Ecologisti per vocazione o per carriera?
Alice Audouin, scrittrice francese, da anni si occupa di ambiente e di sviluppo sostenibile. Il suo romanzo, «Emilie, ecologista in carriera» pubblicato in Italia da Edizioni Ambiente, affronta le tematiche della green economy attraverso gli occhi di una ragazza che si avvicina ai problemi dello sviluppo sostenibile per ambizioni di carriera e non per vocazione o impegno.
Membro della giuria del Festival Cinemambiente di Torino, la Audouin spiega con lucidità: «È un libro pensato non per specialisti ma per gente che non si è mai avvicinata ai problemi ambientali. E si rivolge in particolare a un pubblico benestante, che è quello che per educazione e potere economico può davvero fare qualcosa per cambiare la situazione».
D) Nel suo romanzo racconta come lo sviluppo sostenibile e l’ambiente stiano diventando un ottimo business. È così?
R) In effetti sono sempre di più le imprese e le corporation che prestano attenzione a questi temi e cercano di trasformarli in opportunità di guadagno. Ma come società civile dobbiamo fare attenzione al fenomeno del greenwashing, che è una sorta di patina superficiale di ambientalismo che le aziende si danno per vendere un prodotto senza però cambiare nulla del loro modo di produrre o di inquinare.
D) Il marketing può essere una risorsa per la green economy?
R) Sì, a patto che si accompagni a scelte aziendali davvero responsabili verso l’ambiente e il territorio. In questo, devo dire, siamo molto in ritardo.
D) Nel suo libro lancia l’idea di un tetto individuale alle emissione di Co2. Di che cosa si tratta e davvero può funzionare?
R) Oggi esiste un mercato sulle quote di emissione di Co2 per le imprese: le aziende hanno un tetto massimo di produzione di anidride carbonica da rispettare e se lo superano possono comprare da imprese più virtuose una sorta di diritto a inquinare. Ebbene, la stessa cosa si potrebbe estendere alle singole persone, ad esempio ipotizzando una soglia di due tonnellate di anidride carbonica all’anno per persona. Faccio notare che negli Stati Uniti un individuo, medimanente, ne produce 12 tonnellate, in Francia 8. L’idea di per sé è realizzabile e inInghilterra ci sono studi di fattibilità abbastanza avanzati. A me sembra una soluzione estrema, un po’ autoritaria, ma se non si trovano altri strumenti, se le persone non si assumono quotidianamente le proprie responsabilità nei confronti del futuro del pianeta un giorno potrebbe essere una misura necessaria.
D) Che consigli pratici può dare a chi volesse ridurre il proprio impatto ambientale?
R) In primo luogo è utile ridurre o eliminare i viaggi in aereo e poi limitare l’uso dell’automobile privata e sfruttare di più i mezzi pubblici. Inoltre si può evitare il consumo di carne ed è bene scegliere cibi “bio”, che vengono coltivati senza pesticidi o concimi derivati dal petrolio.
D) La diffusione sempre maggiore che hanno alimentari “bio”, vestiti di cotone ecologico, e altri prodotti attenti all’ambiente, secondo lei aiutano la diffusione di una coscienza ecologica?
R) Certo. Per un cittadino-consumatore oggi è più facile effettuare scelte commerciali attente all’ambiente e questo, nel lungo termine, può portare a un cambiamento di mentalità.
D) Quanto c’è di autobiografico nel suo romanzo?
R) Alcuni episodi sono realmente accaduti ma io, a differenza di Emilie, mi sono avvicinata alle tematiche green per interesse e convinzione, non per opportunismo. Nel romanzo poi non ho messo il mio punto di vista di militante ambientalista: questo perchè volevo parlare a tutti, non solo agli specialisti, e perché cercavo di porre dei problemi più che fornire soluzioni.
D) Lei vive a Parigi. É una città attenta alla sostenibilità ambientale?
R) L’amministrazione municipale non tanto, invece alcuni quartieri, come ad esempio il 12° o il 14° arrondissement, stanno portando avanti delle forti politiche ambientali. In generale, a Parigi funziona molto bene il trasporto pubblico, e anche il servizio di bike-sharing è efficace».
D) E nel futuro quali progetti ha?
R) Voglio scrivere un nuovo romanzo che, ovviamente, affronterà ancora i temi ambientali.
Marco Bobbio