I parchi metropolitani
La collana “Le aree naturali protette“, della casa editrice ETS, diretta da Renzo Moschini, ha, fino ad oggi, dedicato una serie di volumi alla situazione generale dei parchi, a particolari esperienze regionali e ad aspetti e comparti specifici come le aree protette fluviali. Un osservatorio attento e non indulgente sulla realtà complessa, talvolta sfuggente e non di rado ignorata o sottovalutata dei parchi e delle aree protette italiane.
Il neonato volume dedicato ai parchi iperurbani e metropolitani aggiunge un tassello importante. Parchi metropolitani (€ 24,00) è il titolo di un lungo lavoro messo a punto dai due curatori: Ippolito Ostellino, direttore del Parco del Po Torinese, e Andrea Cavaliere, giovane architetto paesaggista.
La progressiva estensione delle aree protette anche ai contesti di pianura e alle aree con maggiore impatto antropico è un dato ormai consolidato, che introduce le nostre realtà locali in un sistema di parchi con caratteri fortemente urbani. E’ uno scenario in evoluzione, che da alcuni anni fa emergere una continua ricerca di soluzioni innovative per la gestione di questi complessi territori. I parchi urbani e le aree naturali protette, presenti attorno e all’interno delle aree metropolitane, rappresentano oggi un nuovo fronte strategico nello sviluppo di politiche di sostenibilità locale e nell’impegno per la conservazione della biodiversità e per la tutela del paesaggio.
A partire da questo assunto – e attraverso la trattazione delle diverse problematiche investono il rapporto tra aree protette e urbanizzazione – il volume mette in luce le significative esperienze di numerosi parchi metropolitani italiani, impegnati nella gestione e nella valorizzazione delle loro risorse territoriali e raccoglie una serie di schede sulle best practices, intese come azioni e iniziative, nate nelle aree protette metropolitane, che possiedono però caratteristiche tali da poterle declinare in altri contesti gestionali.
“Il sogno è rappresentato dal tentativo di realizzare un progetto di valorizzazione storica, ambientale, paesaggistica e sociale che deve riuscire a connettere città, popolazione e natura attraverso reti ecologico-sociali consapevoli che la battaglia per la conservazione della biodiversità e per un pianeta migliore non sarà vinta lottando soltanto nel cuore della foresta amazzonica, ma anche nei multiformi tessuti di metropoli come Roma, New York, Londra o Rio de Janeiro, dove si forma una coscienza civile e ambientale e dove si possono modificare i comportamenti che provocano il mutamnto ambientale globale”.
Elena Marcon