E fu sera e fu mattina: cosa fareste se il Sole esplodesse tra 49 giorni?
L’ipotesi è volutamente scioccante: cosa succederebbe se un giorno scoprissimo che il sole sta per scoppiare? E’questo il pretesto narrativo da cui parte E fu sera e fu mattina di Emanuele Caruso, regista di 28 anni alla sua opera prima che racconta gli ultimi giorni di un piccolo paesino di campagna. Durante i festeggiamenti in piazza per Sant’Eurosia, patrona dei frutti della terra, gli abitanti di Avila vengono a sapere dal telegiornale che presto il sole esploderà. Rimangono solo 49 giorni di vita, durante i quali entriamo nelle vite dei cinque protagonisti: Francesco, il parroco anticonvenzionale del paese; Gianni, coinquilino e amico cinico di Francesco, con un passato doloroso alle spalle; Anna e Marcello, una giovane coppia che sfida la mentalità antiquata del paese con una convivenza dichiarata; Luisa, la cameriera del bar che nasconde un segreto.
L’intento del film è ambizioso, per tanti motivi. A partire dall’analisi dell’evoluzione, in bene o in male, dei rapporti umani in un momento in cui necessariamente si devono spogliare di tutte le inutilità e falsità. Fino agli spunti filosofici e religiosi che vuole suggerire: di fronte a una fine obbligata c’è chi sceglie Dio, chi sceglie l’uomo, chi sceglie la natura, non senza avvertire le contraddizioni di ognuna di queste scelte. Un ruolo importante riveste l‘ambiente, che il regista qui interpreta nella sua accezione più ampia. Ad avviare la trama del film è l’inaspettata esplosione del sole, un’anomalia che sembra quasi naturale conseguenza del cambiamento climatico globale. Ma per Caruso l’ambiente è tutto ciò che documenta con la sua macchina da presa: le strade del paese, le vigne coltivate, le colline illuminate dal sole, le albe e i tramonti, ma soprattutto la cultura di quel territorio che il regista ha scelto come scenografia del suo film. La Morra e i comuni limitrofi delle Langhe, in Piemonte, emergono tramite le tradizioni (la festa di paese, le chiacchiere al bar, i pettegolezzi dal parrucchiere), la lingua (dialetto e italiano si completano a vicenda), il cibo e il vino, vissuti come elementi di condivisione.
In linea con il messaggio di altre opere cinematografiche di genere completamente diverso (dall’onirico La quinta stagione, all’animazione di Capitan Harlock fino alla fantascienza spettacolarizzata di Snowpiercer) anche “E fu sera e fu mattina” fa riferimento alla necessità di cambiare profondamente il nostro modo di vivere l’ambiente che ci circonda, pena l’autodistruzione del genere umano. Il verso tratto dalla Genesi che dà il titolo al film diventa pertanto sintesi di una paura e di una speranza al tempo stesso.
Un progetto coraggioso, quello di Caruso, soprattutto perché realizzato con mezzi ridotti ai minimi termini. Ignorato dalle major cinematografiche perché poco aderente alle richieste del mercato, il film è infatti una produzione indipendente costata solo 70.000 euro utilizzati per 10 settimane di riprese, 5 attori protagonisti, 74 ruoli minori, 48 location differenti e 500 comparse per 3 scene di piazza. I fondi necessari sono stati raccolti in crowdfunding e crowd equity vendendo al pubblico, in fase di scrittura e ideazione, quote da 50 euro. Chiunque abbia acquistato una quota ha avuto diritto a una percentuale degli incassi del film. Oltre 40.000 euro dell’intero budget sono stati raccolti in circa 18 mesi con questa modalità attraverso la piattaforma online Produzioni dal Basso.
Sebbene il film non sia privo di punti deboli – la sceneggiatura a volte perde di tenuta o è eccessivamente didascalica, alcuni indugi di regia su certi dettagli si dimostrano superflui – è sicuramente da premiare l’intento di voler realizzare un’opera sfaccettata, che nei contenuti affronta temi di attualità e nella forma comunica entusiasmo e voglia di fare. I protagonisti, alcuni alla prima apparizione sul grande schermo, si affiancano ad attori non professionisti in un affresco corale che, sebbene in alcuni momenti appaia ancora da rifinire, proprio per questo nell’insieme diventa fresco e spontaneo. La pellicola è in tour da gennaio in poche sale alla volta, ma toccherà tutto il territorio nazionale nell’arco di 18 mesi. A Torino la proiezione è stata prolungata a sorpresa fino al 26 marzo grazie ai circa 2.500 ingressi realizzati solamente nella prima settimana di programmazione. Sul sito tutte le date aggiornate informano sulla distribuzione di un film che, come afferma lo stesso cast, vive di passaparola. Se vi è piaciuto, segnalatelo a un amico.
Daniela Falchero