un testo che vuole sottolineare come il farmaco naturale oggi sia diventato portavoce non solo di un approccio farmacologico diverso, ma anche e soprattutto di una visione del rapporto uomo-natura che torna a sistemarsi all’interno di un delicato equilibrio.
Il Prof. Silvestrini sintetizza così, nell’introduzione, il messaggio del libro: “Il primo capitolo illustra le proprietà elementari del farmaco, che chiunque dovrebbe conoscere. Il secondo è dedicato al farmaco naturale, il terzo al farmaco di sintesi. Dopo un breve riepilogo, per ribadire i passaggi salienti, il libro si conclude richiamando l’attenzione del lettore sull’intreccio tra le due anime del progresso scientifico e tecnologico: l’una che si arroga il diritto di subordinare la natura ai bisogni dell’uomo, l’altra che se ne sente partecipe. Queste due anime si confrontano e si scontrano da sempre nei miti, nelle religioni e nel pensiero filosofico, ma per la prima volta nella storia oggi possono stringere un patto dettato non più dalla religione o dalla filosofia, né dalla forza degli eventi, ma dalla scienza della vita”.
Attraverso un’esposizione chiara e accessibile, l’autore mostra pregi e debolezze del farmaco di sintesi come di quello naturale. “Il farmaco può combattere le malattie o sostituendosi all’organismo, oppure rafforzandolo e consentendogli di badare a se stesso. Il primo è l’aiuto mercenario, che in situazioni d’emergenza può anche salvare la vita, ma rischia d’indebolire e asservire. Il secondo consiste nel fare leva sulle proprie risorse, che è un impegno faticoso, ma rende liberi”.
Silvestrini fa notare che il farmaco naturale, se dalla sua parte ha un approccio più affine e meno invasivo per l’uomo, per contro ha la grande debolezza di non avere “un attestato di paternità e proprietà, capace di garantire una giusta remunerazione a chi lo porta alla luce e lo sviluppa. In teoria sembra una pretesa eccessiva, perché il farmaco naturale appartiene al patrimonio infinito di risorse a disposizione di tutti i popoli e cittadini di ogni paese (Greco, Silvestrini, 2009), sennonché la sua mancanza scoraggia il lavoro onesto, spingendo ancora una volta la ricerca a cercare la novità chimica, anziché terapeutica”.
Riflettendo invece sul farmaco di sintesi, se da un lato ha portato progresso e salvato vite, dall’altro è stato portato alla crisi dalla stessa industria farmaceutica, che non ha saputo arrestarsi al momento giusto di fronte alla corsa per l’acquisizione di un potere sempre maggiore. Arrivando al “conseguente, inevitabile ricorso a principi attivi diversi da quelli esistenti in natura, che sono doppiamente ‘mercenari’: oltre a sostituirsi all’organismo infiacchendolo, sono anche estranei alla sua composizione e al suo funzionamento. Si è trattato di un errore talmente madornale, che viene da domandarsi come sia stato possibile commetterlo. È stato come sostituire gli alimenti tradizionali con materiali plastici indigeribili”.
Da questa crisi nasce il ritorno al farmaco naturale, una tappa che secondo Silvestrini “segna nel campo farmaceutico una svolta epocale, analoga come portata a quella che ha segnato il passaggio dal latifondo alla piccola proprietà terriera e, in tempi più recenti, dai computer mastodontici a quelli che usano anche i bambini”. E aggiunge: “Più che un ritorno, è un recupero in chiave scientifica che apre nuove prospettive alla ricerca, allo sviluppo e alla produzione del farmaco, spezzando il monopolio dei giganti multinazionali”.
Silvestrini interverrà su questi temi il 23 maggio, a Torino, in chiusura del 4° Workshop Nazionale IMAGE (22-23 maggio 2014) dedicato al tema “Medicina ambientale e salute: verso la smart heatlh”.
#workshopimage2014
Daniela Falchero