Il crollo della civiltà occidentale: viaggio in un futuro possibile
“La fantascienza costruisce un futuro immaginario, la storia tenta di ricostruire il passato. In definitiva entrambe cercano di comprendere il presente. In questo saggio abbiamo fuso insieme i due generi, immaginando uno storico del futuro che rievoca un passato che è il nostro presente e il nostro (possibile) futuro”. Così gli autori de Il crollo della civiltà occidentale (Piano B Edizioni, 144 pp, 14,00 €) raccontano il loro ultimo libro. Naomi Oreskes insegna Storia della Scienza e Scienze Planetarie all’Università di Harvard, mentre Erik M. Conwey è storico della scienza e della tecnologia e lavora alla NASA. Insieme hanno deciso di scrivere un’opera che viaggia a metà fra saggio e fiction.
Ambientato nel 2393 – trecento anni dopo i tragici eventi che portarono al collasso climatico, sociale, economico e demografico delle grandi potenze occidentali del Ventesimo secolo – racconta di un giovane storico della Seconda Repubblica Popolare Cinese che cerca di esaminare e comprendere le cause del crollo della civiltà occidentale. Pubblicato a luglio 2014 negli Stati Uniti, tradotto in tedesco e francese, è uscito da poco anche in Italia. È uno dei libri che quest’anno ha fatto più discutere sul tema dell’ambiente: la critica al sistema capitalista e all’inedia degli Stati democratici si fa pungente grazie alla drammaticità che concede la fiction, mentre l’approccio divulgativo e documentato proprio del saggio lascia spazio a numerosi spunti di riflessione storica e scientifica.
La struttura del volume è originale: a un’introduzione che mette a fuoco la situazione ambientale attuale dal punto di vista delle dinamiche politiche ed economiche, segue una prefazione in cui gli autori spiegano brevemente lo spirito del libro, parlando del suo protagonista: “Egli giunge alla conclusione che sulla civiltà occidentale si era abbattuto un secondo Medioevo, un’età oscura in cui negazione e auto-inganno – ben radicati nella fissazione ideologica del ‘libero’ mercato – resero inermi le nazioni più potenti del mondo di fronte alla tragedia. Di più: coloro che avrebbero dovuto comprendere il problema – gli scienziati – furono paralizzati dalle loro stesse pratiche culturali, le quali richiedevano standard eccessivamente rigorosi per l’accettazione di tesi di qualsiasi genere – anche quelle che riguardavano minacce imminenti”. Segue poi lo sviluppo dell’intreccio, arricchito in alcuni casi da cartine di luoghi a noi ben noti – da New York alla Florida fino ai Paesi Bassi – raccontati come luoghi profondamente modificati se non addirittura annullati dai cambiamenti climatici. La parte finale prevede un “lessico dei termini arcaici” - in cui compaiono concetti per noi al momento fondamentali come capitalismo, comunismo, ambiente - insieme a una lunga intervista agli autori.
Con un espediente narrativo interessante, “Il crollo della civiltà occidentale” riesce a far vedere al lettore la direzione intrapresa dalla nostra civiltà e il suo possibile epilogo se non si interviene subito per fermare la corsa verso l’autodistruzione. “Per lo storico che studia questo periodo tragico della storia umana, il fatto più sorprendente è che le vittime sapevano cosa stava accadendo e perché stava accadendo”. Una visione distopica? Secondo Eric Conway “Molti attivisti nel dibattito sul cambiamento climatico sembrano credere che questo provocherà l’estinzione dell’uomo. Ma non è ciò che risulta osservando i precedenti episodi di cambiamenti climatici della storia umana. Le nostre organizzazioni sociali, politiche e culturali cambiano in risposta al clima. A volte le strutture di governance sopravvivono, altre no. Ma gli esseri umani lo faranno – detto ciò se continueremo a solcare l’attuale sentiero del combustibile fossile, tra poche centinaia di anni saremo molto meno numerosi. Certamente non ci sarò più per vederlo! A mio avviso questo libro dà speranza. Ci sarà un futuro per l’umanità, anche se non sarà più dominato dalla cultura occidentale”.
Daniela Falchero